Encanto e la magia di amarsi

Encanto è il nuovo successo cinematografico della Disney che ha affascinato milioni di telespettatori dai più piccoli ai più grandi. Io, come molti, sono cresciuta con i cartoni della Disney, con le aspettative di un futuro magico e un principe azzurro, con la prospettiva di una grande avventura che cambiasse la mia vita e ne descrivesse il senso. Agli occhi dei bambini sembrano semplici cartoni, ma sappiamo che veicolano in maniera più o meno velata messaggi morali di grande rilevanza.

Cosa si nasconde dietro la storia di Encanto? 

Per chi non ha ancora avuto l’occasione di vedere il film consiglio caldamente di correre a visionarlo. Questo film è un vero e proprio manuale psicologico, dove ognuno dei personaggi della famiglia Madrigal maschera una forte insicurezza, un fardello che lo opprime. 

La sorella Luisa è sempre sotto la pressione di essere forte in modo di accontentare il villaggio con le proprie prestazioni fisiche e non deluderlo.  La stessa cosa succede anche per la sorella Isabela che deve sempre essere perfetta. Per non parlare dello zio Bruno, costretto all’esilio pur di non portare un’infelicità generale al villaggio con le sue profezie oppure della zia Pepa che deve sempre essere positiva e felice per non provocare temporali. Tutti questi personaggi hanno doni soprannaturali per via di una magica candela, che a poco a poco si affievolisce così come la felicità di ognuno di loro: ogni personaggio è soggiogato dalle aspettative della nonna, fonte principale di questa infelicità, che pur di non commettere gli errori del passato vuole che tutto venga svolto secondo un piano, suo,  e quindi estraneo ai personaggi e alle loro vere ambizioni.  

L’ossessione del dono e delle responsabilità che ne seguono diventa talmente una fissazione che si finisce per dimenticare la cosa più importante: alla fine del giorno si è solo persone. Le persone sono complesse, piene di difetti, preoccupazioni, insicurezze pertanto è e sarà sempre impossibile essere perfetti. Nonostante questo messaggio sia scontato, non è mai sbagliato ricordarsene. In quanto persone è ammesso fare errori, avere ripensamenti e sbagliare strada. È essenziale essere veri nei propri confronti e riprovare quando si sbaglia. 

Se questa perfezione comporta un’infelicità, ne vale davvero la pena? Perché essere perfetti quando si può invece essere se stessi, accettarsi, volersi bene e sentirsi più che abbastanza. L’immagine non è tutto. La perfezione non è tutto. Stare bene con se stessi è tutto. Perché diciamocelo, la perfezione è sopravvalutata e noiosa.

Non importa quanto tempo ci vorrà per amarsi (non è certo una cosa immediata), non bisogna mollare.  Perché accontentarsi di sole rose, se si può avere un intero giardino di fiori ? 

 

Giorgia Gelati 4^E

 

Può interessarti...