Lettera ad una sconosciuta

Come si inizia una lettera per qualcuno che non si conosce?
“Cara sconosciuta” non va bene, sembra che le stia scrivendo perché non ho nulla da fare. Ok che non ho veramente nulla da fare, ma non è quello il motivo per cui le voglio scrivere una lettera. Ma poi chi manda le lettere nel ventunesimo secolo? Andiamo, non è il momento di farsi queste domande. Devo trovare il modo di iniziare.
Nemmeno “Hey” va bene, purtroppo non sto scrivendo un messaggio.
Potrei provare con “Tanto gentile e tanto onesta pare”… no,  già sentito da qualche parte. E poi è un po’ troppo antico, va bene che per scrivere una lettera devi essere vecchio dentro, ma magari non medioevale.

Certe volte vorrei avere il coraggio di uno qualsiasi dei miei coetanei, così da incontrarla “casualmente” per strada ed andare a parlarle, e a dirle quanto il suo naso all’insù e il suo fare delicatissimo mi mandino fuori di testa. Ma poi sai che figura se proprio non dovessi interessarle, e diventassi solo uno dei soliti seccatori per lei? A quel punto preferirei rimanere ad osservarla da lontano, rimanendo nel limbo tra buttarmi e provare o trattenermi e rimanere al mio posto. Alcuni miei amici hanno detto anche che sono carino, magari semplicemente per provare a togliermi da dosso l’odio per me stesso, ma a che serve se non riesco a farmi notare? Va più veloce un Mercedes senza motore o una Fiat punto del ’99 a benzina?
Mi sto distraendo, ci sto girando troppo intorno. Forse non conviene mentire, il suo nome già lo so; lo ha detto almeno un miliardo di volte il barista di quel bar, maledetto, che frequentiamo entrambi la mattina. Se avessi saputo che mi sarebbe successo di innamorarmi, probabilmente mi sarei accontentato del caffè delle macchinette.
Sai che c’è? Mi arrendo.
È inutile pensare di scriverle una lettera così, che magari poi strapperà anche; è inutile perdere tempo a costruire qualcosa, che anche se apprezzasse renderebbe le cose ancora più imbarazzanti per me. Le andrò a parlare, userò una scusa, mi inventerò qualcosa, anche se questo vorrà dire combattere contro la mia timidezza e le gambe che tremano, la faccia che arrossisce, le mani che sudano, e poi con i suoi occhi, le sue mani pallide, i suoi capelli a caschetto e la sua giacca di jeans, il rumore suggestivo della mattina, il profumo del caffè.
Tutto ciò mi ricorda lei: la mattina presto, l’aria freddina che rende i vestiti ancor più comodi e caldi addosso, il sole appena alto, il bancone e i rumori del bar opposti al silenzio della città che si sveglia, ed il caffè.
Se non riuscirò a trovare il coraggio di parlarle, quando questo momento quotidiano in cui le nostre vite si incontrano sarà stravolto la rivedrò in tutte queste cose. Sarà in ogni tazzina che tentenna, in ogni macchinetta in funzione, in ogni quotidiano appoggiato sul tavolo. La rivedrò in ogni singola goccia di caffè.

Niccolò Napolitano

foto di m.borelli

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