LA CURA DELLA 1 E

 TRASFORMIAMO IL FUTURO. PER LA PACE. CON LA CURA                  

Cosa vuol dire veramente prendersi cura? Cos’è il benessere? Quali sono le conseguenze dei nostri gesti nei confronti degli altri? E nei confronti dell’ambiente?

Durante il mese di Febbraio la classe 1E del Liceo Bertolucci ha svolto un’attività sulla cura – nell’ambito del progetto  TRASFORMIAMO IL FUTURO. PER LA PACE. CON LA CURA  (Fondazione Perugia Assisi per la cultura della pace), promuovendo la ‘cultura della cura’ all’interno del liceo il 29 febbraio 2024 Giornata della Cura; inoltre ha partecipato a BEN-ESSERE IN NATURA-Percorsi di educazione alla biodiversità, all’agroecologia e alla sostenibilità, a cura dell’Associazione Parma sostenibile, con un percorso guidato presso il mercatino di Piazzale Pablo con degustazione  ( Progetto  MercaTiAmo) ed un successivo  incontro in classe.

Gli alunni e le alunne hanno provato a rispondere a queste domande, a mettere in pratica, grazie al Quaderno della cura, 11 esercizi fondamentali per prendersi cura di se stessi, degli altri e dell’ambiente: Fai attenzione, Agisci con rispetto, Prenditi la responsabilità, Ci devi essere, Ascolta, Cerca di comprendere, Senti con l’altro, Usa le parole che curano, Dona il tuo tempo, Agisci con generosità e Abbi coraggio.

Alcuni di questi ragazzi, durante un’intervista, ci hanno spiegato come questo progetto li ha aiutati a comprendere e a impegnarsi ulteriormente nel curare ciò che sta più a cuore, ma anche a prestare attenzione a chi è in difficoltà.. Molti di loro hanno capito che dare, ma anche ricevere, delle attenzioni comporta bellissime sensazioni e aiuta a intraprendere un cammino che porta a un obiettivo di cura che alla fine ci farà sentire importanti.

Alla fine del percorso la classe ha realizzato alcuni cartelloni per rappresentare i punti fondamentali della cura e condannare i gesti di incuria;i poster sono stati esposti all’entrata della scuola e, per diffondere ulteriormente la testimonianza, i ragazzi hanno deciso di andare nelle altre classi per spiegare il loro progetto e consegnare un sacchetto di biscotti, prodotti e confezionati da un gruppo di alunne,  in modo da convincere anche gli altri a svolgere azioni di cura.

Alberto R.

Questa esperienza è servita ai ragazzi per rispondere alla domanda che si sono posti inizialmente. Tutti hanno capito che prendersi cura vuol dire impegnarsi veramente per qualcosa di importante ed è bellissimo sapere che questo nostro impegno sarà utile a noi o ad altri, perchè ci farà capire che il nostro lavoro non sarà inutile. L’obiettivo principale di questo progetto, come dichiarato dalla professoressa Campanini, è sensibilizzare i ragazzi su questo tema in modo che anche in futuro possano compiere gesti di cura.

Francesco F.

DIRE, FARE, COMUNICARE LA CURA       

Il 29 febbraio 2024 per molti potrebbe essere stata una giornata come tante, ma non per la 1E, che ha vissuto a pieno la Giornata della cura ed ha cercato di coinvolgere il maggior numero possibile di studenti del Bertolucci, distribuendo biscotti fatti da alcune studentesse per dimostrare la bellezza di prendersi cura degli altri.

Alcuni studenti e studentesse hanno poi intervistato docenti, studenti…

Il professor Lanzi interpreta la cura degli altri come la capacità di mettersi da parte e di andare incontro a chi ci circonda nel momento del bisogno. E’ l’abilità di dare spazio al bene altrui nel campo della nostra vita, in cui non esistiamo solo noi, ma esistono anche altre persone.

La cura è paradossale: è quando ci dimentichiamo di noi stessi e andiamo incontro agli altri, quando ci dimentichiamo dei nostri desideri e dei nostri piaceri e ci predisponiamo a chi ha bisogno del nostro aiuto, che avviene il gesto di cura in sé; in quel momento si scopre la parte migliore della propria vita e si inizia a guadagnare se stessi. Sono i piccoli gesti che ti creano la gioia nell’anima– sostiene il professor Lanzi.

I gesti di cura non fanno guadagnare qualcosa, ma sono  esperienze che ti fanno crescere come persona, che ti fanno acquistare un cambiamento interiore necessario per sentirti bene con la tua anima; sono i piccoli gesti di cura quotidiani che ti fanno vivere quest’esperienza. Dare cura agli altri non costa molto, ma ripaga con una forma di piacere e di benevolenza superiore a qualsiasi bene materiale; la cura altrui è il modo per essere felici con se stessi.

Viola P.

Uno dei rappresentanti d’istituto, Antonio Giordano, ha risposto alle nostre domande: 

Cosa ti ha spinto a candidarti?

