Il tempo non esiste

Il tempo.
Cos’è il tempo?
Esiste?
Passa per tutti allo stesso modo?

A rispondere ci ha pensato lo spettacolo “Lezioni di fisica: il tempo non esiste” di Gigi Dall’Aglio e Roberto Abbati, messo in scena al Teatro Due di Parma in un’ottica semi-divulgativa, che ha scelto come fulcro della narrazione il tempo e il suo scorrere non quantificabile.

Per la verità l’obiettivo del testo teatrale non è tanto quello di risolvere i grandi quesiti della fisica, quanto incuriosire lo spettatore. Entrando nella stanza in cui il palco è accerchiato dagli spettatori, più che uno spettacolo fatto e finito sembra di trovarsi a far parte di un esperimento, di essere gli scienziati che devono interpretare il fenomeno che stanno osservando.

La rappresentazione è stata divisa in due storie che si sviluppano in parallelo: da un lato la razionalità dei fisici, dall’altro la confusione di tre donne.
I primi riescono a rendere logica anche la branca della fisica che meno ci sembra esserlo: la relatività e gli studi di Einstein sullo spaziotempo, parole che si fondono in una sola come nella sua concezione di spazio e di tempo. Le seconde riescono a rendere astratti anche concetti su cui non siamo soliti interrogarci: il presente, il passato e persino la percezione di sé in questo tempo.

Uno tra i fisici prende la parola per annunciare che il loro obiettivo di oggi è dimostrarci che il tempo non esiste e che lo faranno, per di più, senza essere bloccati da nessun paradosso. Su due piedi si è portati a chiedersi come questo sia possibile, ma mantenendo un certo ritmo nell’esposizione, quello di chi è ben sicuro di quello che sta dicendo, i finti professori si cimentano in una serie di esempi, più o meno materiali e visibili ai nostri occhi; si parla di orologi le cui lancette si muovono più velocemente in alto che in basso, si parla di due gemelli che invecchiano diversamente perché uno abitava ad un’altitudine maggiore, si parla persino di imbuti e di lenzuola con una mela al centro, a modi buco nero, su cui far scorrere una biglia per dimostrare che, in alcuni istanti, il tempo sembra sospeso.

L’interazione col pubblico e i giochi di luci ed ombre ci fanno immergere nel loro mondo senza tempo e senza spazio, ritrovandosi rapidamente nella stessa posizione di quelle donne in preda alle incertezze, di cui pochi hanno saputo interpretare la tristezza.
Quando usciamo siamo forse più confusi di prima, ma alla fine quei fisici ci hanno davvero provato che il tempo non esiste.

Questo spettacolo è la riprova che mondo matematico o fisico e mondo umanistico o artistico, quello che viene definito come più sensibile, possono incontrarsi. Chi ha detto che le materie scientifiche non possano essere suggestive? Che non si può vivere a cavallo tra scienza e poesia? Che questo spettacolo fosse sulla fisica e non sulla filosofia?

Scienze e poesia possono incontrarsi e dove lo fanno il tempo smette di esistere.

Foto di Repubblica

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