I’m a foodie, novembre 2021

Comincio con due citazioni. Una da Franco Battiato. Cerco un centro di gravità permanente, che non mi faccia mai cambiare idea, sulle cose sulla gente… E un’altra da Pig Pen, un personaggio dei Peanuts. Ma allora la coerenza non ha più nessun valore? Comincio da queste due fonti autorevoli perché sono esattamente quelle che mi sono venute in mente questa settimana, in cui mi sembra che tutte le mie certezze vacillino.

Ore 9 di domenica mattina, piscina di Collecchio. Di solito frequentata da bambini festanti nella loro vasca piccola e da middle-aged men and women che nuotano placidamente nella vasca grande per rilassarsi e praticare un sano esercizio fisico. In questi ultimi mesi, e in particolare dopo il lockdown, questi signori si sono trasformati in olimpionici che tengono conto di tempi e performance, equipaggiati di tutto punto e pronti a travolgere i poveretti che come me sono rimasti alla vecchia versione della pratica sportiva. Questa mattina era tutto così parossistico che pure l’assistente bagnante sorrideva.

Martedì scorso, durante un denso e interessante incontro con Simone Giusti, ho appreso che alla Facoltà di Lettere gli studenti fanno fatica a leggere il Decameron in originale. Anzi, che forse non si fa più. Anche Foscolo pare ormai essere lontano dalla sensibilità degli studenti. Come, niente più Alibech che rimette il diavolo nell’inferno? Niente più spirto guerrier ch’entro mi rugge? Io, che di sicuro non potevo contare su riferimenti culturali in famiglia, ci sono cresciuta con questi due classici, e mi sono pure piaciuti, così come sono, nella loro lingua originale. Mi parlano ancora e per questo continuo a leggerli con i miei studenti, proprio perché hanno una lingua così espressiva e così lontana dal business-like tone a cui siamo tristemente assuefatti. La leggerezza della letteratura direbbe Calvino, anche quando ci richiede impegno, un impegno che, come ha sostenuto sempre Simone Giusti, inizia prima di tutto con una lettura ad alta voce e che forse dovrebbe abbandonarsi più spesso ad una lettura diretta e ingenua, come invece scriveva Borges a proposito della Commedia. 

In tarda mattinata apro il giornale. La pandemia non è finita. Lo avevamo capito. Il green pass vale 12 mesi, no, forse 9, o forse 6, vedremo a dicembre. Negli UK terza dose vaccinale dopo cinque mesi. Waning è la nuova key word. Per fermare la quarta, o la quinta ondata, e per compensare chi deve ancora fare la prima delle dosi, viene altamente raccomandata la terza. I tamponi rapidi servono, tuttavia confondono, poiché i falsi negativi sono molti, allora magari li eliminiamo. Non entro certo nel merito della questione, però questi pressappoco erano i contenuti degli articoli che ho letto. Mi metto a rileggere l’editoriale di Paolo Giordano pubblicato sul Corriere del 7 novembre, un articolo che sto proponendo alle mie classi. E ritrovo una vaga forma di pace, che ovviamente vi comunico immediatamente.

La nostra mente, sostiene Giordano, è affrettata. Sbanda continuamente, talvolta in una direzione, talvolta in quella opposta, ma sempre alla ricerca di sentenze definitive. Perché una verità parziale, in divenire, è molto più scomoda da maneggiare. Ma ciò che distingue un atteggiamento scientifico da uno anti-scientifico è proprio il rapporto che intrattiene con il non-sapere. O meglio, con il non-sapere ancora. Che nel primo caso è aperto e onesto, nel secondo è binario e opportunistico.

Giordano mi ha convinto, mi auguro appunto per il futuro una comunicazione aperta e onesta da parte del mondo politico e scientifico, tuttavia a farmi ritrovare il centro di gravità, così a rischio dopo il bilancio della settimana, sono stati due pensieri legati alla giornata di ieri. I miei più giovani studenti mi hanno invitato al cinema. Nel modo più sincero e spontaneo possibile, per condividere una passione che abbiamo in comune, quella per i Supereroi della Marvel. I Supereroi hanno i superpoteri, di solito vincono i buoni e comunque c’è una chiara distinzione tra bene e male. A 57 anni d’età è un invito che mi ha riscaldato il cuore, non saprei trovare altra espressione. Grazie, questa volta ho declinato, ma avremo altre occasioni e non le mancherò.