Ho scelto di svolgere il ruolo di rappresentante d’istituto per passione: mi piace organizzare eventi e progetti, anche extrascolastici, che divertano le persone e si distinguano dalle giornate quotidiane. Il mio scopo è quello di far emergere le passioni degli studenti, per rendere la scuola un ambiente piacevole.Talora sono insoddisfatto e dispiaciuto quando non tutti mettono il 100% di quello che potrebbero fare: se ci fosse più collaborazione, sarebbe tutto perfetto.

Cos’è per te la cura?

Per me la cura è proteggere e difendere soprattutto da insulti e offese. 

Cosa provi quando ti prendi cura?

Sicuramente provo una grande soddisfazione personale e, in un certo senso, anche serenità: penso che curare gli altri sia come curare se stessi. Sono certo che ogni gesto di cura verrà poi ripagato con altra cura, al contrario dei gesti negativi che ti lasciano inevitabilmente solo. La cura è al centro del mio ruolo. Noi rappresentanti cerchiamo di difendere non solo i diritti e le passioni degli studenti ma anche gli ambienti scolastici, per creare un clima che possa contribuire al benessere di tutti.

Se noi facciamo del bene ci verrà restituito del bene, quindi se facciamo del bene agli altri, saremo gratificati e  in futuro ci aiuteranno a loro volta.

Anna G.-  Gaia I.

LA CURA DELL’AMBIENTE – PARMA CITTA’ DELLA NATURA

Le bellissime foto che hanno abbellito gli spazi del Bertolucci, scattate da appassionati amanti della natura Romano Parma e Carlo Piazza, sono state lo spunto per l’avvio di un progetto Parma Città della Natura , a cura del prof. Andrea Beseghi del Liceo Ulivi,  che si propone , attraverso il linguaggio della bellezza, di diffondere la cultura della natura, in particolare valorizzando la biodiversità del greto del torrente Parma. Insieme agli studenti del liceo, si è allestita una mostra fotografica ospitata nelle scuole della città. PARMA CITTA’ DELLA NATURA 2 La bellezza della biodiversità

Coinvolto dalla Giornata della cura, il prof. Beseghi  insieme al prof. Monica, ha risposto con piacere alle nostre domande.

Come   possiamo   curare   l’ambiente  circostante e mantenere intatto l’alveo del torrente?  

Per  mantenere  la  biodiversità  è  fondamentale  mantenere   la   vegetazione   e   lasciarla   crescere,   soprattutto   in   primavera  ,   quando   gli   animali   si  riproducono; occorre diffondere e far conoscere quello che è la realtà e la ricchezza del nostro territorio. In particolare nel corridoio ecologico del torrente si è creata una straordinaria biodiversità, pertanto è necessario rispettarla, evitando asfaltature e fruizioni che alterino questo eccezionale ambiente naturale in piena città.

Con queste attenzioni avremo una città più curata.

Daniel G.

 

LA CURA PER GLI ALTRI NEI PICCOLI GESTI DI OGNI GIORNO

Prendersi cura degli altri è fonte di felicità e di soddisfazione”  Tenzin Gyatso (Dalai Lama).Fare del bene agli altri è anche prendersi cura di sé stessi” (Edmond Thiaudière)

 La  cura è molte cose, collegate fra di loro, che fanno stare bene gli altri ma anche noi, perché ci sentiamo utili, sentiamo di essere necessari per qualcun altro e ciò ci procura soddisfazione e un appagamento nell’animo. Tanti piccoli gesti, che possono sembrare banali o che spesso diamo per scontati, in realtà hanno una grande importanza: aiutare una persona in difficoltà sia materialmente, cercando di risolvere i suoi problemi e venendo incontro alle sue necessità, sia psicologicamente,ascoltando i suoi problemi, le sue confidenze o sfoghi, dandole un  sostegno morale, anche con un sorriso o un abbraccio di conforto. Gesti piccoli ma con un grande significato.

La cura è dedicare il proprio tempo agli altri, è l’attenzione a ciò che accade intorno a noi, alle persone che ci stanno vicine, avvertendo i piccoli segnali che ci mandano per avere un aiuto o sostegno. La cura riguarda sia le persone che l’ambiente e gli animali. E’ il rispetto e la premura che mettiamo in ogni gesto della nostra giornata. Le conseguenze delle nostre azioni possono essere sorprendenti, un gesto che reputiamo ridicolo o inutile può regalare emozioni e calore agli altri e a noi. 

Il progetto che abbiamo fatto con la classe, in cui abbiamo illustrato e approfondito i vari temi della cura mi ha entusiasmato molto, in particolare cucinare e confezionare i biscotti per gli altri ragazzi dell’istituto. Mentre impastavo la pasta frolla e davo forma ai biscotti pensavo a quanto può far piacere ricevere un piccolo dono pensato per te, un’attenzione che qualcuno ti ha dedicato e ti scalda il cuore, in quel momento mi sono sentita veramente bene con me stessa e con gli altri. Ma non solo, anche partecipare all’accoglienza dei nostri compagni e professori con bigliettini e cartelloni nella Giornata della Cura, è stato per me un gesto significativo che può portare un grande messaggio che mi auguro arrivi a tutti. 

  Emma P.                                                                                                       .

