La luce, quando il sole ha scavalcato il colmo del cielo, si distende sul mare delicatamente. L’acqua spinge in su e la luce calda trattiene giù. È il momento migliore per fare il sommergibile e scrutare l’orizzonte da sotto il pelo dell’acqua. Soprattutto ora che non c’è nessuno nei paraggi. Anzi, no: qualcuno mi guarda. Un occhio, al centro di una testina scura, poi arriva un lungo becco. Strizzo i miei occhi miopi: sparito. Non era un gabbiano, quelli sono più lenti e noncuranti. Eh, ma rieccolo, dietro di me, vicinissimo! Un cormorano galleggia tranquillo a fianco alla mia testa e mi osserva. Splucc! Dove sei finito, carmirano – così ti chiama la mia amica che vive all’estero e sta disimparando l’italiano: “Quei poveri carmirani, impiastrati di petrolio, non possono volare”. È passato tanto tempo… insomma, dovrai pur respirare, vieni a galla, su… Ma quanto stai sotto? Ti cerco e finalmente riappari, mai dove ti aspetto, mi cogli di sorpresa. Provo a nascondermi anch’io, tra aria e acqua. Ovviamente vinci sempre tu, ma per un po’ giochiamo, io con due fessure da buddha pacificato, tu con un tondo occhietto vigile. Poi te ne vai a pesca di acciughe.
Nadia Paladini
foto di Vieri Bertola ( flickr)