Molti credono che gli eroi debbano indossare maschere, possedere superpoteri o avere una doppia identità, ma se vi dicessimo che non sempre è così? Se qualcuno fosse identificabile per il suo giubbotto pieno di distintivi, le braccia tatuate e uno sguardo appuntito ma dolce? Nel cuore di Kiev, la capitale ucraina, è ambientata una storia di coraggio e dedizione che ha attirato l’attenzione di tutto il mondo. Julija Pajevs’ka, una donna dal cuore d’oro e dalla determinazione di ferro, ha affrontato le avversità della guerra e incarnato il vero spirito di altruismo e resilienza.
Cresciuta sotto l’ala protettiva del nonno, un eroe decorato delle forze aeree sovietiche durante la Seconda Guerra Mondiale, Julija ha ereditato un profondo senso di dovere e una passione per il servizio agli altri. Fin da giovane ha dimostrato un interesse per la medicina, apprendendo le prime tecniche di pronto soccorso sotto la guida di un’infermiera scolastica che aveva combattuto durante la guerra. E’ stato tuttavia il suo impegno nell’aikido a plasmare il suo destino in modi sorprendenti: per oltre due decenni allenatrice di aikido, Julija ha dimostrato che la forza e la disciplina possono superare ogni ostacolo.
Ma la sua vera chiamata è arrivata durante i giorni bui della guerra russo-ucraina. Attraverso le barricate di Euromaidan, Julija si è distinta come un angelo custode per i manifestanti feriti, adottando il nome di battaglia “Tajra”, derivato da un personaggio del videogame “World of Warcraft”, con cui condivide l’essere una guerriera che non perde l’umanità. Quando il conflitto si è trasformato in guerra aperta nel Donbass nel 2014, Julija ha servito come paramedico e insegnante di medicina tattica, rischiando la vita per salvare quella degli altri.
Il suo coraggio ha ispirato la nascita degli “Angeli di Tajra”, un gruppo di volontari dedicati a portare speranza e cure nelle zone più pericolose del conflitto. Con il loro impegno senza limiti, hanno trasformato le ambulanze in veicoli di salvezza e compassione, salvando vite senza discriminazione.
Ma il destino ha riservato a Julija una prova ancora più difficile. Il 16 marzo 2022, Julija, insieme al suo autista di ambulanza Serhiy, sono stati catturati e imprigionati dalle forze russe mentre fornivano soccorso medico in seguito all’attacco aereo al teatro di Mariupol. La figlia di Pajevs’ka ha raccontato che erano fermi a curare un civile ferito in fuga quando sono stati catturati. La Russia ha successivamente diffuso un video di propaganda che mostrava Pajevs’ka ammanettata e costretta a leggere una dichiarazione scritta.
Nonostante le richieste di rilascio del governo ucraino siano state inizialmente respinte, il 17 giugno 2022 Pajevs’ka è stata finalmente liberata durante uno scambio di prigionieri. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato il suo rilascio in un discorso nazionale, elogiando il suo coraggio e la sua determinazione.
In un discorso successivo, Pajevs’ka ha ringraziato Zelenskyy per il suo ruolo nel suo rilascio e ha denunciato le terribili condizioni in cui sono tenuti i prigionieri di guerra ucraini, paragonandole ai campi di concentramento nazisti. Julia ha affermato che essere nelle mani della Russia era stato talmente letale che il suo cervello rifiutava di credere in qualcosa di così orribile.
In Italia, i crimini di guerra russi sono minimizzati da molti media, da molti intellettuali e giornalisti; in questo momento, mentre state leggendo questo articolo, ci sono milioni di persone che stanno venendo torturate e pregano di non morire per rivedere un’ultima volta i loro cari. Noi non riusciremo a comprendere come ci si sente e speriamo che non lo scopriremo mai, ma Taira ce lo prova a descrivere con un esempio: “cercate di immaginare che tutto ciò che avete ritenuto prezioso per voi stessi, che avete amato, venga improvvisamente disintegrato, ogni singolo istante della vostra vita stravolto. Anche i valori su cui avete appoggiato la vostra esistenza sono esposti al pubblico ludibrio e distorti dal nemico. La tortura è fisica e mentale”.
I russi hanno usato scariche elettriche, ferri e botte, non risparmiando neanche le donne e i bambini; tali comportamenti li leggiamo nei libri di storia, ma perché, se succedono ancora oggi, non li sentiamo mai al Tg e non li leggiamo mai sui giornali?
Oggi, Julija continua la sua missione di speranza e guarigione. Nonostante le cicatrici fisiche e mentali della guerra, si è unita alla squadra ucraina degli Invictus Games, incarnando la resilienza e l’incrollabile spirito umano.
La sua storia è un faro di speranza per tutti coloro che combattono contro l’ingiustizia e la tirannia. È anche una storia che ci dovrebbe ispirare, spingendoci a fare meglio e ad informarci di più su ciò che accade attorno a noi. Dovremmo tutti aprire gli occhi e, nel nostro piccolo, contribuire a una svolta sociale positiva. Ciò che stiamo facendo scrivendo questo articolo, e ciò che voi fate, semplicemente leggendolo, è già un piccolo passo avanti. Informarsi ed essere liberi di farlo, avere la consapevolezza di ciò che sta succedendo intorno a noi, è il primo passo verso la ricerca di una soluzione.
– Covaci Giorgia & Scaramuzza Giulia, 2E