PARLACI DI TE
Io sono Charlie Moreno -Romero, sono colombiano. Dal 2005 vivo in Estonia e faccio l’insegnante da ormai 18 anni. Ho imparato l’italiano quando sono venuto qui, molto giovane, a fare il lavoro sociale, come volontario. Poi ho studiato filologia, lingue e culture, e ho un dottorato in educazione per la giustizia sociale, l’inclusione e l’educazione democratica.
COME È INIZIATA L’EDUCAZIONE DEMOCRATICA ?
L’educazione democratica è una prospettiva pedagogica che è iniziata 100 anni fa dopo la prima guerra mondiale, quando nasce l’idea di educare per la pace, per la non violenza. Ciò ha motivato persone a creare scuole diverse in molti paesi d’Europa. Negli anni 90 il fenomeno si diffonde e diventa globale. Ci sono più o meno 500/600 scuole ora che seguono questa prospettiva pedagogica.
CI PARLI UN PO’ DELLA TUA SCUOLA
Intanto gli anni sono divisi in 6, poi tre e tre, in totale 12 anni. Poi c’è da sapere che ci sono diverse caratteristiche di questa tipologia: in primis la partecipazione giovanile (anche quando ci sono da prendere delle decisioni), il decidere insieme di quando e come si studia, delle regole, e la programmazione di attività. E’ un apprendimento autonomo, vuol dire che noi prendiamo il curriculum e ci focalizziamo sui contenuti e li sviluppiamo, ma studiamo comunque matematica, estone, ma delle lezioni sono usate come laboratorio per lo sviluppo di queste esperienze e abilità. Iniziamo a creare relazioni fra gli studenti e i loro interessi. Inoltre non devono esprimersi soltanto con un power point, ma può essere un’opera di teatro, una canzone, un’esibizione o un podcast. Ci sono anche degli spazi dove ragazzi di diverse età imparano, socializzano da una prospettiva di apprendimento non formale e questo aiuta per distribuire fra i ragazzi conoscenze, sviluppare empatia.
IL RAPPORTO TRA STUDENTI E DOCENTI COM’È?
É molto più amichevole, l’autorità dell’insegnante non si impone. Appunto perché parliamo della partecipazione giovanile le decisioni si fanno insieme con gli altri, non è che lo fai perché io dico, troviamo delle soluzioni creative che si relazionano con i requisiti curriculari ma anche con le abilità e gli interessi della persona. Prendiamo le persone, lavoriamo con loro, non come studenti, ma come persone. Cerchiamo soluzioni creative. É un continuo dialogo tra le due parti.
QUANTI STUDENTI AVETE ?
All’incirca 70 e poi 7 docenti.
PERCHÉ CI SONO POCHI STUDENTI ?
Perché è importante questa intimità e questo rapporto così vicino con gli studenti, con troppa gente questo non ci sarebbe. Massimo abbiamo 100, 150 ragazzi. Quando abbiamo scuole di 1000 studenti, non è possibile conoscere tutti e iniziare a pensare cosa vogliamo fare, dove vogliamo andare; quando sono pochi è più facile e logico.
LE VALUTAZIONI COME FUNZIONANO ?
Non abbiamo voti, abbiamo una valutazione collaborativa con gli studenti. lo posso presentare una proposta, e poi ci si mette d’accordo sul voto finale.
PER I COMPITI ?
Ci sono i compiti ma si fanno quasi sempre a scuola, i compiti a casa sono difficilmente assegnati. Questo perché noi capiamo che per le persone giovani è importante iniziare a prendere responsabilità, anche per quanto riguarda il loro tempo, è importante anche parlare con gli amici, non è una perdita di tempo. Ogni tanto però bisogna anche leggere degli articoli a casa, guardare dei documentari, scrivere delle note, portarle per discutere ad esempio. Ogni tanto è difficile specialmente quando gli studenti vengono dalle scuole convenzionali perché sono abituati a ciò che l’insegnante dice e tu fai. E i ragazzi non comprendono che imparano per loro. E’ fondamentale che le persone iniziano a fare le proprie domande, invece di rispondere alle domande di persone vecchie come me.
SECONDO LEI CI SONO SVANTAGGI NELLA NOSTRA SCUOLA ?
