La violenza è un problema molto attuale nella nostra realtà e il modo migliore per agire contro questo fenomeno parte dalla discussione. Proprio per questo durante l’assemblea del 21/01 come rappresentanti di istituto abbiamo deciso di chiamare un esperto in questo campo: Andrea Bisaschi, istruttore di arti marziali e autodifesa e autore del libro “Rischio zero”. Andrea ci ha parlato di quali sono le principali motivazioni che spingono una persona ad un atto di violenza e quali sono i modi per prevenirli ricollegandosi al film visto nella prima parte della mattinata. Dimostrare la propria superiorità fisica e psicologica è la prima e maggiore motivazione di questi atti proprio come un meccanismo animalesco di predominanza.
Cercare di prevenire la lotta fisica attraverso l’uso corretto e sapiente del linguaggio e del tono di voce è la vera soluzione al problema di scontri o risse mentre rivolgersi alle autorità o a una persona di fiducia è il primo passo da fare in caso di stalking per prendere posizione prima che questo si trasformi in violenza vera e propria.
Anche il triennio era impegnato su una tematica strettamente legata alla violenza: il carcere. Una realtà distante e poco conosciuta, ma che rappresenta un grande strumento per la società che dovrebbe permettere la rieducazione e la reintegrazione. Attraverso prima la visione del film Le ali della libertà, poi con il confronto e il dialogo con il professor Luigi Lanzi e con il professor Felice Cavalli, dell’Itis Galilei di San Secondo, insegnanti in carcere, abbiamo potuto conoscere le condizioni di quell’ambiente.
Queste testimonianze hanno messo in luce le difficoltà e gli impedimenti che sorgono nel tentativo di adempiere al nobile compito dell’istituzione carceraria, ma non per questo si tratta di una battaglia persa in partenza. I carcerati si sono macchiati di crimini, terribili e non, ma sono anche meritevoli di perdono e di aiuto. Un aiuto che, come hanno definito i professori, deve consistere nella trasmissione della cultura, quale esempio massimo della bellezza che l’uomo può produrre. Ed è proprio su questo concetto che il confronto si è concluso; gli ospiti hanno posto due quesiti profondi a tutti ragazzi: come si può portare la bellezza nel carcere, e soprattutto, come può ciascuno farsi creatore di questa bellezza?
Gaia Barbieri e il team dei rappresentanti d’Istituto