Francesco, il papa di tutti

Vicario di Cristo. Pastore in terra della Chiesa universale, ma anche Sovrano della Città del Vaticano, un uomo politico che ha influenzato l’ultimo decennio, tra nuove guerre e antichi schieramenti, lottando per la pace. Così ci lascia Papa Francesco, il 21 Aprile 2025, giorno di Pasquetta, dopo una lunga lotta contro la malattia.

Jorge Mario Bergoglio nacque ad Aires, Argentina, il 17 Dicembre 1936, da una famiglia di origini piemontesi. Lì studiò chimica, presso una scuola tecnica, che gli permise di ottenere un diploma. Si mantenne con lavori umili, come addetto alle pulizie e buttafuori in un locale malfamato. Poi all’età di 17 anni la vocazione. Studiò teologia, prima in Argentina (presso i gesuiti) e poi in Spagna e in Germania, e venne ordinato sacerdote nel 1969 dall’arcivescovo di Cordoba.

In quegli anni, in Argentina si stava sviluppando la teologia della liberazione, pensiero cristiano  che si concentrava sulla liberazione dei poveri e degli oppressi, tramite una visione radicale della giustizia sociale che prevedeva un cambiamento nelle strutture politiche ed economiche. Bergoglio si impegno fin da subito nel campo sociale, in particolare durante la dittatura militare. In quel periodo molti sacerdoti furono perseguitati, anche nella Compagnia di Gesù, presso cui Bergoglio operava; tuttavia, egli agì cautamente, sia per aiutare i suoi sia per non compromettere la sua posizione col governo. Alla terza conferenza generale del Consiglio episcopale latinoamericano, fu tra i principali oppositori di questa corrente.

Agli inizi del 2000 fu nominato cardinale e decise di adottare uno stile di vita semplice, preferendo l’uso di mezzi pubblici e di un modesto appartamento. Infine, quando nel 2013 Benedetto XVI si ritirò dalla carica di pontefice,  Bergoglio fu eletto al suo posto. Divenne così primo Papa proveniente dal continente americano e anche il primo a prendere il nome di Francesco.

Durante la carica pontificia, Bergoglio ha preso diverse posizioni, sia sul piano morale che sul piano sociale. Nonostante abbia condannato l’aborto, l’eutanasia e il matrimonio omosessuale (pur essendo favorevole alle unioni civili per la tutela legale dei diritti), ha sempre dedicato grande attenzione agli emarginati e agli ultimi, ai migranti, ai carcerati, spendendosi con parole molto chiare contro la guerra, la pena di morte.

Ha dimostrato con le sue telefonate, i suoi interventi in televisione, i suoi lunghi in viaggi per il mondo, le sue scelte essenziali e meno pompose di voler essere vicino alla gente, credente e non, e di riuscire a parlare al cuore di tutti.

Importante è stato anche il suo impegno per la pace, specialmente in Siria e in Ucraina; chiese personalmente all’ambasciatore russo un immediato cessate il fuoco, poco dopo l’inizio della guerra.

“Viviamo una terza guerra mondiale combattuta a pezzi”

Diceva così, nel 2015, dimostrando intuito geopolitico, per parlare della follia che viviamo ai giorni nostri, in cui i Paesi non coinvolti in una guerra, si impegnano a farla perdurare con l’invio di armi, e in cui gli scenari di guerra sono globalmente sparsi in molte zone.

Il giorno di Pasqua, Bergoglio ha incontrato il vicepresidente degli USA Vance, un incontro breve fatto di semplici convenevoli. In precedenza il Papa aveva rifiutato l’incontro, e non per una dimenticanza o per l’aggravarsi della malattia: è stata una presa di posizione, politica e morale, un ultimo gesto contro la politica disumana degli USA.

Papa Francesco, si è dimostrato un papa moderno, adatto al nuovo mondo che viviamo. Non si è comportato solo da capo della Chiesa, ma anche da uomo politico, impegnato nella salvaguardia della pace e nella risoluzione dei conflitti. Ha portato avanti nuove idee, non condannando chi non crede, ma chi finge di credere:

“Meglio vivere da atei che andare in Chiesa e poi odiare gli altri”.

Elena Notari

 

Immagini: www.fronteampio.it

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