Non lo faresti mai ma… Una campagna per sensibilizzare contro la violenza

Questa è uno degli slogan creati dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Reggio Emilia unendo da una parte i pensieri degli uomini che si rendono conto di avere comportamenti tossici nei confronti delle loro compagne e dall’altra i pensieri di queste donne, vittime dei comportamenti tossici.

Questa affermazione rivela che la violenza non è solo un atto fisico ma può essere benissimo una parola o un’azione volta a ferire e a controllare. 

In questo caso particolare anche il controllo del cellulare rappresenta una violenza poiché è un mezzo per uno dei due partner di sottoporre l’altro a una forma di controllo continua.

Personalmente penso che quando si verifica un caso come questo l’amore all’interno della coppia è già lentamente svanito lasciando al suo posto gelosia e mancanza di fiducia, da qui poi ha origine la necessità di controllo. Il controllo del telefono è uno dei primi segnali che ci dicono che una persona vuole in qualche modo controllare e avere potere sulla nostra vita. Questa avvisaglia però non va mai giustificata pensando “magari è solo curios* o preoccupat* per me”. Non va mai giustificata ma spesso purtroppo succede poiché secondo me la vittima in certi casi cerca di trovare un lato positivo a qualunque cosa pur di non mettere fine ad un legame, spesso (e purtroppo) non rendendosi conto che così le cose potrebbero peggiorare e basta, in un circolo vizioso

Gaia Schianchi 

 

Lo slogan “Non aggrediresti mai la persona che ami, ma le controlli  il cellulare” è un monito per prevenire la violenza sulle donne, ed è rivolto sia alle donne, che leggendolo potrebbero rendersi conto di essere vittima di queste micro aggressioni, che agli uomini, che potrebbero accorgersi di avere comportamenti violenti.

Al giorno d’oggi purtroppo, il tema della violenza sulle donne continua ad essere molto attuale, con più di cento vittime ogni anno, possiamo dire che ogni 3 giorni  una donna è vittima di femminicidio.

Se non si interviene in tempi brevi la violenza psicologica può , a lungo andare, trasformarsi in violenza fisica, e nei casi peggiori, se la donna è troppo spaventata per trovare la forza di chiedere aiuto, in un caso di femminicidio.

Proprio per questo è importante investire in attività di informazione e sensibilizzazione, per far sì che diventi sempre più facile riconoscere i segni di un comportamento violento, sia per che ne è vittima, che per chiunque altro, perché, anche se a volte il concetto di violenza sulle donne sembra così lontano, non possiamo mai sapere cosa succede dietro alle porte chiuse di appartamenti apparentemente tranquilli. 

Anna Morini 

 

Questo slogan fa riflettere su come percepiamo la violenza in una relazione. La comparazione tra la violenza fisica e il controllo del cellulare mette in luce una contraddizione che spesso passa inosservata nella nostra società, che tende a sottovalutare l’impatto della violenza psicologica.

Mentre ci sforziamo per evitare danni fisici alle persone a cui siamo legati, il controllo del cellulare si presenta come una forma più sottile, ma altrettanto dannosa, di invasione della privacy. Questa pratica mina la fiducia e l’autonomia del partner, creando tensioni nella relazione. Si tratta di una mancanza di rispetto per la sfera personale dell’altro, che mette in pericolo la base stessa di una relazione sana.

Affrontare queste dinamiche richiede una riflessione critica sulle nostre convinzioni e comportamenti. Lo sviluppo di relazioni basate sulla comunicazione aperta, fiducia e rispetto reciproco è essenziale per creare un ambiente relazionale sicuro. Solo abbracciando la complessità delle relazioni e respingendo qualsiasi forma di controllo possiamo sperare di costruire connessioni autentiche e durature.

È importante promuovere una cultura che riconosca la violenza psicologica come un problema serio e che enfatizzi l’importanza di valori come la consapevolezza, il rispetto e la fiducia reciproca. Educare le persone su queste dinamiche dannose è fondamentale per creare una società in cui le relazioni siano basate su fondamenta solide, costruite attraverso il dialogo e la comprensione reciproca. Solo così possiamo sperare di costruire relazioni autentiche e rispettose, evitando qualsiasi forma di controllo e violenza.

Mario Monga 

 

Il  confine tra gelosia e  controllo sulla persona che si ama può essere facile da superare. 

