Troppo spesso tendiamo a fare paragoni con chi è in condizioni sociali migliori delle nostre, chi ha disponibilità economiche maggiori rispetto alle nostre o, generalmente, con chi ha meno problemi di noi. Ma perché non facciamo mai caso a quanto siamo fortunati per provare a rendere migliori le condizioni di altri?
Queste domande se le è poste anche il fotografo turco Ugur Gallenkus. Ugur, nella sua arte, fonde foto simili, ma, allo stesso tempo, opposte. L’intento è proprio mettere in chiara difficoltà chi guarda tramite la contraddizione.
Le sue foto trattano i temi sociali più svariati e controversi, senza l’uso di parole, solo tramite immagini. Nella sua pagina, in cui pubblica le opere, si possono trovare un papà che abbraccia la sua bambina, una donna dai due volti, un’aula scolastica, una piccola ballerina o due persone che si abbracciano.
Ho volutamente descritto ognuna di queste coppie di foto come se vi fosse raffigurato un solo soggetto e non come se vi fossero due ambienti, due realtà, due emozioni completamente in contrasto, perché è lì che si trova la critica.
Come si può guardare in faccia la donna dai due volti e dirle che “forse sta esagerando, sarebbe stato meglio non denunciare” e “avresti potuto metterti una gonna più lunga”?
Come si può vedere il visino della bimba, che abbraccia il padre, completare un corpicino avvolto in un telo bianco nelle braccia di un altro padre, tanto padre quanto il primo, e continuare a pensare “rimandiamoli a casa loro”?
Come si può osservare l’abbraccio dei medici in tuta integrale, completato da quello della coppietta in vacanza, e protestare ancora perché “la mascherina è una limitazione della libertà”? Come?
Ognuna di queste foto è provocatoria, carica di critica e di emozioni. Ecco allora che Ugur può dire di essere riuscito nel suo intento: mettere in contrasto frammenti di vita quotidiana, che non ci stupiscono più perché ci riteniamo in diritto di vivere, con immagini che vediamo scorrere lontane nei telegiornali, sperando che questa scossa emotiva ci porti a cambiare qualcosa nel nostro piccolo.
Non parla di atti plateali, ma smuove le coscienze. È così che Ugur cerca di trovare una risposta alla domanda “perché io, privilegiato in un contesto di privilegiati, mi lamento delle mie condizioni quando potrei fare qualcosa per migliorare quelle di qualcun altro?”
Cleo Cantù