L’11 novembre 2023 una ragazza di soli 22 anni perde la vita; il 18 novembre una notizia rimbomba nelle case di tutti noi: “La protezione civile del Friuli ha ritrovato il corpo di Giulia Cecchettin”.
Giulia è una giovane studentessa di ingegneria biomedica all’Università di Padova, prossima alla laurea e nel pomeriggio dell’11 novembre consegna la versione finale della sua tesi. Quel sabato sera la ragazza chiede al suo ex fidanzato, Filippo Turetta, di accompagnarla a comprare qualche vestito in vista della laurea che, qualche ora dopo, non avrebbe più avuto la possibilità di vivere. I due ragazzi si incontrano, cenano insieme, discutono pesantemente in un parcheggio e poi tornano in macchina per rientrare nelle proprie abitazioni. Ma Giulia a casa non ci tornerà più. Viene uccisa a Fossò da 75 violente coltellate, caricata in un baule e abbandonata in un bosco coperta da sacchi della spazzatura. La vita di una 22enne, piena di sogni, progetti e obiettivi, è stata strappata via in pochi attimi di agonia e confusione, lasciando sconvolti non solo i famigliari ma tutta l’Italia.
Il caso di Giulia è una questione che ha toccato il presente di molti, facendoci sentire legati a lei e ai suoi cari; ha scatenato voglia di ribellarsi, di cambiare le cose, di interrompere questo infinito ciclo di morti crudeli causate da uomini che non sanno rispettare la persona che hanno a fianco. Ci sono state proteste e c’è stato tanto dolore, ma a distanza di due anni è davvero cambiato qualcosa?
3 Aprile 2025: in provincia di Roma vibra un telefono. È un messaggio di un ragazzo a una 23enne di Terni, Ilaria Sula. Pochi minuti dopo quella ragazza verrà uccisa con tre coltellate al collo, che le provocheranno un’emorragia fatale e il suo corpo verrà messo dentro a una valigia e gettato in fondo a un dirupo. Ilaria è stata uccisa dal suo ex fidanzato in seguito a uno scatto d’ira. Causa: un sms.
7 Aprile 2025: migliaia di persone provenienti da tutta la Sicilia si ritrovano a Misilmeri, un paesino in provincia di Palermo. Sono tutti davanti alla chiesa delle Anime Sante, stanno andando a un funerale. Una settimana prima, a Messina, Sara Campanella ha ricevuto cinque coltellate tra schiena e collo da un suo compagno di università. È stata pedinata e poi uccisa.
Causa: nei confronti del ragazzo si era mostrata fredda e indifferente, l’aveva rifiutato e lui non aveva saputo rispettare la volontà di una ragazza che si rifiutava di stare con una persona ossessiva e con instabilità mentale.
Non so a voi, ma a me non sembra sia cambiato qualcosa. Tra gli anni 2023 e 2025 sono morte circa 200 donne, 200 persone che a causa di un altro essere umano non potranno più vedere la luce del sole, creare ricordi o sorridere.
Ogni volta che una donna viene uccisa gli animi si muovono: i cittadini sembrano attivarsi per voler cambiare il mondo, scendendo in piazza e cercando di rivendicare i diritti che stanno alla base della comunità e che sentono essere stati violati da atti crudeli, violenti e soprattutto volontari. Ma questi “minuti di rumore” fanno davvero scattare un campanello d’allarme nella società? Perché i numeri non calano? Perché nessuno effettivamente agisce per far cambiare le cose? Quante vite ancora dovranno essere strappate da mani arrabbiate, deluse, egoiste e INESPERTE?
Ebbene sì: inesperte.
Il 9 aprile 2025, Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin, è stato condannato all’ergastolo senza aggravanti di crudeltà e stalking. I giudici della Corte d’assise di Venezia non hanno riconosciuto crudeltà nelle 75 coltellate che Giulia ha ricevuto gratuitamente, ma “inesperienza”. Filippo era inesperto, non aveva mai ucciso nessuno e non sapeva come farlo in modo efficace e rapido. Era inesperto, non crudele. Ha minacciato di suicidarsi se Giulia non fosse tornata con lui, ha premeditato l’atto e ha dato 75 coltellate fino a quando non si è accorto di avere un corpo morto tra le mani.
Mi chiedo se mai le cose cambieranno, se si imparerà ad accettare un rifiuto, se smetteremo mai di girare per strada con la paura di qualsiasi uomo che ci cammina dietro e se riusciremo a fidarci delle persone che abbiamo attorno.
Sara Faraboli 3E
Foto de Il Riformista