Il controllo del cellulare va a danneggiare la privacy e l’autonomia della persona e questo comportamento può portare come conseguenza un clima di paura e insicurezza oltre ad influenzare negativamente la salute mentale e l’autostima della vittima.

In Italia, secondo i dati Istat, abbiamo un numero di casi a dir poco spaventoso ovvero che il 31,5% delle donne con età compresa tra i 16 e i 70 anni hanno subito nel corso della propria vita almeno una forma di violenza fisica o sessuale.

In Europa la situazione non è delle migliori perché, a differenza di quello che si può pensare, l’Italia si trova tra i paesi con il minor numero di casi per 100mila abitanti secondo Eurostat.

Samuel Ronchini 

 

Nel corso degli ultimi anni il cellulare è diventato sempre di più un luogo dove teniamo i nostri segreti più grandi, e con il quale gestiamo amicizie e relazioni. Ci permette di trasmettere informazioni nel modo più veloce possibile, di condividere in un secondo una fotografia a tutto il mondo; tutto questo spesso spaventa alcuni uomini che violano la privacy delle loro compagne, andando a controllare il loro cellulare fino all’ultima app per scoprire eventuali tradimenti. 

Controllare il telefono del proprio partner è una privazione della sua libertà o un’aggressione alla sua privacy. Questo comportamento, ancora socialmente accettato è in realtà sintomo di una relazione tossica e pericolosa. In conclusione controllare il telefono è un’aggressione al proprio partner.

Filippo Riccò 

 

L’affermazione iniziale, “non aggrediresti mai la persona che ami,” suggerisce una premessa positiva e rispettosa, sottolineando la nozione di amore e la sua incompatibilità con la violenza fisica o verbale. Tuttavia, l’aggiunta “ma le controlli il cellulare” introduce un elemento di contraddizione e invasione della privacy. In sintesi, la frase riflette una dicotomia tra l’amore e il controllo. Mentre l’amore è basato sulla fiducia e sulla comprensione, il controllo del cellulare rappresenta un comportamento dannoso che può minare la salute delle relazioni. Promuovere la comunicazione aperta e il rispetto reciproco è cruciale per costruire legami sani e duraturi.

Luca Paparo 

 

 

Riflettendo su quello che queste due frasi ci dicono, mi viene da pensare che più di una violenza fisica, questa si tratti di una violenza dal punto di vista psicologico. Questo perché l’azione compiuta va a ledere le sicurezze che una persona ha. In primis la privacy, che in questo modo viene completamente negata. Questo atto danneggia la sicurezza e l’autostima di chi si sente controllato.  Inoltre questo atto molto grave riduce le persone ad oggetti e a proprietà. Ed è proprio qui l’aspetto  più grave che può portare a problemi dal punto di vista psicologico, ad esempio la depressione.

Sebastiano Ravazzoni

 

“Non picchieresti mai la persona che ami, ma le dici di stare zitta”

Ritengo che la frase che porta questo manifesto sia molto efficace; se ami veramente una persona ovviamente non le dovresti mai farle del male, ma non è solo il dolore fisico a piantare semi di pericolo in una relazione. 

Se pensi di avere il diritto di dire alla persona che ami che deve stare zitta, allora vuol dire che l’opinione di tale persona non è per te di alcun interesse, e che non hai bisogno di nessun tipo di consiglio su qualsiasi sia l’argomento di cui parli.

Vuol dire inoltre che le neghi completamente ogni possibilità di dialogo, che ritengo sia fondamentale per una relazione sana, affinché ogni persona possa amare e essere amata sinceramente e senza paura.

Credo infatti  che il dialogo sia una parte fondante dell’intera vita di ogni essere umano, non solo all’interno di una relazione, e impedendo a una persona di esprimersi, le si rende più difficile interagire interagire con altri

Chiudersi nella falsità di un rapporto infelice a causa dell’incapacità di chiedere aiuto.

Questi sono i danni provocati da una semplice frase di due parole che ognuno di noi è capace di dire, e che può sembrare un semplice intercalare in una discussione tra amici. In realtà si tratta di un’arma  letale quanto ogni lama o una pistola: “Stai zitta.”

Alessio Uccellatore 

 

Ho sempre pensato che essere coinvolti in una relazione tossica sia un qualcosa di molto remoto da me. Qualcosa che non avrei mai vissuto nella mia vita e che nessuno intorno a me avrebbe mai vissuto. Inutile dire che mi sono smentita da sola.