Si ad esempio ci sono delle famiglie dove i limiti non ci sono, forse con il telefonino, forse nei rapporti con gli altri, nel come parlano o si comportano. Allora in quel caso il lavoro con la famiglia è importante ma non tutte sono cosi disponibili. Ci sono anche dei ragazzi che non vogliono pensare da soli, tu mi dici quello, lo faccio e basta. E allora non funziona per tutti, funziona per coloro che sono motivati, che vogliono esplorare e conoscere il loro mondo. il fine ultimo sarebbe questo; non quello di finire l’università, trovare un lavoro, avere la macchina, ma quale sarebbe il senso della vita alla fine ? Fare dei soldi? Meglio forse vivere una vita piena, fare quello che ti piace, che ti fa felice, che aiuta gli altri, aiuta te. Anche perché due settimane dopo l’esame dimentichi tutto, forse è tempo mal usato tempo che potrebbe essere usato in un altra forma.
L’ORARIO COME VIENE SUDDIVISO?
La scuola inizia alle 9 fino alle 2, dalla terza quarta media fino alle 3 ogni tanto. Il 60/ 70 per cento sono progetti di ricerca e il 30 tempo per gli studenti, in cui si organizzano club spesso riguardanti argomenti come la filosofia, la cultura di diversi popoli ecc.
IL TELEFONO COME VIENE GESTITO?
concesso solo dalle 12 alle 13, quando si pranza, per giocare, per divertimento. L’altro resto del tempo non si può tirar fuori, ogni tanto qualcuno deve consegnarlo dei giorni o una settimana, se non riesce a controllarsi. Non viene ritirato alle 9 è un processo di autoregolazione.
SI PARLA SPESSO DA VOI DI ATTUALITA’ ?
Ne parliamo e abbiamo studenti anche ucraini e russi. Spesso ci sediamo e ne parliamo. Abbiamo anche diversi ospiti ogni settimana a parlarci di vari argomenti sui social, la nutrizione, le guerre. Ci sono anche persone un pò testarde che non vogliono venire a queste chiacchierate, li convinciamo a ascoltare anche dieci minuti e poi magari scoprono interessi .
COSA NE PENSA DELLA SCUOLA IN ITALIA ?
Quando parliamo dell’educazione in genere, la scuola è una cosa, l’educazione è un’altra.
L’educazione è un processo biologico, cognitivo, dinamico, la scuola è una costruzione sociale, culturale. Quando si parla della scuola in Estonia o in Colombia, sono le stesse scuole, separiamo il giorno, lo dividiamo, con delle discipline, ci sono degli esami e una struttura in cui gli adulti decidono tutto. Questo dappertutto. Bisogna rompere questa versione, di mettere una misura uguale per tutti, perché le persone sono diverse. Allora queste tre parti si devono mettere a pensare insieme, a capire che le abilità delle ditte, delle industrie, non sono più così utili e bisogna sviluppare queste qualità come il pensiero critico, la convivenza, vedere i problemi in diversi modi, ascolto ecc. Questo non si può insegnare, ma si può sviluppare con l’appoggio delle persone adulte. Una presentazione di 75 slide non funziona, è solo quantità, dove è l’analisi, il punto critico, i collegamenti con la vita reale ? E’ più importante per un giovane fare pratica che ascoltare una listening o una grossa quantità di teoria, non è tutto teoria nella vita. Due cose ci controllano a scuola, il curriculum e l’orario, se non possiamo deciderlo, cosa ci differenzia dagli altri? Niente, si soffoca una differenza positiva per te e per la società.
PENSA SIA SBAGLIATO IL NOSTRO RAPPORTO COI PROFESSORI ?
Io credo che nessuno impara niente da una persona che non sia amichevole. Bisogna vedere le persone non solo attraverso i ruoli. Io non vedo studenti, vedo persone. Vedo anche che siamo tutte vittime di un sistema standardizzato che non tiene conto delle persone. Se io ho un brutto giorno, nessuno lo prende in considerazione. C’è sicuro moltissimo stress per entrambi, e spesso i professori parlano a vuoto, perché è un apprendimento che avviene solo da me verso te, ma l’apprendimento è un processo collettivo. lo dico qualcosa, tu rifletti, e rispondi, un dialogo. Troviamo una via per sviluppare insieme anche se è il tuo apprendimento.
A COSA PENSA CHE POSSA PORTARE LO STRESS CHE SI PROVA A SCUOLA ?
Nessuna persona stressata può imparare bene. Se si è pieni di pensieri e pressioni lo studio smetti di farlo per te ed è una cosa errata perché tu così conosci per motivazioni esterne e per paura di conseguenze. Smette di essere una tua scelta scoprire. La salute mentale purtroppo non è meno importante di quella cognitiva, viene messa da parte. Non si può però sempre valorizzare solo l’aspetto accademico della persona.
Intervista realizzata da Giulia Di Silvestro 2A