DA INCURIA A CURA: UN VIAGGIO DI CONSAPEVOLEZZA E RESPONSABILITA’

Passare dall’incuria alla cura è come intraprendere un viaggio che richiede consapevolezza e sforzo. Spesso siamo immersi nella routine quotidiana senza prestare attenzione alle cose importanti come prendersi cura di noi stessi, delle persone intorno a noi e dell’ambiente in cui viviamo. La trascuratezza può manifestarsi in modi diversi, come non curarsi del proprio benessere, ignorare le relazioni e non preoccuparsi dell’ambiente.  Il primo passo per affrontare questo cambiamento è rendersi conto di come stiamo vivendo la nostra vita e capire quanto sia importante prendersi cura di noi stessi e degli altri. Ciò significa imparare ad ascoltare le nostre esigenze fisiche e emotive. Prendersi cura di noi stessi include cose come mangiare bene, dormire a sufficienza e gestire lo stress. 

Inoltre, coinvolge anche l’attenzione alle relazioni con gli altri, che richiede gentilezza, comunicazione aperta e rispetto reciproco, offrendo sostegno e cercando di capire le loro esigenze. Essere gentili e mostrare empatia sono cose importanti per costruire relazioni significative. Anche prendersi cura dell’ambiente che ci circonda è fondamentale, sia a casa che a scuola: ridurre gli sprechi, riciclare e fare scelte che aiutano a proteggere il nostro pianeta. Prendersi cura dell’ambiente è un modo tangibile per dimostrare la nostra responsabilità nei confronti delle generazioni future.

Il percorso da trascurati a premurosi richiede impegno costante. Piccoli passi quotidiani, come dedicare del tempo a se stessi, costruire relazioni positive e fare scelte sostenibili, possono aiutarci in questo viaggio.

Francesco P.

CURA: LA SCELTA GIUSTA CONTRO L’INCURIA

La cura è un impegno diligente nel praticare un’attività, con l’obiettivo di migliorare lo stato di qualcuno o qualcosa, perciò una persona che cura dedica il proprio tempo a un’altra, cercando di farla sentire meglio e meno trascurata; al contrario, l’incuria è una abituale negligenza, che spesso porta danni all’interesse altrui o proprio.

L’incuria allontana dalle relazioni e dai sentimenti verso gli altri, molto importanti per poter vivere in una comunità dove tutti possono fare del bene a tutti e costruire una “comunità”. Una persona che non si prende a cuore l’altro non sa come agire davanti a qualcuno che ha bisogno di aiuto e di conseguenza non chiede mai aiuto quando ne ha bisogno.

La cura, invece, determina l’esatto opposto: attira le relazioni e schiarisce i sentimenti verso gli altri, così da riuscire a relazionarsi con tutti, in modo da curarli in caso essi ne avessero bisogno. Una persona non curante può diventare una persona curante se si prende la responsabilità di compiere diverse azioni: ascoltare, relazionarsi, fare attenzione, agire, esserci per l’altro, comprendere, essere generosi e avere il coraggio. Così facendo si può cambiare in poco tempo e diventare una persona completamente diversa mentre si aiuta il prossimo.

Un esempio di incuria ai giorni nostri è la noncuranza dell’ambiente, infatti ci sono ancora persone a cui non interessa della natura e utilizzano la solita frase “Tanto ci sono altre persone che si prendono cura dell’ambiente” come scusa per inquinare; dall’altra parte ci sono le persone che ogni giorno combattono contro l’inquinamento e hanno il coraggio di andare anche contro gli schemi, sapendo di star facendo la cosa giusta per tutti. Questo dimostra come la cura sia sempre la scelta giusta, anche se può risultare inutile insignificante per alcune persone.   

Francesco D.M.

 MercaTiAmo: cura e ambiente

 

La cura è qualcosa che deve fare parte della nostra quotidianità e per questo esiste la Giornata della cura, dedicata all’attenzione verso noi stessi e gli altri.

Alla classe 1^E è stato proposto di partecipare a BEN-ESSERE IN NATURA- MERCATIAMO promosso dall’associazione Parma Sostenibile, con la visita al mercato di P.le Pablo, che sostiene piccole aziende ecosostenibili che valorizzano la produzione naturale. 

Accompagnati dalle docenti Campanini e Melley, promotrici di questa bellissima iniziativa, i ragazzi hanno compreso il profondo significato di cura, osservando e dialogando con i produttori che, oltre a vendere prodotti propri, hanno spiegato i metodi di lavoro adottati, evidenziando soprattutto la loro attenzione riguardo l’ambiente.

La responsabile dell’associazione Parma Sostenibile, Donatella Bontempi, ci ha accolti e ci ha parlato di MERCATIAMO e di cosa caratterizza quel mercato e ci ha intrattenuto con aneddoti e riflessioni sui prodotti biologici e coltivati con colture sostenibili durante tutta la durata dell’attività. Dopo l’introduzione della nostra “guida”, siamo stati liberi di girare, conoscere i venditori, assaggiare (ed eventualmente comprare) frutta, verdura, miele, uova, formaggi, tortini e pane. All’assaggio gli alimenti erano ottimi e mangiandoli davano anche un senso di benessere per la consapevolezza dell’essere stati prodotti in tutela dell’ambiente.