L’anno scorso stavo insieme ad una persona con la quale non ha funzionato, ma avevamo comunque deciso di rimanere amici. Ben presto mi sono resa conto che quella non era una relazione, ma nemmeno un’amicizia sana. Ci ho messo tanto tempo per capirlo, e mi ritengo fortunata di averla riconosciuta in tempo e di essermi allontanata completamente da lui. Questo per dire che è difficile riconoscere, ma addirittura allontanarsi da una relazione tossica e molte persone subiscono ciò senza neanche rendersene conto. O se lo fanno è già troppo tardi.

A volte neanche chi fa la violenza non se ne accorge e succede sempre gradualmente. Si inizia con poco, per esempio ti dice che non vi sentite abbastanza, per diventare più controllante e chiederti dove sei e con chi, per poi passare ai litigi pesanti in cui si dice all’altra persona di stare zitta, e dopo i litigi riappacificarsi dicendosi che non ci si farebbe mai del male a vicenda, come se niente fosse successo. Non importa cosa fai o dici e quanto è grave, ciò che importa è che il controllo non esprime mai niente di buono. Quindi ragazzi e ragazze, state attenti e ragionate sempre e solo con la vostra testa e non lasciatevi manipolare da questi soggetti. Tenete gli occhi aperti.

Chiara Tosiani 

 

La violenza sulle donne è una triste realtà che persiste in molte parti del mondo, e rappresenta una violazione fondamentale dei diritti umani. Questo fenomeno complesso e diffuso non conosce confini di età, classe sociale o cultura.

La violenza sulle donne si manifesta in molteplici forme, non solo nella violenza fisica, ma con abusi verbali, psicologici e forme di controllo economico.  A questo proposito il Comune di Reggio Emilia ha realizzato alcuni manifesti. Uno di questi cita la frase “non picchieresti mai la persona che ami, ma le dici di stare zitta”.Questo comportamento, ridurre una persona al silenzio, è  altrettanto devastante quanto la violenza fisica.

Obbligare  qualcuno a tacere non è solo un modo di limitare la libertà di espressione, ma è anche un tentativo di esercitare il controllo sulla sua vita. Questo tipo di comportamento contribuisce a creare un ambiente tossico, dove la vittima può sentirsi intrappolata e incapace di difendersi. È importante quindi comprendere che la violenza assume molte forme, non solo i segni visibili di aggressione.

Credo quindi che per affrontare la violenza sulle donne, dobbiamo riconoscere e respingere sia la violenza fisica che quella verbale; e anche se é molto difficile dare fine ad un fenomeno mondiale bisognerebbe iniziare dalla propria vita promuovendo il rispetto reciproco e l’uguaglianza di genere, educando alla consapevolezza degli effetti dannosi delle parole. Le relazioni  devono essere basate in ogni contesto sulla gentilezza e sulla comprensione.

Noemi Zanichelli 

 

Questo slogan afferma che non esiste solo la violenza fisica, ma esiste anche quella psicologica, altrettanto pericolosa. La maggior parte delle volte, quando sentiamo questa parola “violenza” ci vengono subito alla mente immagini di pugni, risse, sangue. Ma una persona si può ferire anche in altri modi.

Chi  si sente sotto continuo controllo, può arrivare al punto di avere paura di parlare, di decidere di porre fine alla sua vita.Quella non è una relazione, è un rapporto tra un superiore e un inferiore, tra padrone e schiavo.U rapporto sentimentale crea una relazione tra due persone. Entrambi gli individui sono chiamati a mettersi in gioco per mantenere l’equilibrio del rapporto. Questo non significa cambiare l’altro o portarlo a fare quello che si vuole contro la sua volontà, ma fare un passo  verso il compagno, cedere per una volta, rendersi aperti a critiche e alla possibilità di cambiare. Una relazione unidirezionale non potrebbe mai funzionare, noi siamo incompleti, da soli non possiamo dare il nostro meglio. Sentiremmo sempre un vuoto dentro. È con la persona che ci ama, che ci ha scelto, che potremo davvero vivere la vita nel modo migliore.  Non faresti mai del male a una persona che ami davvero.

Stefano Sirocchi 

 

Mi sono fermato a riflettere sulle relazioni e sulla comunicazione. Questa frase ci ricorda che l’amore dovrebbe essere un luogo sicuro, dove ci si rispetta e ci si ama reciprocamente. Non dovremmo mai usare la violenza fisica, ma dovremmo anche fare attenzione alle parole che usiamo. Le parole possono ferire psicologicamente quindi è importante parlare in modo rispettoso anche quando siamo arrabbiati. 

