Come ha fatto il fenomeno delle principesse a resistere per 90 anni? La risposta può essere una sola: le principesse si reinventano tanto quanto le donne durante la storia. Da Biancaneve a Vaiana assistiamo ad una lenta emancipazione dal ruolo di principessa e di conseguenza a una rimodulazione di quello che le bambine aspirano ad essere.
La prima, Biancaneve, del 1937, è emblema del prototipo di donna desiderabile all’epoca: candida, servizievole, bellissima e sorridente, ma soprattutto completamente passiva nonché dipendente da figure maschili (prima il cacciatore, poi i nani e alla fine il principe). A confermare le qualità della donna perfetta degli anni ’30, viene accostata alla protagonista Grimilde, donna rancorosa e indipendente la cui bellezza si sta esaurendo.
Per il film successivo, Cenerentola, si dovrà aspettare fino al 1950, ma l’attesa verrà ripagata dalle piccole svolte significative presenti come peculiarità della protagonista: anche mantenendo la gentilezza e l’indole servizievole, diventa un personaggio attivo che va contro gli ordini, che non smette di sperare e di mantenersi fedele a se stessa. Doti non sufficienti comunque per migliorare la sua vita: ha ancora bisogno di un principe azzurro.
Dopo soli due anni compare Aurora che però non è la vera protagonista della sua favola in quanto questa storia non vuole mostrare un esempio da seguire, ma uno da cui allontanarsi per cui entra in campo Malefica, egocentrica, vendicativa e sola.
È il 1989 quando Ariel viene presentata al grande pubblico; la sua caratteristica più marcata è la disubbidienza, cosa che non sarebbe stata tollerata prima del periodo storico a cui quel film appartiene e, come se non bastasse, è lei a salvare Eric dalla tempesta: sono queste le due novità che la rendono un’oppositrice alla ricerca di libertà come lo erano le donne degli anni 80/90.
La prossima innovazione arriva con Belle nel vicino 1991: la ragazza, oltre a conservare tutte le qualità di Ariel, è anche colta e, cosa totalmente inedita, ha un rapporto paritario con tutte le figure maschili della sua vita (lei decide di non cedere a Gaston, di sostituirsi al padre e di tenere testa alla Bestia). L’anno successivo Aladdin introdurrà un piccolo ma significativo cambiamento: è lui a dover raggiungere il livello di lei e non viceversa, poiché lei è principessa e lui un ragazzo di bassa estrazione sociale.
La più chiara svolta ci si presenta con Mulan che, oltre a ricoprire esplicitamente un ruolo maschile in guerra, sceglie personalmente cosa fare e come comportarsi, impartendo ordini agli stessi uomini, mentre la prima donna in carriera è Tiana che non ha paura di sporcarsi le mani (né di baciare un ranocchio) per raggiungere i propri obiettivi perché un principe non basta più e, anzi, potrebbe rivelarsi un inganno (come capiterà all’amica Charlotte).
L’uscita di Rapunzel, che sembra ritornare al ruolo della ragazza da salvare, enfatizza il valore della curiosità femminile; Merida decide di gareggiare per vincere la propria mano, eliminando il ruolo di “moglie trofeo”; Elsa e Anna portano a galla il potere del fronte comune femminile e l’ultima, Vaiana, che non è nemmeno principessa, evidenzia tutte le caratteristiche guadagnate nel tempo e che speriamo di non perdere più: forza, autonomia, coraggio, capacità di lottare, intuito.
E adesso: quali caratteristiche dovrebbero esigere le principesse dei prossimi decenni?
Cleo Cantù