I nostri versi di Pace

Riflessioni poetiche della 5^C dopo il Convegno del 24/10/2022: “Le armi nucleari e di distruzione di massa sono incompatibili con la nostra Costituzione”

 

        LA FINE

Chi sta in alto pensa alla prossima mossa, 

Il pensier dei soldati è scavarsi  la fossa

 

Chi sta in basso imbraccia l’artiglieria,

Sanno che la morte è più vicina che pria

 

La notte, lo sguardo verso le stelle,

Coloro che pagheranno la guerra con la pelle

 

E I volti di chi combatte di sangue son dipinti 

Non c’è differenza tra vincitori e vinti.

 

                                                       Marco Pingiotti 

 

 Sognando la pace                                           

La tua nostalgia mi condanna,

forse la paura non mi calma,

il colpo è sempre in canna

perché c’è chi vuole la mia salma.

 

Mi ricordo quando c’eri,

e maledico l’indifferenza.

Ora i giorni sono neri,

e vedo solo violenza.

 

Ma tranquilla tornerai

o lassù mi vedrai,

tanto chi ha coraggio lo sa già:

 

Ci si tuffa nell’aldilà,

illudendoci di credere 

nella libertà.

                                                                                      Alessio Volpi

I sensi della guerra

Udito

Uomo, ascolta il mondo intorno

Cosa senti? Urla, pianti, grida e boati

Un figlio partendo ha detto “torno”.

 

Olfatto

Uomo, senti questo odore?

Corpi che corrono, affranti e sudati

Un padre lo implora “resta, per favore”.

 

Gusto

Uomo, che sapore ha questa guerra?

Lacrime amare scorrono sui soldati

Una moglie sofferente si getta a terra.

 

Tatto

Uomo, tocca con la tua mano

Rughe, polvere, fuoco, visi gelati

Un fratellino, confuso, lo saluta da lontano.

 

Vista

Uomo, adesso apri gli occhi e guarda là

Sguardi vuoti di uomini stremati

Una madre piange, suo figlio non tornerà.

                                                                                                                      Siria De Luca

                                                                  

I COLORI DELLA LUCE

Su nel cielo appare

un aquilone. Bambini felici 

lo inseguono e lo guidano,

ne tengono il filo.

Il giallo, l’azzurro, il rosso e il turchino

tremolano al vento leggero.

Si espandono nell’aria,

insieme ai petali di ciliegio,

grida festose, interrotte all’improvviso 

da un bagliore sinistro, nero.

La corsa si arresta, 

stupore e sconcerto si alternano.

Cos’è? Chi è stato?

Non è tuono, né lampo, 

l’aria si fa livida,

il cielo si oscura:

è finito il gioco innocente.

“Chi sta in alto” ha deciso così

per sete di potere e di sopraffazione,

per insensato delirio.

Ma nessuno sarà il vincitore,

tutti saranno sconfitti.

 

L’aquilone impazzito non si vuole arrendere,

continua a volare, finché cade sfinito

sul prato verde, illuminato dal sole.

 

Ma è solo un momento,

l’attesa che precede la risalita.

                                                                                                             Matilde Bisaschi

  La nostra 5C presente al convegno

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