Lo slogan mi ha anche fatto pensare alle dinamiche di potere nelle relazioni. Quando diciamo a qualcuno di “stare zitto,” stiamo cercando di controllarlo. Questo è sbagliato e può danneggiare la fiducia tra le persone. Dovremmo invece cercare di ascoltare e rispettare le opinioni degli altri, anche se sono diverse dalle nostre. In poche parole, questa frase mi fa pensare che nelle relazioni l’amore dovrebbe essere un posto sicuro, senza violenza fisica o parole cattive. Dovremmo ascoltarci a vicenda, rispettarci e accettare le differenze e le opinioni altrui. 

Nicolò Zanrè 

 

“Non uccideresti mai la persona che ami, ma fai del suo corpo quello che vuoi

Giulia Cecchettin, ventidue anni, uccisa dall’ex fidanzato, Oriana Brunelli, settant’anni, uccisa dall’ex amante, Vanessa Balkan, ventisette anni, uccisa da un uomo con cui aveva avuto una breve relazione: sono solo tre dei 103 femminicidi di avvenuti in Italia nel 2023 e a cui si aggiungono le centinaia di vittime degli anni precedenti. 

Queste donne, prima di subire l’atto estremo dell’omicidio, sono state probabilmente vittime di comportamenti violenti e offensivi che possono essere definiti come “campanelli d’allarme” e costituiti da forme di violenza sia psicologica che fisica. 

Nel secondo caso, in particolare, le conseguenze possono essere indelebili e compromettere la salute e la dignità della donna il cui corpo è considerato un semplice oggetto o strumento di sfogo. Questo tipo di maltrattamento può manifestarsi attraverso colpi, lesioni, strangolamenti o l’obbligo a compiere determinate azioni senza essere consenzienti. 

Un film che mi ha colpito particolarmente e che affronta questo tema è “C’è ancora domani”, all’interno del quale la protagonista e regista Paola Cortellesi interpreta il ruolo di una donna costretta a subire violenza fisica dal marito che utilizza il suo corpo come “capro espiatorio” per la sua rabbia ingiustificata. È interessante osservare come sia difficile per la donna accettare di star subendo un’offesa intollerabile, denunciarla e, successivamente, cercare di uscire da quella situazione senza causare danni a sé stessa e ai suoi figli.

Le donne che subiscono abusi fisici possono infatti trovarsi intrappolate in una spirale di paura, dipendenza economica o minacce che rendono difficile per loro allontanarsi dal ciclo di violenza. Per questo è importante riconoscere i “campanelli d’allarme” e agire di conseguenza, riconoscendo e denunciando l’abuso. 

Viola Copelli 

 

 

 

“Igor Moser ha ucciso a coltellate la compagna 38enne,, e poi con l’auto è andato in un casolare di sua proprietà dove si è tolto la vita impiccandosi. Ester Palmieri e Igor Moser si stavano separando e, secondo quanto si è appreso, vivevano già in abitazioni separate. La coppia aveva tre bambini di età compresa tra i cinque e i dieci anni.

Secondo quanto trapela, l’uomo non avrebbe accettato la separazione e, al culmine dell’ennesimo litigio, avrebbe ucciso la compagna.” Il Fatto Quotidiano, 11 gennaio 2024

Leggendo questi casi di cronaca mi stupisce che ancora oggi, in un mondo civilizzato e acculturato come il nostro, possano verificarsi omicidi legati a sentimenti, i quali potrebbero essere controllati senza sfociare in atti così violenti, criminali e irreparabili come i femminicidi. Ciò dimostra una debolezza maschile nel controllo delle proprie azioni e delle proprie emozioni. 

Davide Ceci 

 

 

La prima parte della volantino riporta una di quelle frasi dette quasi come scusa da alcuni uomini che rifiutano di vedere la violenza che stanno facendo alla donna che dicono di amare ma nella seconda metà, troviamo delle verità che spesso si celano dietro a questi rapporti tossici, che a volte conducono alla tragedia.

