A Partinico, in Sicilia, c’è un liceo intitolato a Santi Savarino; agli studenti quel nome non piace, l’ex senatore è colpevole di aver sottoscritto, in epoca fascista, il manifesto della razza e di aver avuto rapporti di amicizia con alcuni boss della mafia americana.
Gli studenti propongono un cambio di nome: vengono così coinvolti i rappresentanti d’istituto, il preside, il collegio dei docenti, l’assessorato agli studi, il sindaco, la prefettura, la regione… che propongono, vagliano, analizzano le varie candidature.
I mesi passano, l’iter diventa complesso, lungo, travagliato, il cambio di nome probabilmente non piace a tutti e come spesso succede in Italia si prende tempo. Il consiglio dei docenti propone il nome di Rita Levi Montalcini, gli studenti propongono il nome del magistrato Rosario Livatino, ucciso dalla mafia nel 1990, e quello di una delle prime sindache antimafia in Italia, già sindaco di Partinico, Gigia Cannizzo. Il nome di Giuseppe Impastato, detto Peppino, viene proposto successivamente ed approvato dal consiglio di istituto in un’assemblea caratterizzata da molte assenze.
Da questo momento diventa più difficile ricostruire esattamente il susseguirsi degli eventi, c’è qualche passaggio non del tutto chiaro, soprattutto non è chiara la responsabilità delle varie parti in causa. La conclusione? Sui giornali appare la notizia che non avremmo voluto leggere: il rifiuto da parte del 73% degli studenti di intitolare la scuola a Peppino Impastato, giornalista militante di Democrazia Proletaria, ucciso dalla mafia nel 1978.
La motivazione data dagli studenti? Impastato è “troppo divisivo perché schierato politicamente”. I rappresentanti di istituto non hanno contestato a Peppino il suo impegno nella lotta alla mafia, ma il suo essersi schierato politicamente e quindi non essere universalmente rappresentativo.
Ma può avere un senso tutto ciò? Cari ragazzi, mi state dicendo che chi viene ucciso perché ha combattuto la mafia è divisivo in quanto impegnato politicamente? Sinceramente io sono convinta del contrario, chi combatte per l’affermazione della legalità unisce, non divide. Peppino Impastato era un comunista, non c’è dubbio, ma prima di tutto era un antimafioso. Era nato in una famiglia affiliata alla mafia, ma ebbe il coraggio di fare una scelta differente: scegliere la legalità e la giustizia. Venne cacciato di casa per questo, ma la sua lotta non si fermò, anzi nel 1977, dai microfoni di Radio Aut, cominciò la sua costante denuncia dei traffici loschi di Cosa Nostra, unita ad una feroce presa in giro dei boss della zona, primo fra tutti Gaetano Badalamenti.
Peppino Impastato voleva cambiare le cose con la politica, con la sua radio, ma soprattutto con la forza della legalità: questo è il suo testamento. Le sue idee politiche non tolgono nulla al suo impegno ed al suo sacrificio.
Gli studenti di Partinico volevano un personaggio più universale: questo significa che oggi, allora, per essere ricordati, dobbiamo smettere di schierarci, di fare politica, di scendere in campo, di essere liberi di esprimerci, di manifestare le nostre idee politiche, di combattere per i nostri ideali per concorrere all’ideale del piacere a tutti?
Su questa polemica anche il giornalista Massimo Gramellini è così intervenuto dalle pagine del Corriere della Sera: “Sì è vero, Impastato era comunista, così come Borsellino non negò mai la sua vicinanza al Movimento Sociale, eppure, quando penso a loro non li definirei divisivi”, ma semplicemente due eroi che hanno combattuto e sono stati uccisi dallo stesso spietato avversario: la mafia.
Due eroi che hanno sacrificato, con consapevolezza, la loro vita per il bene dello stato. Nonostante avessero idee politiche opposte, completamente diverse, gli ideali per cui combattevano erano gli stessi: prima fra tutto la legalità e la libertà.
Forse la prossima volta che verrete chiamati a decidere su chi intitolare una scuola, una targa, una via, una borsa di studio riflettete un attimo… solo un attimo, e ripensate alle parole di Dante:
“Questo misero modo
tegnon l’anime triste di coloro
che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo”.
Gloria Mendi 4S ( Rappresentante del Liceo Bertolucci)
in copertina, Murales davanti a un liceo a Terrasini