Immaginate: a tutti viene detto di stare a casa e di non incontrare altre persone, ma a voi no, voi dovete continuare a lavorare, anzi, dovete aumentare le ore di lavoro, le ore fuori casa e le possibilità di contagio perché fate parte del sistema sanitario.
E’ ormai da giorni che, come tutti ben sappiamo, il personale sanitario viene messo alla prova dall’emergenza Covid-19: c’è chi fa ricerca per trovare un vaccino, chi deve continuare le operazioni di routine, chi si occupa di evitare i contagi e chi come l’infermiera di Cremona, assiste i malati tutto il giorno, facendo i doppi turni, e finisce per crollare stremato sulla propria scrivania.
Elena Pagliarini, l’infermiera di Cremona nella foto in bianco e nero, è solo una delle centinaia di persone che ogni giorno si mettono a disposizione dei malati, per garantire il mantenimento della salute, nonostante questo li esponga a un rischio costante. Direte voi: “certo che devono assistere i malati, sono infermiere, è normale”, ma in questa situazione trovo difficile capire cosa si può chiamare “normale”.
Elena, anche dopo aver finito il suo turno, ha ancora addosso guanti, occhiali, quel camice monouso con l’interno in plastica che protegge ma fa sudare da morire e ti si appiccica addosso e quella mascherina che rende difficile anche la cosa più facile come respirare.
Elena oggi è sì simbolo della lotta al Covid-19, ma anche di tutti gli infermieri. “Siamo tutti provati da questa situazione, ma gli infermieri più di tutti” afferma la collega che ha scattato la foto che ha fatto il giro d’Italia, grazie alla carica di emozioni comuni che contiene; l’immagine è stata scattata proprio per fermare un momento carico di fatica e di orgoglio al tempo stesso, dovuti al lavoro svolto. L’autrice dello scatto continua: “All’inizio di ogni turno sei assalito da un senso di angoscia, un nodo in gola per nascondere la paura, poi respiri profondamente, metti la mascherina e ricominci”.
Loro non hanno i superpoteri, ma sono gli eroi che stanno in prima linea senza essere immuni al virus, che si mettono al servizio di chi ne ha bisogno (sia che si consideri come bisognoso il singolo malato, sia che si consideri l’intero stato). Quindi grazie, grazie a chi si occupa di tutti i malati a prescindere dai sintomi, a chi crolla sfinito sulla scrivania e a chi ogni giorno si mette la mascherina e ricomincia.
Cleo Cantù 2F