“… ma fai del suo corpo quello che vuoi”, una maniera per un uomo di asserire la propria dominanza verso quella che considera la SUA donna, una maniera di impedirle di scegliere,  di farla sentire debole ed impotente e di illuderla che è inutile provare a liberarsi dalla morsa di quella relazione convincendola che tanto  tanto a poter decidere non è lei.

Questo è ciò che si cela dietro false giustificazioni come quelle presentate nella prima metà di questi volantini, frasi probabilmente dette da qualche uomo violento che, regolarmente, avrà agito in maniera opposta a quanto sosteneva nelle sue scuse.

Nel leggere e nel sentire la storia di  questi piccoli poster ho avuto piacere di scoprire che a scrivere queste frasi sono stati uomini che si sono resi conto di ciò che stavano facendo e hanno deciso di lavorare con personale specializzato con il fine di cambiare il proprio atteggiamento sbagliato, questo mi fa pensare e sperare che, alla fine del tunnel, ci sia davvero una luce e che, se ci si impegna a prevenire, piuttosto che a curare, prima o poi un miglioramento si otterrà.

Sebastiano Benassi 

 

In generale i manifesti vogliono far passare il messaggio che ogni uomo dice che non commetterebbe mai atti atroci come uccidere o aggredire la propria compagna (come è NORMALE che sia), ma spesso molti di quelli che dicono questo commettono atti che sembrano meno gravi, ma comunque ugualmente pericolosi, come per esempio controllarle il cellulare o fare del suo corpo ciò che si vuole.

Purtroppo in giro per il mondo ci sono molti uomini che vedono le proprie mogli come degli oggetti sessuali oppure semplicemente come un passatempo, e questo gli fa credere che hanno il diritto di fare del loro corpo ciò che vogliono, e io non li considero neanche uomini.

Il controllo ossessivo può portare al femminicidio, è come un sotto step, perchè se un uomo ha una certa mentalità, potrebbe non capire quando fermarsi, soprattutto durante i litigi e in generale momenti di rabbia. 

Matteo Cantore

 

 

“Non uccideresti mai la persona che ami” è una frase usata spesso come scusante per gli uomini che si rifiutano di riconoscere i comportamenti violenti che hanno nei confronti della donna che amano, e che quindi non si rendono conto della predominanza che vogliono imporre all’interno della relazione su una “cosa” che ritengono “propria”.

Quello che deve essere fatto, oltre a punire i colpevoli, è educare al rispetto della persona, occorre far capire che donne e uomini hanno gli stessi diritti e nessun uomo può privare una donna di un diritto inviolabile e privarla della libertà con la violenza. Inoltre è anche  molto importante secondo me rivalutare il ruolo della donna nella società e abbattere gli stereotipi: “la donna è fatta per stare in casa ed è l’uomo a prendere decisioni in famiglia”. 

Queste sono affermazioni che non sono tollerabili e tanto meno adatte alla nostra società contemporanea, andrebbero superate perché ormai ci troviamo in un mondo nuovo e la donna non può essere considerata di fatto un essere umano con meno diritti. 

È naturale che in una relazione si possano avere idee differenti a proposito di alcune tematiche, ma tutto ciò deve essere risolto con la discussione, tramite parole, RISPETTANDOSI reciprocamente.

Anna Colla 

 

Ho riflettuto molto sullo slogan tratto dalla campagna contro la violenza contro le donne dell’Assessorato alle Pari Opportunità di Reggio Emilia, tutti sono bravi a dire che non torcerebbero mai un capello al proprio partner e che lo o la proteggerebbero da ogni male. Nella realtà dei fatti sta nel buon senso di ognuno di noi, che nel suo piccolo si deve sentire responsabile di ogni cosa che fa alla proprio partner.

Sebastiano Chiussi

 

Questa frase  è potente e suscita riflessioni profonde, solleva questioni cruciali riguardo al rispetto e  alla dignità umana.

Innanzitutto, mette in luce la necessità di riconoscere l‘importanza del consenso in ogni aspetto delle relazioni umane, specialmente in ambito sessuale. Il rispetto per l’autonomia e l’integrità dell’altro deve essere al centro di ogni interazione. La frase richiama alla responsabilità individuale nell’assicurare che ogni atto sia consensuale e rispettoso.

Al contempo, la frase evidenzia anche le sfide legate alla violenza di genere e al controllo sul corpo delle donne. Rappresenta un grido contro la violazione dei diritti personali e contro il patriarcato che spesso perpetua atteggiamenti dannosi. È un richiamo all’uguaglianza di genere e alla necessità di sfidare le norme culturali che possono favorire comportamenti di abuso. 

