Chi sono stati i buoni e chi i cattivi? Indubbiamente c’era chi dava ordini e chi li eseguiva, chi inventava le camere a gas e chi ci moriva, ma siamo così sicuri che le due categorie siano pienamente distinguibili?
Per quanto sia corretto condannare i responsabili dell’orrore che sono stati i campi, è interessante studiarne le motivazioni poiché molti erano, a loro volta, vittime di un sistema che aveva tolto loro ogni libertà, anche quella di sottrarsi ai comandi; allo stesso modo, le vittime, per un qualche strano meccanismo della nostra mente, tendevano a cercare un risarcimento al proprio dolore su altre vittime.
Ma questo mondo di sommersi e salvati ormai sta svanendo sotto i nostri occhi e il colore bianco grigiastro di quei cieli lontani sta avendo la meglio su qualunque altro colore, anche nell’immaginario comune: le loro storie stanno acquisendo la consistenza del confine tra buoni e cattivi.
E’ questo il motivo per cui ogni anno ci dobbiamo prendere un giorno per Ricordare, perché prima di quanto possiamo realizzare non ci sarà più nessun superstite a raccontarci le sue storie drammatiche per rinfrescarci i ricordi. Più nessun sopravvissuto, più nessun condannato, più nessun partigiano goliardico, più nessun garibaldino, più nessuna nonna sfollata. Resteranno sì libri, film e documentari, ma nessuno di questi potrà ricordarci che “L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa”, guardandoci dritti negli occhi umidi.
Tra un decennio o poco più, dovremmo essere capaci di ricordare senza avere mai vissuto, di immaginare senza aver mai visto nulla di simile, ma soprattutto di renderci conto che tragedie che seguono la stessa trama avvengono ancora in varie parti del mondo e facciamo finta, oggi come hanno fatto allora, di non saperlo.
Perché alla fine a cosa serve ricordare? Sarebbe meglio rimuovere quella pagina di storia per le coscienze di tutti, tagliare la linea del tempo addirittura partendo dalla Belle époque se possibile.
Eppure così sarebbe troppo facile. Troppo facile negare le violenze, troppo facile tornare ad una vita serena, senza allucinazioni che gridano in tedesco nella mente dei deportati, senza sensi di colpa suicidi che attanagliano gli appartenenti al regime.
Dobbiamo ricordare. Dobbiamo ricordare anche noi che non possiamo avvicinarci neanche lontanamente all’irraccontabile, noi che scordiamo che “La democrazia si perde pian piano, nell’indifferenza generale, perché fa comodo non schierarsi” perché non sappiamo cosa sia la non-democrazia, noi che veniamo avvisati di non entrare a “visitare” le camere a gas e i dormitori se siamo sensibili, noi che non siamo capaci di immedesimarci neanche nella più minima violenza tipica di quel luogo senza Dio.
E pensare che inizialmente gli ebrei furono etichettati come razza inferiore proprio per la loro appartenenza a un certo Dio. Un Dio in cui molti hanno creduto fino alla fine, fino alla morte, fino a scrivere su quei muri assassini “Se Dio esiste dovrà chiedermi perdono”.
Quasi tutti oggi riconoscono le violenze e la gravità della politica alienante e più che dittatoriale del cosiddetto Terzo Reich, ciò che non tutti accettano di vedere, girando lo sguardo come si fa di fronte alle immagini di quei corpi mangiati dalla disperazione, è quanto sia facile riavvicinarci di nuovo. Chissà che forma avranno i prossimi campi… In Cina sono forniti di aule rieducative, in Nuova Zelanda erano organizzati come orfanotrofi, sotto Stalin erano purghe e lavori forzati.
Non possiamo permettere che si verifichi un altro genocidio, noi che la Guerra neanche sappiamo davvero cos’è. I morti negli sgomberi dei campi, le vittime di cui non è possibile fare l’appello, gli uccisi da quei salvatori che cercavano di nutrirli, i rastrellati che non avrebbero più rivisto casa, le loro lacrime amare, così amare che noi non saremmo in grado di piangerle, i loro volti invecchiati dal dolore… invece, lo sanno benissimo cos’è la guerra, cos’è la violenza, cos’è la paura.
Dobbiamo continuare a ricordare perché se Noi proteggiamo la Loro memoria, saranno Loro a proteggere Noi.
Foto del memoriale ebraico di Praga