Un’aula, una lavagna, una presentazione; detto così sembra una normale classe. Lo è, ma ai banchi troviamo quasi unicamente insegnanti e dirigenti.
Oggi in quell’aula si insegna come raggiungere l’innovazione in maniera trasversale nelle scuole, grazie a progetti finanziati dalla fondazione Cariparma e ad un immenso orientamento verso il futuro.
Al microfono si susseguono il preside Grossi, che ospita la conferenza nella sua scuola, l’assessore Bonetti, la vicepresidente di Cariparma, la preside Chiara Palù, Marcello Scaravella di CASCO e altri rappresentanti delle scuole partecipanti, come il nostro preside Cardarelli, accompagnato dalla professoressa Fontana; anche loro, come gli altri, si sono fatti portatori di un messaggio di innovazione che vede gli studenti e i docenti come protagonisti in un progetto di cooperative learning, a lunga, e possibilmente infinita, durata.
Gli obiettivi presentati, in particolare, sono: sfidare sé stessi e il digitale stesso tramite il suo uso, raggiungere l’inclusività usufruendo di tutta la strumentalizzazione in nostro possesso per appianare le disparità, contrastare l’abbandono scolastico e creare una rete solida e produttiva, ma anche documentarne i frutti e non abbandonare la ricerca.
Per fare ciò, chi ha strutturato il progetto ha riconosciuto sette tappe, partendo dall’avere un luogo di riferimento fisico (CASCO, Centro per l’Apprendimento e lo Sviluppo delle Competenze) in cui inserire personale specializzato (educatori digitali) da ripartire in un secondo momento nelle scuole, passando per la creazione di laboratori esperienziali sulle materie STEAM per studenti e una formazione per docenti, fino ad arrivare all’attribuzione di certificazioni, alla realizzazione di momenti extrascolastici dedicati alle famiglie e alla valutazione dell’impatto che questi progetti hanno avuto.
Ovviamente queste innovazioni non sono facili da attuare e portano con sé diversi dubbi: il preside Cardarelli sottolinea, in particolare, come si rischi di diventare “innovatori arrivati”, ovvero di concentrarsi troppo su un solo metodo di innovazione e togliere tempo e risorse alla ricerca. I due studi, dopo aver chiarito che spazio si ha dentro questo nuovo digitale, devono proseguire di pari passo per arrivare a favorire il benessere psicologico, l’ottimizzazione delle capacità dei singoli e lo sviluppo del metaverso anche nel quotidiano scolastico, come ci ricorda la professoressa Fontana.
Tra i dubbi e le speranze delle proiezioni nel futuro, resta una consapevolezza: il Bertolucci è
Una scuola che impara, che coglie le sfide e cerca soluzioni