dieci secondi

Aspettavo alla fermata un autobus che mi scortasse verso casa e, come niente fosse, un carro funebre mi ha sfiorata. 

E la morte che serena ha sfilato sulla strada, mi ha ricordato che presto o tardi le cesoie di Atropo sceglieranno me. Ma anche oggi quel morto non ero io, e anche oggi non so dire se sia un bene o un male, perché ancora non so distinguerli… ma anche oggi mi chiedo quando e come toccherà a me. Magari domani, chissà, o magari giovedì prossimo, o tra un mese, un anno, o magari mancano solo poche ore al mio “Addio, è stato bello”, pochi minuti all’ultimo respiro, pochi secondi all’eterno congelarsi del mio corpo. 

E potrei inchinarmi davanti a Dio, potrei chiedere a un veggente, potrei tradire il sole e umiliarmi davanti alle poche stelle trapuntate nel cielo; potrei questo e potrei altro se cercassi una risposta, ma risposta in nessun modo troverei. E mi compiaccio piuttosto della vita, del suo sale, della vaga contentezza di questo anno quasi passato. E ogni anno un anno muore e noi festeggiamo, con ancora addosso l’affanno del contare i secondi che gli restano di vita.

dieci – le persone che mi hanno sorriso, fatta sorridere –
nove – i viaggi, il tempo passato a programmarli –
otto – i fiori raccolti –
sette – quel libro, il suo lancinante dolore –
sei – le parole, le poesie –
cinque – le albe e i tramonti –
quattro – i pianti –
tre – i temporali –
due – le strade, di nuovo piene di gente, da qualche parte ricoperte di neve –
uno – il sole, che presto tornerà –

Celebreremo in tutto il mondo questa morte, uno dopo l’altro, e balleremo assuefatti dalle reminiscenze dell’anno passato.
Celebreremo l’aver vissuto, l’essere stati vissuti, accogliendo a braccia aperte una nuova vita, che tra un anno morirà. Perché se di anno in anno un nuovo anno “passa a miglio vita”, la più lodevole forma di rispetto sta nel saper di averlo vissuto. Perché gli anni, mere suddivisioni dell’eternità del tempo, misurano i respiri concessi a ognuno di noi per vivere qui, e decedono così rapidi che se chiudi gli occhi per dieci secondi è già domani, e se li chiudi per troppo tempo non sei più qui.

Come un vecchio amico che ci ha voluto male e bene, con cui abbiamo riso e litigato, porteremo al nostro anno fiori bianchi sulla bara e canteremo lui preghiere di buona morte, e canteremo a noi preghiere di buona vita.

Testo e foto, Martina Alberici 5E // scirxppo

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