Selected Ambient Works 85-92
ARTISTA: Aphex Twin
GENERE: Strumentale, Ambient-Techno
DURATA: 13 canzoni, 1h 14min
DATA: 10 Febbraio 1992
E’ l’inizio degli anni ‘90, e la musica contemporanea sta per cambiare, grazie all’avvento della musica elettronica. E’ proprio in questi anni che si diffondono il gusto per suddetto genere e la cultura techno in Europa.
In questo panorama musicale emerge Aphex Twin, ragazzo irlandese, che nel 1992 pubblica Selected Ambient Works 85-92, un vero e proprio manifesto della musica elettronica, che cambia le carte in regola per tutti i generi musicali. Saranno infatti molteplici gli artisti che verranno influenzati dalla poliedricità del giovane artista.
Selected Ambient Works è un progetto sì ambient, ma fortemente influenzato da tutti i generi dell’elettronica, principalmente la techno, soprattutto in brani come Green Calx. Troviamo anche pezzi più influenzati dalla drum n’ bass, come Heliospan, o altri con caratteristiche tipiche della deep-house, per esempio Ptolemy e Pulsewidth. In questo miscuglio di influenze e microgeneri, restano preponderanti le vere e proprie sezioni d’ambiente, come Xtal o Tha.
Questo manifesto sotto forma di musica è figlio di anni di ricerca strumentale (infatti, come scritto nel titolo, si tratta di un progetto composto nell’arco di 7 anni), che spaziano principalmente dalla cultura rave, fino ai meandri della musica psichedelica e d’ambiente di Brian Eno, dando vita alla prima rivoluzione dell’elettronica.
Tra i 13 brani dell’album si possono trovare dei punti comuni tra ogni traccia: il frequente utilizzo di suoni acidi ed eterei, accompanati da leggeri sintetizzatori vintage e drum machine soffuse. Nell’album troviamo dei forti rimandi alla musica da discoteca, che viene però spogliata della sua pesantezza e potenza, lasciando quella che potremmo definire la vera e propria anima della musica ambient-techno. La musica di Aphex Twin sotto certi aspetti assume un aspetto quasi metafisico.
Selected Ambient Works è sicuramente uno dei game-changer del panorama musica odierno, e anche a distanza di 30 anni si mostra interessante e piacevole.
MEGA
AUTORE: Blank Banshee
GENERE: Vaporwave
DURATA: 15 canzoni, 32 min 39 sec
DATA: 10 Ottobre 2016
La cultura di quest’epoca si è sviluppata formando tante correnti di pensiero; fra queste quella che forse si è affermata di più è la Vaporwave: questa avanguardia si presenta come un accostamento di nuove e vecchie tecnologie, arte greca classica e artworks giapponesi.
Il movimento spicca oltre che per la sua estetica grazie all’unicità delle canzoni degli artisti che ne fanno parte; il primo fra tutti è sicuramente il canadese Blank Banshee, artista misterioso che si cela sempre dietro ad una maschera. Uno dei suoi capolavori è senz’altro MEGA, album prettamente strumentale capace di creare con melodie atipiche, mondi mai visti prima. Durante l’ascolto non vi è una singola traccia uguale, tutto sembra mutare in continuazione, riuscendo però a creare un senso di continuità tra una traccia ed un’altra.
In questo flusso di suoni si riescono ad afferrare alcune parole, delle brevi frasi che ricomposte prendono la forma di poesie che riescono a raccontare una storia, seppur confusa: sembra che l’ascoltatore abbia trovato un meteorite dal cui proveniva una frequenza, che una volta convertita in suono avrebbe dato vita all’album stesso.
L’unicità e la fruibilità rendono quest’opera un viaggio irripetibile e difficile da spiegare, poiché non esistono ancora parole che riescano a descrivere qualcosa di così futuristico.
Necessario l’ascolto per chiunque voglia scoprire il mondo della Vaporwave.
IRA
AUTORE: iosonouncane
DURATA: 17 canzoni 1h 49 min
DATA: 14 Maggio 2021
GENERE: Dark Ambient
Iosonouncane, pseudonimo di Jacopo Incani, è un compositore italiano. Lo chiamo compositore, appellativo che viene solitamente usato per artisti come Mozart, Giuseppe Verdi o Beethoven perché il suo ultimo album, IRA, è l’opera, tra quelle che io abbia mai ascoltato che, concettualmente, più si avvicina alla musica classica, pur essendo completamente diversa a livello melodico. Il messaggio che l’artista vuole lasciare non è palese e semplice da comprendere, l’ascoltatore deve invece sentire le emozioni e le sensazioni che ogni canzone scaturisce dentro di lui e iniziare a costruire da quelle l’immagine che l’artista vuole farci arrivare. IRA inizialmente ci fa percepire un senso di piccolezza in confronto alla grandezza dell’opera, come quando ci troviamo davanti a un gigantesco monumento. Una componente importante quanto ambigua è la voce, questa infatti canta in lingue diverse allo stesso momento: inglese, francese, spagnolo e arabo creando qualcosa di incomprensibile e pragmatico e trasformando la componente vocale in un qualcosa che potrebbe sembrare più simile ad uno strumento musicale. Allo stesso tempo questa “non lingua” non indica una sfiducia nel linguaggio, che in un modo mai visto prima fornisce un valore grandissimo ad ogni singola parola. Le canzoni sono molto diverse tra loro ma riescono a creare comunque un insieme omogeneo ed armonioso, tenuto insieme da un senso perenne di teatralità, oppressione e dramma, l’opera ci da l’idea di un viaggio solitario, che viene compiuto in luoghi misteriosi e sconosciuti, molto diversi tra loro, ce lo fa già intuire il linguaggio della voce, appunto costituito da vocaboli di più lingue.
La melodia e gli strumenti utilizzati sono importanti quanto il cantato nel rappresentare le vicende descritte nell’album infatti i riverberi, la saturazione e stratificazione delle voci, la profondità dei timpani e delle basse frequenze: tutto contribuisce a delineare il racconto.
Gli strumenti usati sono tanti: batteria, percussioni della Guinea, mellotron, organo, pianoforte verticale, chitarre (classica, acustica ed elettrica), svariati sintetizzatori, sequencer, campionatori e ben sette voci. Interessante la scelta della cover in cui, da una parte Iosonouncane si nasconde con un bianco e nero sfuocato, dall’altra si mette a nudo.
In sostanza IRA è un viaggio, sia per l’ascoltatore che per il compositore stesso, da una parte all’interno di se stessi e del proprio animo e dall’altra in un mondo sconosciuto e misterioso.
Personalmente lo ritengo progetto estemporaneo ed avanguardistico, che potrebbe essere ascoltato tra cento anni e sarebbe comunque considerato estremamente singolare ed unico nel suo genere. Di sicuro è un’opera estremamente complessa, che non può essere compresa al primo ascolto, ma di certo la consiglio a chiunque voglia fare un’esperienza unica nel suo genere.
I recensori musicali: Filippo Carmeni, Samuele Argento, Alessandro Ferri