Ogni bancarella viene gestita da persone che cercano di prendersi cura della loro terra, dei loro clienti e di tutte le persone che le circondano, andando a creare “un rapporto non di competizione, come succede in altri mercati, ma di amicizia e rispetto”, come afferma uno dei venditori. Queste persone decidono di mettere a disposizione degli altri tempo e sforzi per riuscire ad ottenere prodotti che possano riflettere il loro rispetto per le piante e l’ambiente e riescano a dar loro la soddisfazione di aver fatto, nel piccolo delle loro aziende, qualcosa di grande. I ragazzi hanno dunque intervistato i venditori, assaggiato i loro prodotti e dialogato con loro ma soprattutto hanno percepito la reale sensazione di cura, attraverso le loro storie, le loro parole, i loro sentimenti e il loro modo di interagire con l’acquirente.

Una di queste piccole aziende biologiche è l’ Orto di Silvia, a Basilicanova, dal quale gli studenti sono rimasti impressionati, grazie all’ottimo sapore dei prodotti, interamente coltivati senza l’utilizzo di erbicidi,concimi chimiche e prodotti di sintesi per la difesa delle colture, ma unicamente attraverso la passione di una piccola famiglia che si impegna a portare avanti questa fantastica attività in modo sostenibile verso l’ambiente. La frutta e verdura venduta da loro è infatti completamente diversa da quella acquistabile al supermercato, sempre più ricca di pesticidi e prodotti chimici, che si ne prolungano la conservazione e aumentano la produzione, ma allo stesso tempo annullano la qualità, perfettamente evidente invece in quella assaggiata dai ragazzi, che ,attraverso il gusto, hanno percepito tutta la dedizione della famiglia produttrice.

Il messaggio stesso infine, che MercaTiAmo, progetto dell’associazione Parma Sostenibile, e tutti i suoi produttori in singolo cercano di esprimere costantemente è: salvaguardare l’ambiente in tutti i suoi aspetti, cercando di lasciare alle generazioni future un ambiente sano, educandole al rispetto della natura come patrimonio da custodire gelosamente. La cura sta nei piccoli gesti di ogni giorno: tendere una mano, parlare con qualcuno o solo ascoltarlo, ma anche nel comprare una mela nata dalla cura e dal rispetto.

Valentino C. – Elia P.- Federico P.

 

 

COLTIVARE E ALLEVARE CON CURA

MercaTIamo non è un mercato come tutti gli altri, perché al suo interno si possono acquistare con fiducia prodotti di origine sicura e controllata, il tutto svincolato dalle politiche commerciali della grande distribuzione. Per maggiori informazioni https://www.mercatiamo.org/

A pochi chilometri dal nostro liceo possiamo trovare un luogo magico che pochi conoscono: MercaTIamo. In questo posto, per chi non lo sapesse, ci sono molte bancarelle che vendono prodotti naturali totalmente coltivati in maniera sostenibile, prestando attenzione all’ambiente e soprattutto al benessere animale.

Nell’osservare i vari stand presenti, io e il mio gruppo abbiamo intervistato diversi venditori; tra tutte, l’intervista più convincente è stata quella di una giovane ragazza che, con il suo compagno, possiede una splendida azienda agricola che si differenzia da tutte le altre perché  non pensa solamente al profitto; ma, allevando una razza di mucche a rischio di estinzione (con soli 500 esemplari rimasti in Italia), si impegna a prendersi cura dei propri animali: senza sfruttarli eccessivamente, lasciandoli il maggior tempo possibile all’aria aperta, lasciandoli brucare l’erba e tenendoli a riposo (improduttivi tutto l’inverno), in modo da fare loro recuperare le energie e produrre successivamente un latte migliore. 

Questa loro dedizione nei confronti delle mucche, li porta a non dover somministrare agli animali antibiotici che andrebbero solo a peggiorare la qualità del latte; proprio per questo, i loro prodotti sono tutti lavorati a latte crudo: cosa che non avviene nelle grandi multinazionali, dove si utilizzano elevate temperature, necessarie ad abbattere le sostanze nocive che andrebbero a danneggiare la salute del consumatore. Infine la ragazza, per sottolineare il loro impegno per il benessere animale, ci ha comunicato di avere una mucca di 18 anni (cosa che a noi sembrava normale), ma poi ha anche detto che in una normale azienda agricola un animale del genere poteva vivere in media 5 anni.

I prezzi sono più alti rispetto al supermercato, ma ne vale la pena: pochi euro servono per  la cura della salute e dell’ambiente.

Matteo S.

In occasione della Giornata mondiale della Cura, in collaborazione con Equal Care Day, io e la mia classe siamo andati al mercato di Piazzale Pablo a Parma, dove abbiamo incontrato Raffaella, direttamente da Mantova, che, nel suo stand per la vendita delle mele ci ha raccontato del suo lavoro che svolge con passione.

Perché fai questo lavoro? Da quanto lo fai?

Sono cresciuta nella fattoria dei miei genitori che ho ereditato insieme alla passione per questo lavoro. Da 10 anni mi occupo della fattoria, che è per me diventata troppo impegnativa, così ho iniziato a coltivare solo frutta in modo da rendere la mia attività più gestibile.

Lo faccio perché mi fa stare bene sapere che i frutti che produco soddisfano persone e sono sostenibili.

