Natale si sta avvicinando e l’aria fredda di dicembre, con le sue nebbioline e brine e foschie, non è certamente l’ideale per una farfalla.
Eppure eccola lì. La farfalla è entrata a scuola. E non una farfalla qualsiasi, per giunta. Attilio avrebbe sicuramente qualcosa da dire in proposito: una farfalla al Bertolucci.
Saltello dicendo a tutti “La macroglossa, la macroglossa! E’ una farfalla!”, con una certa apprensione e pensando chiaramente “Non ammazzatemela”. Sbuca dall’uscio della 5C la prof. Favilla, curiosa di capire cosa causa tutta questa commozione. Matilda, l’ospite australiana, per convincerla a spostarsi, illumina la parete con il suo telefonino e chiede di spegnere le luci: ottima idea! Spegniamo le luci, ma aprire la finestra e lasciar entrare il sole brillante e l’aria freddina potrebbe essere risolutivo. “Preparatevi a congelare” avverte la prof. Scardova dal tavolino davanti alla finestra, rivolta ai suoi alunni interrogati.
Tutti si fermano a guardare passando, di fatto poco convinti della farfallitudine di questo insetto fuori posto. Perché in effetti non è per niente vicina all’immaginario collettivo di farfalla. Forza, ammettiamolo, quando pensiamo a “farfalla” ci viene in mente una cosa di questo tipo:
Figura 1. Argynnis Paphia, detta pafia o Tabacco di Spagna
E invece, poverella, la nostra amica non le somiglia per niente.
“Prof. che besione!!” interviene uno studente al vedere il balletto di chi cerca di convincerla ad uscire. Affermazione che dice tutto sull’aspetto strano del nostro ospite inatteso. E del rumore che fa, in realtà più cupo e sordo di quello di una vespa.
Quello con la macroglossa, però, è sempre un incontro emozionante. Non è una farfalla normale e questo lo avevamo capito. E molti potranno pensare che non ha nulla di notevole, che è bruttina, che insomma nemmeno si capisce cosa ci faccia fra le farfalle. Ecco. Non è vero niente. E’ un insetto sorprendente, stupendo, e lascia a bocca aperta ogni volta che lo si incontra.
Da bambina la chiamavo farfaluccellape, tanto per chiarire come avevo le idee chiare su cosa fosse…
Quando si nutre, questo lepidottero, non si posa mai. Rimane in volo librato col suo velocissimo battito di ali di fronte al fiore, proprio come un colibrì. Si sposta, con movimenti rapidi e improvvisi, proprio come un’ape. E però, sì, è una farfalla. Lancia, se così si può dire, la sua proboscide (ok, in realtà si chiama spirotromba) dentro al fiore per suggere il nettare.
Figura 2 – La macroglossa (Macroglossa Stellatarum) pronta al “lancio” della spirotromba
Pensavo che le sue abitudini fossero esclusivamente crepuscolari, perché l’ho sempre vista nella luce tenue e calda dei tramonti d’estate (e spesso all’imbrunire) volare a rapidi scatti da un fiore di petunia all’altro. Poi questa estate l’ho incontrata a Lagdei, sul sentiero di Roncopiano. E’ una strada forestale, in realtà, e nei primi quindici giorni di luglio era un trionfo di digitali purpuree. Ma lei, la nostra ospite sorprendente, se ne stava scattante come al solito a nutrirsi del polline di una poco appariscente digitale gialla piccola (Digitalis lutea, per essere precisi), stavolta nel mezzogiorno bollente e abbagliante (altro che crepuscolo).
Figura 3 – Macroglossa stellatarum su Digitalis Lutea
Dentro ad un fiore così stretto e lungo, la sua spirotromba entra facilmente, ma il vero besione no (certo, c’era anche lui sulla strada di Lagdei). Alla sfinge colibrì (come viene anche chiamata comunemente) non piace per niente mettersi a litigare coi besioni.
Ora guardiamola bene, questa principessa volante, mentre ci insegna a non giudicare dalle apparenze!
La salutiamo, festeggiando il suo salvataggio, mentre esce (titubante, in realtà) tuffandosi nel sole in cerca di qualche ultimo fiore da succhiare, così lontana dalla campagna, così al freddo del solstizio.
Silvia Monica