Qualcosa sta cambiando – Un proposito per il 2023 –

Avete già infranto i vostri buoni propositi?

Poco più di una settimana fa, davanti a un bicchiere di spumante, ci siamo detti che quest’anno avremmo iniziato la dieta, che avremmo studiato di più, che avremmo diminuito il tempo che passiamo sui social, che avremmo letto quel libro che abbiamo sul comodino da quando lo zio Pino ce lo ha regalato mille anni fa. Si sa, i buoni propositi si chiamano propositi, e non promesse, proprio per la loro tendenza a non avverarsi; è vero, non saremo meno belli con quei chili in più, non verremo bocciati per un singolo quattro in matematica e non ci salveremo i neuroni guardando cinque minuti in meno il telefono.

Ci sono situazioni, però, in cui un piccolo proposito potrebbe realmente portare ad un cambiamento.

Pensate se le donne iraniane non si ripromettessero ogni mattina di lottare in nome di tutte quelle che non possono più farlo, se pensassero che tanto togliersi il velo a scuola non cambierebbe le cose, se smettessero di sperare perché da sole non possono fare la differenza. Il regime repressivo iraniano sta provando a convincerle che i loro propositi sono irrisori ed è proprio per evitarlo che, anche noi, dobbiamo fare la nostra parte: tocca a noi che non rischiamo la pena di morte perché mostriamo una ciocca di capelli, tocca a noi che abbiamo ancora accesso alle università, tocca a noi, che abbiamo la stessa natura ma non gli stessi diritti, continuare a denunciare quel sistema così da non far spegnere le speranze per cui si battono. 

Pensate ora a quei giornalisti che prima di uscire di casa devono avvertire la scorta. Il loro proposito è stata la verità e ora ne pagano le conseguenze. Se tutti avessimo come principio il loro proposito, tutte quelle organizzazioni criminali fondate sull’omertà smetterebbero di esistere: niente più sparatorie dal motorino, niente più lettere di minacce, niente più negozi dati alle fiamme per un’estorsione fallita. 

Pensate a tutte le denunce per violenze domestiche, stupri, stalking, mobbing. Quelle denunce sono propositi di una vita migliore, di una vita più libera e felice, di una vita non più dettata dalla paura di camminare da sole la notte. Se solo anche i giudici e le autorità competenti prendessero sul serio questi propositi forse oggi avremmo meno donne ammazzate perché il compagno non poteva accettare la fine di una storia e meno bambini senza mamma. 

Pensate se Marsha P. Johnson non avesse lottato per far riconoscere la sua arte, quella delle drag queen, e la sua identità. Forse oggi vedere Harry Styles indossare una gonna metterebbe fine alla sua carriera e gli assalti agli spettacoli drag verrebbero giustificati senza scalpore; forse non ci saremmo mai chiesti quanti generi esistono al mondo e ci saremmo rassegnati ad etichettare come diversi chi non si identifica pienamente con il genere con cui è nato; forse i suicidi (per mancanza di riconoscimento del proprio genere) e le morti ( per la violenza dovuta all’ignoranza su questi temi) sarebbero ancora maggiori rispetto ai numeri impressionanti di oggi.

Pensate come sarebbero le vite di tutti i bambini meno fortunati se associazioni come Telethon, La lega del filo d’oro, Unicef e La fabbrica del sorriso non si fossero detti, un 31 dicembre: “l’anno prossimo non vogliamo che le malattie rare siano motivo di sofferenza”. Pensate a tutte le persone in difficoltà,  per colpa di una guerra, di una discriminazione razziale o di genere, di una lettera di licenziamento, di un regime totalitario soffocante, di un disturbo psicologico e a come un piccolo proposito possa cambiare la loro vita. Un sorriso, un abbraccio, una manifestazione, una stretta di mano, una donazione, un alloggio, una parola.

Mi rivolgo a tutti voi che pensate che i propositi siano destinati ad infrangersi: scegliete il vostro buon proposito ogni mattina, non solo a capodanno, e non fatevi dire da nessuno che non sarete voi a fare la differenza, perché qualcosa sta davvero cambiando.

Di Cleo Cantù

Foto di M. Borelli dal sito Dreamy_moons

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