Come si svolge il tuo lavoro?

Dipende da stagione a stagione. Le piante da frutto necessitano di diversi tipi di lavorazioni che variano a seconda del periodo. Ora ad esempio è tempo della potatura, che permetterà alle piante di germogliare e produrre i frutti.

Passiamo all’argomento della cura, che cos’è per te la cura?

La cura è secondo me un concetto molto soggettivo: un insieme di azioni che svolgiamo nel rispetto di noi stessi, degli altri e dell’ambiente che ci circonda, perché se non rispettassimo il regno vegetale e tutto quello che viene insieme a lui, sul pianeta terra non ci sarebbe vita.

Quanto è importante dal suo punto di vista la cura?

Tantissimo, da 1 a 10, 10!

Valentino C. – Alberto R. – Federico Z.

Bancarella Progetto Nativa Coop. Sociale

Questa Azienda possiede un punto di rivendita a Sorbolo e un orto usato a scopo didattico per insegnare ai ragazzi a prendersi cura della terra. L’azienda cerca di vendere solo prodotti a km 0 prodotti da loro e pensa che l’unica difficoltà sia non essere conosciuti a Parma, anche se partecipano molto ai mercati che vengono organizzati.

Bancarella Azienda Ilio 

L’azienda è di Langhirano e alleva galline e lumache in modo naturale per avere prodotti molto genuini. Secondo il venditore, se dai spazio all’animale non si ammala, infatti negli allevamenti intensivi molti degli animali si ammalano, perché sono tutti ammassati tra loro, mentre loro lasciano pascolare in grandi spazi, quindi i loro animali non si ammalano e ottengono prodotti migliori e più genuini. Questa azienda possiede ben 6 razze di galline e produce anche confetture squisite che piacerebbero a chiunque.

Visitare questo mercato è un’esperienza eccezionale, perché si comprende veramente la ricchezza del nostro territorio e dei suoi frutti. Ci si rende conto che il cibo biologico ha un sapore imparagonabile rispetto a quello dei supermercati, perché le persone che lo producono ci mettono passione ed il sapore deii prodotti biologici è molto meglio di quelli industriali.

Leonardo P.

LA CURA NEI PRODOTTI BIOLOGICI

Mangiamo veramente cibi biologici e sani per noi e per l’ambiente? Noi ragazzi della 1° E abbiamo cercato di rispondere a questa domanda aderendo al progetto BEN-ESSERE IN NATURA: un percorso per l’educazione alla biodiversità, sostenibilità e all’agroecologia.

Venerdì 1^ marzo ci siamo recati ai mercatini in Piazzale Pablo dove abbiamo incontrato agricoltori e allevatori che vendono i loro prodotti biologici ed eco-sostenibili. Durante l’attività abbiamo avuto la possibilità di assaggiare alcuni alimenti come le conserve di Luca prodotte senza l’utilizzo di zucchero in eccesso. Oltre la coltivazione di fragole, mirtilli e lamponi alleva api e galline: produce miele, uova e derivati. Conduce questa attività sulle colline di Langhirano e vende i prodotti presso i mercatini MercaTiAmo. Ci ha spiegato come prendersi cura di un alveare e delle api nel miglior modo possibile e ci ha esposto le problematiche riscontrate a causa del cambiamento climatico. Infatti quest’anno ha prodotto una dose di miele molto inferiore rispetto a quella degli anni precedenti a causa delle piogge violente che hanno distrutto alcune piante.  Ha anche parlato del suo allevamento di galline: invece di incubare le uova, compra direttamente le galline, per non dover allevare i pulcini dalla nascita.

Oltre all’attività di Luca c’era anche quella di Raffaella che coltiva il suo meleto a Mantova, dove produce conserve e mostarda. Lavora la frutta senza l’utilizzo di pesticidi che potrebbero rovinare la pianta e il prodotto; abbiamo conosciuto anche Andrea, un ragazzo che coltiva, con la sua famiglia, grano e ortaggi, dai quali ricava erbazzone, pane, muffin…

Questo progetto è stata per noi una grande opportunità per conoscere con quanta cura vengono ricavati gli alimenti biologici.

Bianca G.

 

LA CURA: DUE POESIE ED UN RACCONTO

ASCOLTO

Non solo con le parole

non solo con i gesti

a volte basta sedersi,

l’uno accanto all’altro.

 

Ascoltare

è il dono di se stessi, 

ha valore nell’esserci. 

Calore

Presenza

 

La cura 

in un abbraccio 

può salvare una vita.

 

Francesco D.M.

 

 LA CURA

 

La cura, una lieve brezza alimentata dall’amore,

che con la compassione la muta in maestrale.

Potere irrefrenabile come le fiamme di un vasto incendio,

spente solo dalle persone colme di umanità.

 

La cura risana ferite, cessa ogni dolore,

isola la sofferenza e la preoccupazione.

Porta la pace dove regnava il tumulto,

con così poca forza, come un breve sussulto.

 

Più antica e valorosa delle arti,

la quale ha dato vita a molte abilità,

biforcate, come le radici di un enorme quercia,

alla cui la base regna una dote di pochi,

chiamata empatia.

