Quarantena e rinascita: felici seppur a casa

Una delle peggiori tragedie dell’umanità è quella di rimandare il momento in cui cominciare a vivere. Sogniamo tutti giardini incantati al di là dell’orizzonte, invece di goderci la vista delle aiuole in fiore sotto le nostre finestre.

 

Questi versi, impressi dalla saggia mano di Quinto Orazio Flacco oltre duemila anni fa, sono un vero e proprio faro a cui far riferimento in questi giorni, in particolare quando ci sembra di aver perso la speranza. Orazio ci insegna proprio come l’uomo sia continuamente alla ricerca della felicità, che gli sembra sempre troppo lontana, e fissandosi su un obiettivo irraggiungibile non si guarda intorno, non coglie le bellezze che lo accompagnano.

Anche in questo momento, in cui lo sguardo è interrotto da una finestra, che si affaccia su quella che per noi era la normalità e che ora, forse, stiamo iniziando ad apprezzare, dobbiamo imparare a cogliere il vero significato della felicità: la semplicità.

Non è infatti necessario cercare di raggiungere obiettivi lontanissimi per essere felici, basta trovare la propria serenità nelle piccole cose. 

Tuttavia c’è un aspetto legato a questa situazione e all’atteggiamento delle persone che, involontariamente, turba gli animi, soprattutto dei giovani. Questo malessere scaturisce da una domanda che spesso poniamo o ci viene posta: “cosa farai appena ottenuto il via libera?”. 

Pensare alla risposta, però, fa male, perché implicitamente si comincia a considerare la quarantena come una gabbia e il “ritorno alla normalità” come la libertà. Non è così. 

La normalità coincide con la quotidianità e non per forza si deve uscire dalle quattro mura di casa per avere un planning giornaliero. Infatti il miglior modo per non perdere il senno è impedire al nostro cervello di influenzare negativamente le nostre attività, che in un momento come questo vanno riadattate, ma non, di certo, abbandonate. 

Quindi la rinascita non deve necessariamente coincidere con la fine della quarantena, poiché siamo noi a decidere quando e come far partire il riscatto verso una felicità interiore, senza dover scaricare le colpe sulle restrizioni o gli obblighi che ci sono imposti. 

Per concludere, cito, ancora una volta, un insegnamento di Orazio: Carpe diem, ovvero “cogli l’attimo”. In effetti la vita è questa, non viviamola in attesa del domani, ma godiamoci ogni momento che abbiamo rendendolo speciale: viviamo l’oggi.

Alessia Naso.

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