Inoltre, la frase sottolinea l’importanza di un dialogo aperto sulla sessualità e sulle dinamiche relazionali. 

In conclusione, il manifesto mi ha spinto a riflettere sulla necessità di promuovere il rispetto, il consenso e l’uguaglianza di genere. È un richiamo a una società in cui ogni individuo possa vivere libera da violenza e in cui le relazioni siano basate sulla comprensione reciproca, il rispetto e la consapevolezza delle dinamiche di potere.

Alessandro Allegri 

 

“Non minacceresti mai la persona che ami, ma le dici quanto può spendere

 

Lo slogan mi sembra sia una vera e propria contraddizione: imporre a una persona una cifra massima che può spendere è una minaccia a tutti gli effetti, anche se piuttosto velata.

Un buon numero di uomini che commettono molestie infatti ne sono in parte inconsapevoli visto che anche solo controllare il telefono o imporre degli obblighi come una spesa massima o non uscire vestiti in un certo modo può essere considerato reato.

Secondo me imporre degli obblighi ad una persona è equivalente a toglierle la possibilità di decisione e quindi la libertà, cosa che ormai, almeno in Italia, è un diritto stabilito dalla legge.

Inoltre penso che limitare le spese di una donna sia un insulto, oltre che a lei, anche al lavoro che svolge tutti i giorni, come se una persona che porta a casa uno stipendio non potesse spendere i soldi che guadagna, è una situazione abbastanza paradossale a mio vedere.

Leonardo Dilda 

 

La frase “non minacceresti mai la persona che ami, ma le dici quanto può spendere” presenta due azioni. La prima, “non minacceresti mai la persona che ami”, è ritenuta sbagliata da chiunque ed è condannata da tutti; la seconda, “ma le dici quanto può spendere”, può avere diverse interpretazioni. Mentre alcuni potrebbero considerarla una pratica normale, e persino una forma di responsabilità finanziaria, è essenziale notare che questa imposizione può essere una minaccia indiretta alla libertà dell’individuo.Coloro che giustificano la seconda azione potrebbero non rendersi conto che questa è strettamente legata alla   prima. In una relazione sana le regole della gestione economica devono essere condivise,  non devono essere imposti da un solo membro della coppia.

Tommaso  Gallani 

 

Questa frase mi ha fatto riflettere a fondo su quanto le cose materiali al giorno d’oggi siano importanti per le persone.

Io mi ritengo una persona molto attaccata ai miei oggetti e credo che non sia un difetto essere leggermente gelosi di questi, ma credo, (ancora non mi è capitato di sperimentare una relazione abbastanza approfondita da condividere i beni materiali) che per la persona che amo e per la quale sacrificherei tutto sarei disposto a fare qualsiasi cosa per renderla felice senza dare troppa importanza al denaro. .

Ovviamente parlo escludendo tutti i casi di acquisti folli, non permetterei mai di rovinare la mia condizione di vita in modo disastroso per comprare qualcosa di estremamente costoso.

Nel caso non si trattasse di beni monetari condivisi, ma personali, a mio parere non dovrebbero esserci mai problemi a lasciare la scelta di come gestirli alla persona stessa che li ha guadagnati.

Infine concludo dicendo che essendo nel periodo del consumismo e probabilmente anche più economicamente sviluppato nell’uomo si è creato un attaccamento molto radicato per i soldi che non trovo insensato, ma che per molti condiziona la maggior parte delle proprie scelte portando anche alla rovina i rapporti con le persone che si amano, da quelli con la famiglia a quelli delle relazioni amorose.

Michele Maestri 

 

Quante donne al mondo si sentono spesso dire dai propri mariti, compagni o fidanzati frasi del tipo “Dove vai vestita così?”, “Con chi esci?”, “Non puoi uscire senza il mio permesso”, “Non puoi spendere tanti soldi”. La risposta è una sola, milioni. 

Siamo nel 2024, e sì, purtoppo ancora molte donne sono vittime di violenza di qualsiasi genere da parte degli uomini. 

Ogni anno che passa, nonostante le continue campagne di sensibilizzazione poco o nulla cambia. Anzi, la situazione non fa che peggiorare. Ma cos’è, esattamente, ciò che porta gli uomini a minacciare e poi ad aggredire le donne? Per comprenderlo, partiamo col definire il significato della parola “violenza”. 

