Tra Australia e Italia: intervista a Michaela

Quali tra gli stereotipi italiani ti senti di confermare? 

2019-11-12_112655Questa è una delle curiosità emerse durante l’intervista a Michaela Waite. Michaela è una ragazza australiana di diciannove anni, iscritta alla facoltà di psicologia alla Griffith University, che ha deciso di partecipare ad un corso opzionale incentrato sulla cultura italiana che comprendeva la possibilità di fare questo scambio culturale. 

Alla domanda, che è sorta cercando di rompere il ghiaccio – insomma come si apre un’intervista con una persona che non parla la tua lingua?- , ha risposto confermando che da quando è qui ha mangiato quasi unicamente pasta o pizza, che è rimasta stupita dalla quantità di “piccoli caffè” che beviamo e si è accorta che non gesticoliamo poi così tanto come dicono…  Poi, nonostante ci descriva con le parole “passionate” e “dedicated” oltre che il tipico “friendly”, dice di divertirsi nel sentirci pronunciare alcune parole in inglese come crunchy o alcune espressioni italiane come “O fra” anzi che il loro “Hey bro”.

E’ proprio dalla parola “amichevole” che arrivano la nostalgia per gli amici australiani, con cui è libera di parlare “in slang” (mentre qui deve controllarsi per farsi capire e insegnare), e il pensiero che tra non molto dovrà salutare l’Italia che ha scelto di visitare per la sua storia e per la sua lingua.

Nel il periodo in cui starà da noi ha programmato di visitare anche Verona, Brescia e le Alpi insieme alla sua host family. Proprio grazie alla famiglia che la ospita, Michaela ha avuto occasione di rendersi conto di alcune differenze, come ad esempio la routine mattutina: lei è sempre la prima a svegliarsi perché “gli italiani dormono molto”, ma al suo risveglio trova sempre una buona colazione dolce che è la sua parte preferita della mattina.

Per la verità Michaela non è nuova a questo genere di scambi: quando aveva quindici anni ha visitato anche una scuola in Giappone per due settimane. Parlando del liceo Attilio Bertolucci, ritorna sempre alla familiarità con cui è stata accolta: è partita insicura pensando che sarebbe stata giudicata per il suo livello di italiano, ma è rimasta piacevolmente sorpresa dalle persone (insegnanti e studenti) e dalla struttura, che ci suggerisce di decorare di nostra iniziativa per far emergere le nostre personalità e renderla più internazionale di quanto già non sia. 

Riguardo la sua età spiega che il fatto che sia la più giovane degli insegnanti australiani ospitati, nonostante possa talvolta metterla in difficoltà nel farsi rispettare, è una grande opportunità. E se per lei è un’opportunità essere in Italia, per noi averla qui nella nostra scuola e poterci confrontare con lei è un’occasione unica.

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