 

Nel cuore di chi la riceve o la dona,

risplende una luce eterna, un amore senza fine,

ricco di pienezza e benessere,

tale da riempire ogni angoscia e oscurità.

Preservato dalla speranza, un fiore in continua crescita,

così fragile e indifeso,da cedere anche contro un esile ostacolo.

 

In perenne conflitto con l’egoismo,un virus così maligno e possente,

da trapassare ogni barriera,pur di contaminare la gente.

Continua ad aumentare e ad essere preservato,

da chi giudica e chi teme di essere giudicato.

 

Finché la cura continua ad ardere nel cuore degli esseri umani,

come in un maestoso camino, colmo di ceppi pronti a bruciare,

I sentimenti continueranno a vivere e a navigare,

in questo vasto oceano chiamato vita.

 Ludovico P.

 

 L’eredità di un anziano guaritore

 

In un piccolo villaggio, circondato da una foresta rigogliosa e da una natura incontaminata, viveva un anziano guaritore, conosciuto per la capacità di curare qualsiasi ferita e malattia. La sua era una vera e propria arte, tramandata da generazioni nella sua famiglia, che rischiava di andare perduta in assenza di eredi. Del resto, egli sapeva che non bastava saper mescolare erbe officinali per guarire il prossimo: senza empatia né capacità di ascolto per i bisogni altrui, la cura era spesso inefficace. Il tempo passava, le mani si facevano sempre più nodose e lente nei movimenti e la fatica era padrona delle sue giornate.

Un giorno un giovane ragazzo si presentò alla porta pregandolo di insegnargli i segreti della cura. L’anziano, consapevole che la cura degli altri non era per tutti, accettò di fargli da mentore per i mesi successivi. Durante questo periodo, il ragazzo imparò tutto ciò che poteva dal guaritore, in particolare come raccogliere e preparare le erbe curative. L’anziano lo osservava mentre ascoltava i bisogni dei pazienti, con atteggiamento calmo e rassicurante e se ne prendeva cura.

Un giorno l’anziano cadde vittima di una febbre improvvisa. Il ragazzo lo curava ogni giorno con amore e dedizione, senza mai abbandonarlo. Una volta guarito, l’anziano, grato al ragazzo per essersi preso cura di lui e certo che il giovane sarebbe stato un buon guaritore, gli disse: << La vera cura risiede nell’amore e nel tempo che dedichiamo a curare le altre persone.>>Memore di questi insegnamenti, il ragazzo continuò a prendersi cura degli altri con pazienza e dedizione, raccogliendo l’eredità del suo anziano insegnante.

Diego G.

ATTENZIONE E CURA FUORI DAL BERTOLUCCI

Il Porto di Coenzo, una realtà lavorativa per persone disabili.

Vi siete mai chiesti cosa fanno le persone disabili al termine degli studi? Chi si occupa di loro, oltre alla famiglia? Una risposta è stata data dall’ intervista  all’associazione Il porto di Coenzo, una cooperativa nata nel 2003 con l’obiettivo di dare, una volta terminati gli studi, un’occupazione alle persone con disabilità : sei educatori assistono alcuni ragazzi nella realizzazione di piccoli oggetti in pelle e carte come segnalibri e scatole.

L’associazione nasce e lavora nei Comuni della Bassa Parmense: gli abitanti di Coenzo forniscono un grande sostegno all’associazione andando a trovare i ragazzi e controllandoli in caso di spostamenti in proprio. Gli educatori si prendono cura degli ospiti, cercando di venire incontro alle necessità di tutti, assegnando a ciascuno il compito adatto, ponendosi come mediatori in caso di contrasti: gli educatori sono dei veri e propri direttori d’orchestra di una piccola realtà lavorativa; quest’ultimi vanno a prendere quotidianamente i ragazzi presso le loro case e li portano all’interno della struttura e, per coloro che lo desiderano, è possibile pranzare insieme.  Oltre a queste giornate di produzione sono presen

ti anche diversi momenti di svago: colazioni, cene e vacanze estive sono tutti ingredienti nella splendida ricetta per la felicità.

È in fase di sviluppo il progetto residenziale in cui i ragazzi hanno la possibilità di fare, insieme a due educatrici, un’esperienza di vita autonoma in un appartamento di proprietà del comune di Colorno: il progetto ha il duplice scopo di far vivere ai ragazzi un’esperienza diversa da quella del nucleo familiare, permettendo di acquisire maggiore autonomia, e di concedere alle famiglie un periodo di tempo per potersi prendere cura di loro stessi.

Ragazzi ed educatori sono riusciti a creare una piccola comunità in cui il benessere e la cura della persona sono la priorità assoluta.

Elena M.

AV: il soccorso per la cura

AV – assistenza volontaria di Collecchio, Sala Baganza, Felino – è un’associazione composta principalmente da volontari che si occupa di trasportare in ospedale persone malate non in grado di spostarsi da sole e di gestire le chiamate del 118 attraverso i servizi d’urgenza.