 

Più tardi ho avuto un incontro via Meet con un ex-studente, ora medico specializzato in anestesia e rianimazione e vice primario in un reparto del Royal London Hospital di Londra. Volevo che i miei studenti di quinta sentissero dalle sue parole come affrontare gli anni che li attendono. E anche in questo caso mi si è riscaldato il cuore. Spesso mi ospita nel suo appartamento a Londra e spesso ci vengono in mente i momenti trascorsi nella classe scalcinata del liceo di Orzinuovi. In the middle of nowhere, come ha ricordato ieri. Dove abbiamo letto, fra le altre cose e insieme, anche Boccaccio e Foscolo. Male non deve avergli fatto se è arrivato fin lì. Come ha detto Montale nel suo discorso alla cerimonia di consegna del Nobel, la poesia, potremmo dire la letteratura in generale, è l’unico prodotto privo di controindicazioni. Di questi tempi non è poco.

Bene, Mariarosa ha ritrovato il suo centro. Gli studenti sono sempre un grande conforto per lei, il centro di gravità permanente. Allora per celebrare la ripresa torna al baking, proponendovi due torte: una classica, diciamo una preparazione di base, la Tarte Tatin, e una con un tocco più originale, una Torta Paradiso con olio al posto del burro.

 

Mariarosa classic

Tarte Tatin

Ingredienti

Pasta Brisè

200 g farina

100 g burro freddo

70 g acqua fredda di frigo

un pizzico di sale

 

Farcitura

4 mele

150 g zucchero più 2 cucchiai

70 g burro

Preparazione

Mescolare gli ingredienti per la pasta con le mani, in poco tempo l’impasto si compatterà. Fare una palla e metterla in frigo. Per velocizzare il tutto è ovviamente sempre possibile comprare la pasta brisè già pronta, surgelata o da frigorifero. Sbucciare le mele e tagliarle prima in 4 e ogni pezzo poi a metà. Preparare il caramello in questo modo: in un pentolino mettere lo zucchero con 2 cucchiai d’acqua mantenendo la temperatura bassissima e mescolando ogni tanto. Lo zucchero diventerà prima liquido, poi granuloso e infine bruno caramello. A questo punto, togliere dal fuoco, aggiungere 50 g di burro e girare con una frusta molto velocemente, il caramello dovrebbe risultare bello denso. Versarlo su una teglia non apribile imburrata da 24 cm e rotearla per diffondere il caramello su tutta la superficie. Fare attenzione alla temperatura del caramello e alla sua rapidità nel giungere allo stato solido, la consistenza dovrebbe essere quella di una caramella morbida. Aggiungere le mele precedentemente tagliate disponendole sul fondo con il dorso, cospargere la superficie con lo zucchero e il burro a pezzetti rimasto. Stendere la sfoglia di pasta adagiandola sulle mele rimboccando bene i bordi. Bucare qua e là con una forchetta e cuocere a forno caldissimo a 220° per circa 30 minuti. Estrarre dal forno e rovesciare sul piatto di portata. Se cola del caramello, raccoglierlo e riversarlo sulla torta.

 

Mariarosa original

Torta Paradiso senza burro

Ingredienti 

100 g farina 

100 g fecola

200 ml olio di girasole

200 g zucchero a velo

2 uova intere

2 tuorli

buccia grattuggiata di un limone

3 g lievito

1 pizzico di sale

 

Preparazione

Mettere in una ciotola olio, zucchero, sale, limone e montare con la frusta elettrica ad alta velocità fino ad ottenere una crema morbida. Aggiungere le uova intere e poi i tuorli, uno alla volta, e montare con le fruste sempre a velocità elevata. Unire la farina con il lievito setacciato e montare a velocità media. Mettere il composto in una teglia imburrata e infarinata di 20-22 cm e cuocere in forno statico per circa 30-35 minuti a 180°.

Può interessarti...