È domenica mattina, ti svegli presto, tutti stanno dormendo e fuori non c’è ancora il sole. Vorresti dormire e ti stropicci di continuo gli occhi, ma sotto sotto sei contento di avere la partita e di poter giocare. Vai in palestra, carico e volenteroso di mostrare quanto vali, pronto a sudare un po’: ma poi qualcosa va storto. Il tuo allenatore comincia ad urlare e a rimproverarti per qualunque cosa, lancia una borraccia per terra e fa salire in campo qualcun altro al tuo posto. Tutti ridono e ti prendono in giro e, come se non bastasse, in tribuna ci sono i tuoi genitori. Una mattinata promettente finisce nel peggiore dei modi in meno di cinque minuti.
Purtroppo situazioni del genere in ambito sportivo accadono sovente, e non solo il giorno della partita: sono all’ordine del giorno. Lo sport, da sempre associato ad una vita salutare, a momenti di gioco e di giornate felici coi propri amici, si trasforma in un ambiente tossico. Allenatori dalle maniere rudi, compagni che sbeffeggiano e la costante paura di essere giudicato rendono un’attività divertente e bella un vero e proprio incubo. Tutti, o quasi, ci sono passati almeno una volta e sanno quanto sia brutta una situazione di questo genere.
Ma quindi, se lo sport è tutto così, perché continuare ad allenarsi se fa stare male? Ed è un ragionamento vero in assoluto, che lo sport è effettivamente nocivo?
Assolutamente no! O, perlomeno, non sempre.
Negli anni, diversi studi portati avanti dalla comunità scientifica hanno dimostrato come lo sport abbia benefici enormi sulla salute psicofisica. I livelli di energia aumentano, il metabolismo ha una risposta più efficiente, i valori del sangue migliorano e il corpo si tonifica. Ma come è vero che lo sport fa bene, è anche vero che può fare molto male. Eccessivi sforzi e allenamenti troppo frequenti possono causare infortuni e squilibri muscolari e fare sport in un contesto tossico può rovinare completamente la propria salute mentale.
Un’altra pratica tossica nello sport che ha preso particolarmente piede negli ultimi tempi è quella di assumere sostanze dopanti, con lo scopo di migliorare le proprie prestazioni più velocemente, ignorando i gravi rischi nei quali si può incorrere. Vale la pena di compromettere i propri organi perché il proprio fisico assomigli a quello di un influencer o di uno sportivo professionista che si allena da anni?
È il caso di essere ragionevoli e ammettere che certi modelli fisici proposti al giorno d’oggi non sono sani, e che si può fare benissimo a meno di rovinare il proprio corpo per replicare. Soprattutto i più giovani, proprio perché praticano molto sport, si trovano spesso davanti a dinamiche di bullismo negli spogliatoi oppure a diventare vittime dei propri allenatori, estremamente competitivi ed esigenti. Parlarne con qualcuno, amico o famigliare che sia, è la scelta più saggia da fare perché ci consente di capire quando è il momento di cambiare e di cercare un altro ambiente, più sano.
Essendo io stesso uno sportivo, posso affermare che non bisogna abbattersi per una sola esperienza negativa: c’è bisogno di tempo e pazienza prima di trovare lo sport veramente giusto per sé. Probabilmente se smettessi di fare sport e mio nonno non potesse più vedere le mie partite, da accanito tifoso qual è, ne soffrirebbe molto.
L’importante è quindi sapere trovare un valido sostenitore (anche un po’ meno di mio nonno, che per alcuni aspetti è un po’ tossico) e non mollare mai!
Enrico Bianchi 3E