La parola violenza deriva dal latino “violentus” che, a sua volta, deriva dalla parola “vis”, ossia forza. Dunque, con questa parola, ci si riferisce all’abuso della forza fisica in maniera brutale e irrazionale, al fine di imporre la propria volontà e di costringere alla sottomissione una persona. 

Questo è esattamente ciò che fanno alcuni uomini, abusare della forza fisica al fine di imporre il proprio potere sulle donne. Si tratta di una cosa molto grave, ed è per questo che bisogna parlarne molto, affinché tutti si rendano conto della situazione che queste ultime stanno vivendo. 

A parer mio, l’attività di sensibilizzazione deve avere inizio prima nel nucleo famigliare, poi nelle scuole. È molto importante che avvenga in questi luoghi, in modo tale che bambini e ragazzi crescano con l’idea che ricorrere a questo genere di atti è sbagliato e che non siano loro quegli adulti che in futuro abuseranno di tale potere.

Irida Danga

 

La violenza sulle donne si presenta in molteplici sfaccettature, coinvolgendo aspetti fisici, psicologici, economici e sociali. La frase evidenzia una sottile forma di violenza economica, spesso sottovalutata ma altrettanto pericoloso. Il controllo delle spese da parte di un uomo non solo impone limiti finanziari, ma mina anche l’autostima, la libertà e la dignità della donna coinvolta, rendendola più vulnerabile ad altri tipi di abuso.

Questa dinamica contraddice il concetto di amore autentico, che dovrebbe essere basato su rispetto, fiducia e condivisione. Un vero amore sostiene e incoraggia la realizzazione personale della partner, permettendole di esprimere la propria personalità e gestire le proprie risorse.

La violenza sulle donne è un problema diffuso e grave che attraversa culture, classi sociali ed età. Per contrastarla efficacemente, è essenziale educare gli uomini al rispetto delle differenze, promuovere la parità di diritti e doveri, e incentivare la responsabilità delle proprie azioni. 

Allo stesso tempo, è importante sensibilizzare le donne affinché riconoscano e denuncino qualsiasi forma di violenza, non subendola in silenzio, ma rivendicando la propria autonomia e identità.

Leonardo Corradi 

 

Queste parole forti e concise riassumono, a mio parere, un concetto importante che molte persone faticano a comprendere a pieno. Un comportamento violento come picchiare , uccidere o, come in questo caso, minacciare, è spesso visto come totalmente fuori dall’ordinario, molti uomini non non penserebbero nemmeno a minacciare la loro compagna  ma il pensiero di controllare le sue spese, invece, non è così fuori dall’ordinario e può sembrare piuttosto comune.

Spesso però accade che un atto di violenza estrema, come la minaccia, è spesso preceduto da un’azione chiaramente meno pericolosa e apparentemente innocue, come il controllo delle spese.

Questo tipo di controllo però risulta altrettanto opprimente e limita la libertà di una persona. I casi che tuttora vediamo purtroppo al telegiornale, infatti hanno sono spesso preceduti da questi segnali: controllo, invadenza, desiderio di limitare la libertà. 

Diego Cremonesi 

 

Il primo appuntamento è l’inizio di tutto in una relazione: spesso l’uomo per conquistare la donna, paga la cena e offre regali. Ma con il passare del tempo tutto cambia, si iniziano a porre dei limiti, che prima non c’erano, quando l’amore era nella fase iniziale. 

“Non minacceresti mai una donna, ma le dici quanto può spendere”.

A volte non ci si rende neanche conto di quando si sta compiendo una minaccia, non ci si pensa perché colei che subisce, non ha il coraggio di parlare. In una relazione spesso si sente parlare di donne maltrattate dagli uomini, che non si rendono neanche conto di quello che stanno facendo e di quello a cui stanno andando incontro. Si pongono spesso dei limiti alla donna, privandola propria libertà, che può essere spendere liberamente quanto guadagna.

Tutti questi sono piccoli gesti, ma che allo stesso tempo significano tanto. 

Simone Grassi 

 

 

La classe 3E e la prof.ssa Pelosi hanno riflettuto sui cartelloni creati dal comune di Reggio Emilia in occasione della giornata contro la violenza sulle donne

 

Crediti 

Comune di Reggio Emilia – Assessorato alle Pari Opportunità 

Non una di meno https://nonunadimeno.wordpress.com/

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