Nel 1829 il grande pittore giapponese Hokusai realizza la celebre xilografia ”Grande onda a Kanagawa”, una delle “Trentasei Vedute del monte Fuji”. La xilografia originale è oggi conservata al Museo di Hakone in Giappone. Le barche dei pescatori appaiono miseri legnetti di fronte agli “artigli” di un’onda gigantesca sul punto di inghiottire tutto quanto, barche e uomini.
Un secolo e mezzo dopo un altro artista giapponese, il regista Akira Kurosawa (1910-1998) dirige, nel 1975, un film capolavoro, Dersù Uzala. In una scena del film, Dersù, cacciatore nomade nell’immensa taiga siberiana, così ammonisce i soldati che ridevano delle sue credenze: “Fuoco si arrabbia, fa paura; acqua si arrabbia, fa paura; vento si arrabbia fa paura. Fuoco, acqua, vento: tre omini forti”. Secondo l’animismo di Dersù, gli elementi della natura sono vivi, dotati di potenza immane. La loro forza è immensamente superiore alla nostra. Come dargli torto? Nonostante gli attuali strumenti tecnologici riescano almeno in parte a prevedere le catastrofi naturali, di fronte alla violenza di tsunami, uragani, terremoti, incendi, inondazioni, ci sentiamo inermi; poco o nulla possiamo contrapporre alla furia degli elementi naturali. Posso ben affermarlo per esperienza personale dopo che, nel luglio del 2002, a Nazarè, in Portogallo, volli sfidare le fredde acque dell’oceano Atlantico, 16 gradi a fronte dei 32 dell’aria in quella calda estate.
Fai molta attenzione – mi suggerisce l’assistente bagnanti – le onde arrivano sempre a gruppi di sette; ti conviene entrare in acqua dopo che è passata la settima onda. Avrai tempo sufficiente per prendere il largo. Conto le onde e, dopo la settima, entro in acqua. Nonostante il freddo, inizio a nuotare con una certa disinvoltura. Però, appena superata la cresta della prima onda, mi sento trascinare al largo come fossi un fuscello, risucchiato via di una ventina di metri in un secondo. Confesso di aver provato un terrore panico. Paralizzato, sono incapace di reagire in alcun modo di fronte ad una forza così spaventosa. Poi, non so come, realizzo che avrei potuto tornare a riva dopo il passaggio della settima onda. Senza opporre resistenza, come le barche nella stampa di Hokusai, mi abbandono allo strapotere delle acque. Finalmente, dopo il passaggio della settima onda, nuoto con tutte le mie forze verso riva. Stremato, esco dal Grande Oceano.
Com’è piccolo l’uomo…
Prof. Lanzi
dedicato alla composizione originale e premiata del prof. Stefano Pantaleoni