“Nonostante i momenti di sconforto causati dalle situazioni difficili è un’ esperienza utile e arricchente”. Luigi, volontario entrato nell’associazione nel 2020 dopo aver notato il ruolo indispensabile di chi trasportava i pazienti COVID, racconta la soddisfazione che si prova in seguito a un servizio d’urgenza riuscito: “Questo ruolo regala grandi emozioni e soprattutto fa sentire al posto giusto nel momento giusto.” “La cura è aiutare le persone, la cura è ascolto.” Per Luigi prendersi cura è un processo, una continua ricerca volta a soddisfare le necessità dell’altro. Chi sceglie di occuparsi di cura è una persona altruista, si rende conto di vivere in una società dove gli altri non possono essere ignorati.”  Un volontario del soccorso svolge un lavoro di cura, nonostante la sua attività occupi un tempo più breve rispetto al lavoro di un medico, il trasporto verso la cura di chi soffre è importante e fondamentale per la realtà sociale.

In Emilia- Romagna le associazioni volontarie, tra cui ANPAS, Croce Rossa e altre, sono indispensabili: garantiscono un servizio di trasporto sanitario accessibile a tutti. Negli ultimi anni il numero di volontari è calato, peggiorando i servizi e aumentando il numero di inefficienze.

“La cura deve essere un obiettivo comune a tutti, l’intera società dovrebbe impegnarsi nella cura di ambiente e popolazione.” La cura degli altri è una preoccupazione generale, non solo di coloro che scelgono di contribuire al benessere per lavoro: la cura è impegno verso l’altro, dovere del singolo e della collettività.

Margherita M.

PRENDERSI CURA… IN OSPEDALE

Due amici, Domenico, medico presso l’ospedale Bambin Gesù di Roma, ed Elisa, infermiera presso l’Ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro, hanno voluto contribuire raccontandoci la loro esperienza di cura  in un’intervista. 

DOMENICO

Pediatra, 36 anni

-DA QUANTO TEMPO FAI QUESTO LAVORO?  Sono un medico da 11 anni con tre anni di specializzazione.

-COSA TI HA PORTATO AD INTRAPRENDERE STUDI CHE TI HANNO CONDOTTO A    PRENDERTI CURA DEGLI ALTRI?  Vedere persone care che avevano bisogno di cure è stata la spinta per intraprendere gli studi di medicina. Molte serie TV hanno rafforzato la mia passione.

-COSA VUOL DIRE PER TE PRENDERSI CURA?  Significa alleviare le sofferenze, guarire se possibile, ascoltare i problemi, migliorare la vita anche di chi non è possibile guarire.

-IN PARTICOLARE  DI CHI TI PRENDI CURA?  Mi prendo cura di neonati e bambini in terapia intensiva. Si tratta di pazienti che hanno malformazioni congenite, hanno difficoltà respiratorie per cui vengono attaccati a delle macchine per sopravvivere oppure non riescono a mangiare ed hanno bisogno di essere aiutati per imparare a deglutire e digerire il latte.

-HAI PAURA DI PRENDERTI CURA DEGLI ALTRI?  Ho sempre paura di sbagliare. La responsabilità è tanta. Dalle mie scelte dipende sia la vita di questi bambini sia le speranze dei loro genitori che mi chiedono di salvarli. La stanchezza a volte può essere causa di errori.

-CHI SI PRENDE CURA DI TE?  Cerco di prendermi cura di me stesso con il riposo, con  una sana alimentazione, con attività sportiva. Cerco di stare con mia moglie, i miei amici, la mia famiglia. Il benessere è sia psicologico che fisico.

ELISA

Infermiera, 30 anni

-DA QUANTO TEMPO FAI QUESTO LAVORO?  Sono infermiera da 10 anni, compresi i quattro anni di tirocinio.

– COSA TI HA PORTATO AD INTRAPRENDERE STUDI CHE TI HANNO CONDOTTO A    PRENDERTI CURA DEGLI ALTRI?  Guardavo molte serie TV i cui protagonisti erano medici e poi persone care che stavano male….come mio padre.

-COSA VUOL DIRE PER TE PRENDERSI CURA?  Far sentire meglio gli altri fa star meglio anche me.

– IN PARTICOLARE  DI CHI TI PRENDI CURA?  In ospedale, mi prendo cura di tutti i pazienti nel reparto di cardiologia, li aiuto ad alzarsi dal letto e a fare due passi in corridoio, somministro loro le cure necessarie e li ascolto. A casa mi prendo cura di tutte le persone care.

-HAI PAURA DI PRENDERTI CURA DEGLI ALTRI?  No, però se ho persone care di cui prendermi cura mi pongo più domande per non rischiare di sbagliare.

-CHI SI PRENDE CURA DI TE?  La mia famiglia che è sempre presente è la prima a prendersi cura di me e poi mi prendo cura di me anche da sola.

Cristian G.

 

 Associazione 4Cats ONLUS

Si professano “gattari di professione, speciali mamme e papà umani, e macinatori di chilometri”. Sono i volontari 4Cats, attivi sui territori di Mantova, Parma e Cremona,

quotidianamente impegnati nella lotta contro il randagismo e l’abbandono.

Risponde alle domande Renata Stefani, fondatrice.

Buongiorno Renata, ho letto sulla vostra pagina Facebook che la vostra avventura parte da una gatta di nome Miciotta….

