Musica è libertà

La trasposizione dell’anima su sottili righi del pentagramma, scandita da un’indicazione ritmica e canoni di armonia, che permettano all’ascoltatore di poter comprendere la composizione. Un dialogo tra il compositore e il possibile ascoltatore. La concezione di libertà è difficile da individuare: è uno stato interiore, un diritto sociale o una condizione acquisibile? Forse è un sentimento, è uno stato individuale, frutto di un equilibrio tra la mente e l’anima.

La musica, come l’arte, è una delle massime espressioni di libertà, soprattutto nel momento in cui la sua prima finalità è quella di raccontare, di entrare all’interno del cuore degli ascoltatori. La musica è la forma per eccellenza di comunicazione di sentimenti indefinibili: sensazioni che non hanno un effettivo motivo di esistere, ma che per la persona che li prova diventano l’unica fonte di ispirazione. I sentimenti definibili invece sono quelli etichettati dalla società, di cui abbiamo la definizione e sono di facile individuazione.

La musica lascia grande spazio all’ascoltatore: quando veniamo accecati dai nostri bisogni e la realtà intorno a noi diventa una manifestazione dei nostri desideri o delle nostre paure,  la musica diventa una casa sicura in cui rifugiarsi, in cui non ci si senta soli, emarginati dal resto del mondo, rinchiusi nella nostra bolla di realtà modificata.

Una delle composizioni di musica classica che possa meglio trasmettere il sentimento di libertà, di spensieratezza è il Nocturne, Op.9 No. 2 di Chopin. All’intento di questo brano possiamo sentire la leggerezza delle note, della mano destra che guida la melodia, che si muove leggera, accarezzando i tasti del pianoforte, inducendoci ad abbandonare il peso che cinge il nostro cuore, lasciandoci assaporare un po’ di libertà.

 

Alessia Mainini 3Musicale

foto dalla rete ( pagina fb Musica e libertà)

 

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