È il 22 aprile 2070: cento anni fa veniva scelto questo giorno per ricordarci quanto la Terra sia preziosa e vulnerabile. Ma oggi, nel suo centesimo anniversario, suona come una beffa: scrivo dal cinquantesimo piano di un grattacielo di New York mentre dall’ampia vetrata dello studio osservo la Statua della Libertà ergersi direttamente dal mare, come una Venere. Liberty Island non c’è più: in balìa della furia dell’oceano in continuo innalzamento, è stata sommersa dalle acque. Sulla scrivania conservo stralci di giornali dei decenni passati che la redazione ha conservato: titoli a caratteri cubitali avvertono la popolazione mondiale delle previsioni catastrofiche degli scienziati sul futuro del pianeta. Ma nessuno sembra averli davvero ascoltati fino in fondo.
Abbiamo provato ad immaginare che cosa potrebbe scrivere tra tanti anni un giornalista scientifico americano nel suo editoriale del 22 aprile, Giornata della Terra. Alle prese con gli effetti dei cambiamenti climatici, racconta con amarezza ai suoi lettori quanto la maggior parte di noi, oggi, si ostini a continuare a vivere senza troppe preoccupazioni sul futuro del clima.
In poche righe, emerge tutta la responsabilità che grava sulle nostre spalle. Uno stile di vita consumistico, fatto di sprechi e abitudini che intaccano gli ecosistemi, e poco sostenibile ci proietta in un futuro dove celebrare la Giornata della Terra sembrerebbe non avere più alcun senso.
E per gli insensibili alle tematiche ambientali, “cambiare rotta” non significa solamente preservare l’ambiente ma anche loro stessi. “Il cambiamento climatico è una minaccia a tutto campo – ha affermato Kofi Annan, dal 1996 al 2006 Segretario generale delle Nazioni Unite –. È una minaccia per la salute, per la produzione di cibo”.
Gli fa eco il meteorologo Luca Mercalli: “La scienza del clima ha fatto quanto poteva, rilevando i sintomi, individuando la patologia e formulando la prognosi. Ora tutto è nelle mani del paziente: voler guarire, volersi sottoporre alla cura, mettersi a dieta… e forse scoprire che si può pure stare meglio di prima! Ma la malattia del riscaldamento globale è complessa, la cura lunga e articolata, le ricette molteplici”.
Cari pazienti, oggi 22 aprile – Giornata della Terra – la cura si inizia davvero!
Mattia Sansone