La moda sostenibile – quando pensi di comprare una maglietta

Sapete  che la maggior parte dei capi presenti nel nostro armadio sono altamente dannosi per l’ambiente e per essere creati richiedono un’enorme quantità di risorse preziose? Uno degli esempi più frequenti è una comunissima e semplicissima maglietta di cotone: per essere creata necessità di 2700 litri d’acqua, l’equivalente di 14 vasche da bagno! Uno spreco futile del bene più prezioso sulla terra. Per questo è stata inventata la moda sostenibile!

La moda sostenibile, nata all’inizio degli anni novanta, rispetta l’ambiente e la società in tutte le sue fasi: dalla creazione, alla produzione, fino alla vendita. Essa infatti cerca di lavorare con materie prime meno inquinanti, riducendo gli sprechi. La canapa, la seta, la lana, il lino, il bambù, perfino l’ortica e l’aloe vera rientrano nella lunga lista dei materiali usati in questo settore della moda per le loro caratteristiche ecologiche. Sono infatti materiali naturali e biodegradabili, che non richiedono l’utilizzo di pesticidi o altri sostanze tossiche e soprattutto sono facilmente reperibili in natura.

Case di moda sempre più importanti hanno deciso di adottare questa filosofia e contribuire all’importante lotta per l’ambiente, Gucci, con l’iniziativa “Ceo Carbon Neutral Challenge”, Prada con la linea Re-Nylon e la promessa di utilizzare solamente nylon riciclato entro la fine del 2021 o altri marchi come Zara, Puma, Adidas, Valentino e Levi’s. 

Un modello da imitare invece  è la paladina dell’ambiente e stilista inglese Stella McCartney, che nella sfilata autunno/inverno 2020 a Parigi ha portato avanti la propria causa facendo sfilare tutti i suoi modelli travestiti da animali e intitolando la collezione “Animali in costume”. Tutto ciò allo scopo di mettere in luce il fatto che questa sua ultima collezione presenta più capi ecologici rispetto al passato. E come ciliegina sulla torta, la stilista ha regalato ai propri ospiti dei piccoli alberelli da piantare, come invito ad uno stile di vita più sostenibile.

 

Un altro esempio più vicino a noi è l’azienda svedese H&M, che da diversi anni punta ad utilizzare il maggior quantitativo di materiali riutilizzati, perfino i cartellini sono fatti di carta riciclata! Il loro obiettivo, infatti, è riuscire a creare prodotti con almeno il 30% di materiali riciclati, entro il 2025, raggiungere il 100% entro il 2030 e diventare un’azienda “climate positive” entro il 2040.

Un ulteriore grande problema è lo sfruttamento dei lavoratori nei paesi più poveri. Infatti marchi di moda multi miliardari, vendendo capi d’abbigliamento a prezzi altissimi, utilizzano solamente una minima parte di guadagno per pagare i dipendenti che ricevono un salario non proporzionato al carico di durissimo lavoro che ogni giorno devono compiere.

La moda sostenibile si impegna anche in questo: garantire ai lavoratori condizioni ottimali per svolgere un lavoro retribuito equamente in base a quello svolto. Pensate che in alcune aziende i dipendenti hanno perfino la possibilità di firmare l’etichetta dei capi che creano!

Nonostante tutto è importante ricordarsi che è necessario soprattutto un impegno personale, se si desidera che le cose cambino: ad esempio, quando non si indossano più dei vestiti, non si devono assolutamente buttare, piuttosto donateli in beneficenza o a chi ne ha bisogno. Oppure quando si compra un nuovo capo d’abbigliamento, sarebbe saggio informarsi prima su dove e chi lo ha prodotto e se la risposta non è gradita, allora, per quanto sia bello e alla moda, non deve essere comprato, altrimenti farete solamente continuare un ciclo di ingiustizie: più persone prendono coscienza di tutto ciò, più ci sarà speranza per un cambiamento radicale. 

Chiara Bazzini 1G

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