Come una goccia d’acqua

Chiudo gli occhi e affondo la testa nel getto d’acqua. Lascio che quella pioggia bollente infradici i miei capelli scuri, che scorra sul mio viso aggrottato. Spero che l’acqua riesca a distendere i miei muscoli tesi che riesca a levarmi da dosso la fatica della giornata e i pensieri che assillano la mente.

Sento chiaramente gli artigli della spossatezza che mi stringono le tempie. Percepisco dietro di me la figura informe dell’angoscia che, come un parassita, mi opprime da ore.

Confido nel fatto che il calore scacci via queste presenze. Aspetto. Aspetto fino a che le dita delle mie mani diventano “cotte”, fino a che la mia pelle si arrossa. Aspetto, ma non se ne vanno.

Chiudo con uno scatto carico di collera il getto d’acqua. Apro gli occhi e osservo il vapore depositarsi sul vetro della doccia, sulle mattonelle color sabbia e sullo specchio della parte di fronte che a malapena riesco a vedere.

Tendo le orecchie e ascolto. Ascolto la melodia delle gocce che cadono dai miei capelli, dalle mie dita, dal mento.

Vorrei poter essere l’acqua. Avere la capacità di scivolare via e lasciarmi alle spalle le brutte giornate.

Attendo in piedi, immobile che il vapore si dissolva. Appena apro l’anta della doccia una corrente di aria fredda mi invade e mi fa rabbrividire.

Sento una goccia percorrermi la lunghezza della spina dorsale come se qualcuno dietro di me, forse quella tetra figura, avesse aperto la mia anima con una cerniera per liberare tutti i miei dubbi, preoccupazioni, timori, ansie.

Una seconda goccia mi scivola lungo il petto aprendomi una ferita anche nelle coste.

Una terza goccia mi riga la guancia, come una lacrima, e scompare una volta arrivata all’angolo della bocca.

Mi desto da questo strano stato di trance. Sbatto ripetutamente le palpebre: una pioggia di minuscoli cristalli argentati cade dalle mie ciglia. Esco velocemente dalla doccia e chiudo dietro di me l’anta imprigionandovi dentro i brutti pensieri. Afferro l’accappatoio e mi ci accoccolo dentro.

Le brutte giornate capitano. Ma non per questo devo lasciarmi sopraffare da emozioni e sensazioni negative.

Non devo essere io a scappare. Meglio lasciare che siano loro a scorrere via da me, come delle semplici goccioline d’acqua.

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