Questa è la storia di Franco e Andrea, padre e figlio, che da anni lottano per superare i problemi che l’autismo comporta. Dopo una vita di sacrifici, innumerevoli tentativi, un viaggio per il mondo e tanti traguardi, nasce l’associazione “I bambini delle fate”. Dal 2005, I bambini delle fate si è fatta carico di offrire sostegno economico a progetti e percorsi di inclusione sociale gestiti da partner locali a beneficio di famiglie con autismo e altre disabilità.
La loro filosofia è “affrontare le cose col sorriso”. Quando Andrea per l’ansia strappa tutti i tovagliolini di carta, Franco ride per l’impegno con cui li fa diventare piccolissimi fiocchi di neve, quando attraversa la strada con la sua corsa goffa Franco ride per le facce dei passanti preoccupati per la noncuranza nei confronti delle macchine, quando ogni colonna di prodotti al supermercato va allineata alle altre Franco ride suggerendo che forse fare il commesso è la sua vocazione… Ciò non vuol dire minimizzare le fatiche: secondo I bambini delle fate, tutti i ragazzi devono avere le stesse possibilità di migliorare, crescere e vivere una vita “normale”, senza distinzioni di età, patologia, carattere.
L’associazione non aiuta soltanto i giovani, ma anche le loro famiglie, perché Franco sa bene cosa significhi evitare di uscire per paura di perdere di vista il figlio, installare qualche dispositivo in più per controllarlo e spesso rinunciare alla propria vita per migliorare quella di tuo figlio. Con tempo ed esercizi ha imparato che se Andrea sparisce per un attimo ormai è in grado di ritrovare la strada, che suo figlio può persino vivere da solo se tenuto d’occhio e aiutato da una routine. Sì, perché l’anno scorso Andrea è finalmente riuscito a prendersi un piccolo appartamentino solo per sé, in cui ha imparato a cucinare, fare la spesa e i lavori di casa, tutto da solo.
Oltre a lavorare su sé stesso con l’aiuto di uno psicologo, ciò che davvero lo ha aiutato è stato il socializzare: dalla cassiera fino al barista, per carattere fa amicizia con tutti. Anche avendo questa predisposizione, per gran parte della sua vita Andrea non ha avuto nessuno di quelli che noi comunemente definiremmo amici. Certo, lo psicologo offre un’ampia valvola di sfogo, ma resta ben diverso da un amico con cui uscire, scherzare e aiutarsi a vicenda; la mancanza di relazioni ha avuto un forte impatto sulla prima parte della vita di Andrea: da qui l’ultimo progetto dell’associazione, La banca del tempo sociale.
Ecco che da una sola iniziativa emergono varie soluzioni: il progetto offre ai ragazzi con disabilità occasioni di inclusione tramite incontri con altri ragazzi sia autistici che non, per permettere di sviluppare parti della personalità che, chiudendosi in loro stessi, non avrebbero occasione di fiorire. Allo stesso tempo ai ragazzi senza disabilità viene offerta l’occasione di entrare in contatto con una realtà che troppo spesso tendiamo a dimenticare e, perché no, trovare nuovi amici. La banca del tempo sociale, però, non è l’unica occasione di riflessione in merito: ogni giorno in molte scuole vengono proposti laboratori integrativi, studiati per permettere a tutti i ragazzi di sentirsi parte integrante della comunità scolastica. Perché diciamocelo, alla fine l’unica disabilità è l’incapacità di amare.
Cleo Cantù