-Si, Miciotta era una gatta anziana bisognosa di molte cure. Ci siamo impegnati molto per farla adottare e la gioia per averle trovato una famiglia è stata così grande che non ci siamo più fermati.

  Da quanto tempo siete impegnati nella cura dei gatti?

-Sono da oltre 30 anni che seguo i gatti sul territorio. Oggi siamo molto più attrezzati rispetto agli inizi. Siamo 9 volontari, ognuno con il suo ruolo, tra chi prende in stallo i gattini in attesa di adozione, e chi frequenta i mercatini per raccogliere fondi.

  Puoi raccontarmi la vostra giornata? Quali attività svolgete?

-Seguiamo le colonie dei gatti, puliamo il territorio, li sfamiamo e teniamo sotto controllo le nascite. Li curiamo per poi liberarli o accudirli in casa se disabili. Cerchiamo di dare loro sicurezza, dignità e buon cibo. 

   Quali sono i problemi che un’associazione come la vostra si trova ad affrontare?

-Il pensiero principale è come poterli curare al meglio e procurare loro il cibo. Riuscire ad arrivare a fine mese con loro che stanno bene.

  Cosa dovrebbe fare la gente per aiutarvi?

-Trovare persone che possano stallare in attesa di adozione. La nostra è una vita di sacrifici. Facciamo tante rinunce perché il primo pensiero è sempre per loro. Aiutarci è anche

sostenerci, farci conoscere. Partecipare ai nostri eventi, acquistare dai nostri banchetti.

  Qual è l’episodio più bello che ricordi?

-Ci sono stati gatti che non avremmo mai voluto dare via. Ricordo Ami, una gattina nata cieca. Ci ha insegnato tantissimo: riusciva ad essere completamente autosufficiente. Oppure Zumba, una gatta paraplegica che faceva le scale come se nulla fosse. Il bello dei gatti è che non li ferma nessuno. Hanno davvero molto da insegnare!

Alex H.

TEAMSEAS: curiamo i mari

Mari cristallini, spiagge bianche e barriere coralline sono cose che noi diamo per scontate ma che i nostri figli vedranno solo nelle foto e negli acquari e tutto a causa della plastica ed altri prodotti simili che, secondo l’ONU supereranno il peso di tutti i pesci entro il 2050.

A scuola si parla spesso di questi argomenti ma fare qualcosa di concreto è raro e così quando, nel 2021, vidi #teamseas decisi di fare delle ricerche e di proporlo alla mia classe.

#teamseas è una raccolta fondi ideata da James Stephen, famoso creatore di contenuti  multimediali che utilizza il suo vasto capitale per opere di beneficenza, che aveva come obiettivo quello di raccogliere 20 milioni di dollari attraverso i quali eliminare e riciclare almeno 10 milioni di KG di plastica.  Il guadagno viene poi diviso tra: Ocean Conservancy, che si occupa di rimuovere attrezzature abbandonate e ripulire le spiagge, e The Ocean Cleanup, che si occupa di eliminare la plastica dai fiumi. Il progetto spopolò in pochissimo tempo e vide addirittura la partecipazione di grandi imprese come: Google, Facebook, Meta, moltissime persone comuni e gli alunni della mia scuola media. 

Dopo averlo proposto alla mia classe, non aspettandomi nemmeno un grande coinvolgimento, fui sbalordito dall’entusiasmo e la voglia di partecipazione non solo dei miei compagni ma di tutto l’istituto, in cui il progetto si diffuse rapidamente.  Dopo solo tre giorni eravamo riusciti a raccogliere ben 200€ ovvero  con molte classi, soprattutto le prime, che chiedevano di rifare una raccolta fondi simile l’anno o successivo.

Ad oggi #teamseas è un sito ancora operativo ed è riuscito a racimolare ben 33 milioni di dollari e rimuovere quasi 10 milioni di tonnellate di rifiuti dalle nostre acque.

 

RIFLESSIONI FINALI

E’ finita la Settimana della cura che ha permesso di riscoprire il valore della cura per gli altri, per l’ambiente in cui viviamo e anche per noi stessi, in una società in cui questa parola sta venendo sempre più dimenticata.Ragazzi e ragazze si sono impegnati in attività di volontariato o anche in azioni semplici come prestare più attenzione agli altri e all’ambiente, agire con generosità o donare del tempo a persone bisognose. A questo punto sorge spontanea la domanda su quali riscontri abbia invece su di noi un’azione di cura. La risposta è immediata: ci fa capire che anche noi siamo importanti e indispensabili per qualcuno.

Giacomo M.

L’esperienza ha riscosso molto successo nella classe ed è stata seguita molto seriamente, soprattutto durante l’uscita al mercato, dove molti hanno acquistato alcuni prodotti per la propria famiglia. 

Nina F.

Basta poco per far capire a qualcuno che ci sei nel momento del bisogno; ho cercato di prendermi più cura del luogo in cui abito, delle persone a cui voglio più bene e della persona che si è presa più cura di me in tutta la mia vita. 

Samuele S.

Prima di quel giorno non sapevo dell’esistenza di questa giornata, ma, grazie a quest’attività e ai lavori svolti, ora so cos’è la cura e come curare le altre persone oltre che me stesso.

Andrea P.

 

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