I giovani e il 25 Aprile, un rapporto difficile

Il 25 Aprile e i giovani, un rapporto tanto problematico quanto difficile, soprattutto per le nuove generazioni: cosa sanno realmente i giovani del 25 Aprile? Sono coscienti di questa realtà storica o il giorno di “vacanza” si rivela solo un’occasione di festa per divertirsi con gli amici?

Il 25 Aprile 1945 è la data che più di tutte marca la lotta al fascismo segnando ufficialmente la vittoria partigiana sulle milizie fasciste e ponendo fine al ventennio dittatoriale nel nostro paese, ma soprattutto rappresenta il giorno della deposizione dei generali e dei gerarchi fascisti che trascinarono l’Italia in una devastante e logorante guerra (molti ricorderanno l’episodio di piazzale Loreto a Milano dove furono esposti alla folla i corpi di Benito Mussolini e della moglie Claretta Petacci). 

Il 25 Aprile 1945 uomini, donne, giovani e anziani, partigiani e civili al grido di “Arrendersi o perire” si sono dimostrati pronti a combattere e farsi valere per la propria libertà e quella altrui (non a caso è anche chiamata festa della Liberazione).

Di tutto questo troppo poco sanno i “teenagers” del 2022, poco interessati e troppo distanti da questa storia raccontata solo tra i banchi di scuola. E i dati che dimostrano quanto ne sanno i giovani di oggi sul 25 Aprile sono impressionanti: secondo un reportage di Ballarò del 2015 almeno il 60% dei giovani non sanno cosa si festeggi il 25 Aprile.

I commenti di alcuni giovani all’intervista lasciano a bocca aperta tanto quanto i numeri: “Non volevo essere liberato. A quest’ora avremmo avuto la Merkel, sarebbe andato tutto molto meglio, non credi?” E ancora: “Non sono molto attaccata a queste cose, perché il regime fascista dipende da come viene visto o interpretato”.

Nel mio caso, ho avuto la fortuna di avere famigliari che potessero fornirmi una testimonianza diretta di quanto accaduto in modo da tenere vivo in prima persona questo ricordo. Per questo è importante studiare storia: per garantire alla memoria del 25 Aprile di sopravvivere e di essere sempre celebrata, non solo perché è parte della nostra storia, ma perché dobbiamo a queste persone la libertà per cui hanno tanto lottato. Questo giorno di ricordo può diventare anche uno spunto per i ragazzi di oggi che vivono in un mondo sempre più travolto e dominato dai conflitti, per chiedere finalmente pace e libertà per tutte le persone oppresse e che non possono godere dei diritti fondamentali.

Ricordo felicemente la frase di un partigiano ormai segnato dal tempo, incontrato per caso sul palco di uno dei cortei che si svolgono solitamente in città per il 25 Aprile, frase che mi porse durante un lungo applauso, interminabile agli occhi di un bambino di otto anni. Si avvicinò a me e, continuando a battere le mani, mi disse commosso:

“Applaudi. Applaudi per me. Applaudi per tutti”

Subito non diedi molto peso a quelle parole ma ora, ripensandoci dopo altri otto anni, sono riuscito a capire. La sofferenza e il dolore di perdere compagni, amici, famigliari in una lotta armata per puro amore verso la patria e desiderio irrefrenabile di essere finalmente liberi. 

A volte si è responsabili di qualcosa fatto da altri o più semplicemente che abbiamo ricevuto in eredità. Non sprechiamo questo dono.

Ricordiamo.

di Pietro Palmia Delsoldato 3F

Può interessarti...