Mascolinità tossica e fragilità

Parliamo spesso, e probabilmente meno di quanto dovremmo, dei pregiudizi che la società ha nei confronti delle donne, di come vorrebbe che fossero: e i pregiudizi sugli uomini?

Ne sono esenti? Per niente. Anche l’uomo, inteso come genere, è riempito di pregiudizi, di ogni genere: dev’essere forte, deve pagare il conto, deve scrivere per primo alle ragazze, dev’essere un duro, non deve piangere, deve “fare il grosso”, dev’essere automaticamente bravo a letto altrimenti è uno sfigato… Molti ragazzi hanno complessi, anche se non se rendono conto o non se ne vogliono rendere conto, riguardo la sfera sessuale: se non perdi la verginità presto o se non baci una ragazza al primo appuntamento sei un fallito. Tranquilli, non sto dicendo ciò per “giustificarmi”, ho avuto anch’io le mie varie esperienze, e questo però non esclude che possa fare ragionamenti più vasti.Son sicuro che molti ragazzi ne soffrano, sofferenza che spesso si tramuta in ansia, insicurezza, tristezza, che tante volte non si ha nemmeno il coraggio di affrontare, che porta a vivere certi aspetti della vita colmi di ansia e/o insicurezza, a volte anche senza rendersene direttamente conto. 

Ma questa insicurezza, da cos’è causata? Dalla società. Dal super-io. L’uomo dev’essere il cavaliere azzurro, forte, valoroso e sempre sicuro di sé e la donna la principessa, innocua e angelica. Ma io dico, siamo rimasti al Medioevo? Il problema è che per molti è più facile essere ciò che la società vuole che tu sia. Probabilmente riguardo a noi maschi se ne parla meno anche perché è oggettivamente vero che gli uomini tendono ad essere, in generale,  meno introspettivi. Il problema secondo me è che i ragazzi che si sentono insicuri, per esempio a causa delle convenzioni di sesso, pensano di essere loro a sbagliarsi, ed inoltre è estremamente difficile “spogliarsi” in un mondo che vuole l’uomo in uniforme, rigido e corazzato. Tranquilli, non è una crisi adolescenziale, quella l’ho già superata, è solamente una riflessione alla luce della ragione, una fotocopia della triste realtà. Questo però, state attenti, non deve demoralizzarci, tutt’altro: deve farci incazzare, deve farci aprire gli occhi, ed usarli:  i nostri occhi, non quelli degli altri. Avete letto Lettera al padre di Kafka (nel caso non l’aveste letto, leggetelo)? Ecco, a volte mi sento come lui di fronte al padre, ma nel mio caso il padre è la società, le convenzioni, e a differenza di Franz io non sono demoralizzato, sono incazzato.

“[…] e che diventino indifesi come bambini, perché la debolezza è potenza, e la forza è niente. Quando l’uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l’albero: mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagni della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell’esistenza, ciò che si è irrigidito non vincerà”.

Questo è un monologo tratto dal film Stalker di Tarkovskij e a parer mio è bellissimo:  è un invito ad essere ciò che davvero siamo, tutti, sia maschi che femmine che ermafroditi: esseri fragili.  E quando subentra l’ignoranza, questa fragilità viene sommersa da uno spesso strato di arroganza, cattiveria, prepotenza, strafottenza; molti infatti fanno i duri, si atteggiano da tali, come se fossero migliori di altri. Però adesso ditemi, quante volte si parla, giustamente, di ciò riguardo le femmine? E quante riguardo i maschi? Perché se un ragazzo sensibile, fragile, quindi umano, esterna ciò, allora viene visto come una “fighetta”, un “ricchione” o, come direbbe il più colto di tutti, “un frocio”? Con tutte queste astratte lettere e parole non penso proprio di cambiare il mondo, fosse così semplice, voglio semplicemente invitarvi a guardarvi allo specchio. Siete veramente persone? Oppure solamente stampini? E adesso per favore non iniziatemi a dire “Sei solo un anticonformista!!”, lo so, e ne vado fiero, ma non me ne vanto. Perché conformarmi a ciò che non mi piace? Ciò che non è nella mia natura? Penso sia un istinto naturale rifiutare ciò che si disprezza ed inseguire ciò che ci piace: siamo tutti spinti dalla libido, questa energia interiore che ricerca il piacere. Certo occorre stare attenti a non farsi ingozzare dei piaceri che le convenzioni e l’omologazione vogliono che abbiamo. Riuscire a prendere coscienza di ciò è già tantissimo, perché “modificare il nostro super-io” è molto difficile, ma questo non vuol dire che dobbiamo arrenderci.

“[…] ora invece succede il contrario: il regime è un regime democratico eccetera eccetera, però quella “aculturizzazione”, quella omologazione che il fascismo non è riuscito assolutamente ad ottenere; il potere di oggi, cioè il potere della società dei consumi, invece riesce ad ottenere perfettamente, distruggendo le varie realtà particolari”, parole tratte da un’intervista di Pasolini.

E quindi riflettete ed incazzatevi, tirate un pugno all’armadio se volete (evitando di romperlo altrimenti lo pagate), ma non state lì seduti a grattarvi e a guardare solo il vostro orto, questo è solo un invito per diventare quello che siete, non quello che pensate di essere. Per l’amor del cielo, a parole è decisamente più semplice, lo so, non sto dicendo di essere  un illuminato… però ci sto lavorando, e lavorateci anche voi, buttate giù ogni tipo di muro vi venga posto ingiustamente davanti. Sgonfiate l’ego, guardatevi dentro, abbiate il coraggio di spogliarvi, siccome questo è vero coraggio.

Di Riccardo Guareschi 4A

 

TUTTE  LE  FOTO  SONO  DI  ROBERT  MAPPLETHORPE.

 

Può interessarti...