Testimoni di un viaggio lungo una vita

“Il viaggio è un itinerario pieno di speranza. È un processo sociale che ci pone nella prospettiva di essere sempre in gioco rispetto a quello che la vita sembra offrirci”. Ce lo descrive e ce lo racconta proprio così il Direttore della Scuola per l’Europa di Parma, Carlo Cipollone, che del viaggio vorrebbe fare una nuova materia scolastica. Raccontata da chi almeno una volta nella vita lo ha intrapreso davvero. Per seguire un padre o una madre che ha ricevuto una proposta di lavoro dall’altra parte del mondo; per studiare, per pura necessità o perché il viaggio è insito nell’esistenza della propria famiglia e il caso, anche quella volta, ha costretto ad uno spostamento. Inaspettato e doloroso prima, positivo e costruttivo poi, come assicurano unanimi i “testimoni-viaggiatori” dal palco dell’Aula Magna dell’ITIS “Leonardo Da Vinci”. Sono loro i protagonisti della tavola rotonda organizzata dalla Prefettura, dall’Università, dalla Scuola per l’Europa, dall’ITIS “Leonardo da Vinci” e dal Liceo “Bertolucci”. Sono studenti e studentesse che hanno viaggiato alla ricerca di un futuro migliore, che hanno sofferto cambiamenti, divisioni, lontananze dai propri cari ma che oggi orgogliosi ci dicono che se tornassero indietro, rifarebbero la stessa cosa: “viaggiare”, senza nessuna esitazione.dsc_0158Dal palco di una sala gremita e silenziosa, giunge dritta dentro ognuno di noi la testimonianza di Anna Cerevatova, diciottenne moldava che decide di lasciare la famiglia per venire a studiare in Italia; e quelle sue timide lacrime, di commozione, di dolore ma anche di gioia e ringraziamento verso un Italia e persone che, a detta sua, l’hanno “accolta a braccia aperte”. C’è poi la testimonianza di Naomi Ramirez, nata in Giappone da genitori spagnoli e peruviani. La sua famiglia è un crocevia di culture lontane e diverse, che dal 2005 vive a Parma ma che ogni estate gira il mondo per far visita ai propri parenti. Ci racconta della temporanea separazione dalla sorella appena più piccola,  della voglia di imparare le lingue di tutti i paesi a cui è legata. È la volta di Amin Sarraj, nato in Italia da genitori originari di Aleppo, che torna al lontano 1974, quando il padre giunto a Parma compra con i suoi fratelli e su consiglio del nonno un pezzo di terra in cui coltivare e di Victor Meyvis, di origine belga, che ci spiega quanto sia stato importante imparare gesti di quotidianità tipici dell’Italia per potersi sentire davvero italiano.dsc_0152

Al tavolo, tenutosi nella mattinata di martedì, erano presenti anche Giuseppe Forlani, Prefetto di Parma e Nadia Monacelli, docente di psicologia dell’Università di Parma. Entrambi testimoni di una vita segnata e arricchita da viaggi e trasferimenti, Forlani sottolinea, tra le altre cose, l’importanza della Giornata Nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel Mondo (8 agosto), in cui si ricordano gli italiani emigrati vittime di incidenti sul lavoro e in particolare i 136 italiani che persero la vita nelle miniere di Marcinelle, in Belgio, l’8 agosto 1956; Nadia Monacelli, invece, ci riassume il lungo viaggio, metaforico e non, che ancora oggi sta intraprendendo e dice di non voler concludere: “L’italiano è la lingua di mia madre; il francese è la mia lingua madre; l’arabo è la lingua del mio essere madre”. Tante lingue e tradizioni ruotano attorno a lei e alla sua famiglia: dall’emigrazione in Belgio dei suoi genitori italiani, all’incontro con il marito arabo-palestinese, al successivo trasferimento per le vacanze in Giordania.  Per una mattina una classe, o meglio, un’Aula Magna si è trasformata in una grande cabina di viaggio guidata da quei “testimoni-viaggiatori”, proprio così li vogliamo chiamare, che hanno girato il mondo, e che per qualche ora hanno condiviso con tanti altri coetanei il loro viaggio lungo una vita.

Sansone Mattia

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