Il posto felice della mia infanzia -Langhirano

Ricordo dei caldi pomeriggi d’estate,  quando ero piccola e rincorrevo veloce la palla che rotolava per la strada principale del borgo.  L’estate era la mia stagione preferita perché tutti i miei amici venivano a trovarmi nel negozietto di  mia nonna e insieme ci divertivamo giocando a briscola o acchiapparella nel retro della mia casa.  Langhirano è sempre stato il posto felice della mia infanzia. 

La torre campanaria nelle prossimità del comune, si erge in tutta la sua verticalità e  scandisce il tempo, il suo fluire rapido e inafferrabile. Porta con sé un segreto che viene tramandato  nella mia famiglia da tempo. Forse non è veramente un segreto, forse altri ne sono a conoscenza,  ciò non toglie che la prima volta che mi è stato detto di questo curioso aneddoto, quella bimba di  sei anni si è riempita di gioia e autorevolezza. Mia nonna mi ha confidato che il gallo che abita il  vertice della torre è in realtà indovino del tempo, un Prometeo terreno. In base alla sua posizione,  verso e direzione, si riesce a prevedere che tempo farà: se pioverà, nevicherà, se sarà soleggiato.  Ogni mattina volgo gli occhi al cielo e cerco il dorato riflesso del gallo nelle nuvole, sperando mi  dica che la giornata porterà con sé l’aroma di un dolce tepore. 

Il mio paese non è perfetto anzi, ne è molto lontano. Quando per la prima volta ho dovuto prendere  l’autobus per raggiungere la scuola media ero elettrizzata e incuriosita da quella nuova esperienza,  ma diventando col tempo una specie di rituale, i viaggi si sono fatti pesanti, come i passi e i piedi  che si rifiutano troppo spesso di salire sul veicolo. 

Essendo Langhirano abbastanza lontano da Parma, per incontrare gli amici vi è un impedimento,  un intralcio. L’idea di essere un peso per la mia famiglia, che deve riorganizzare la giornata per i  miei capricci, non mi appaga affatto e questa mancata indipendenza è diventata un ideale.  Purtroppo non ho mai trovato personalità affini alle mie a Langhirano e anche se duole dirlo, qui  non ho grandi amici della mia età.  

Il difetto e il pregio più grandi di questo paesino sono le sue dimensioni: se ho bisogno con urgenza  di qualcosa, come per esempio di cibarie o cancelleria, basta soltanto scendere le scale del mio  palazzo, aprire il portone e raggiungere in meno di 10 minuti la meta prefissata.  Avendo anche mia nonna un negozio, proprio nel cuore di questa zolla di mondo, la mia famiglia  conosce tutte le persone del paese, dal maresciallo al sindaco. Non è una cosa scontata o banale,  nonostante possa sembrarlo; sono sicura che il sindaco di Parma non conosca di certo tutti i propri  sottoposti e concittadini. 

Il nostro sindaco ha cura di organizzare ogni anno la festa del prosciutto, tipica della nostra  cittadina. Ogni settembre questo “fine settimana speciale” riscuote un gran successo e una  moltitudine di persone arriva da ogni dove per assistere alle diverse attrazioni che vengono  installate. Il nostro paese è infatti noto per la produzione del prosciutto e in onore è stato costruito  il Museo del Prosciutto.  

Adiacente vi è la biblioteca comunale, il mio primo luogo preferito. Il silenzio e la mancanza quasi  spaventosa di figure umane rende la quiete del posto suggestiva e misteriosa. Sono solita, come lo  ero da bambina, nascondermi nel castello in miniatura nella saletta segreta della biblioteca e  circondarmi del profumo delle pagine di vecchi libri, mentre cerco nuove reclute adatte a tenermi  compagnia. Il mio secondo luogo preferito è la panchina ombreggiata di un vasto albero simile a un  salice violaceo, che la racchiude e la protegge, nelle prossimità della strada che porta alla sommità  di una collina fin troppo familiare. Le promesse che ho scambiato con una mia cara amica  d’infanzia sono ancore incise sul vecchio legno di quella panca. Ogni inverno passo per quella zona  isolata e mi siedo o a pensare o a leggere o a ricordare. 

La mia stagione preferita è l’inverno, quando il freddo intorpidisce i corpi e quando la neve copre  tutta la città con un leggero velo bianco e imprigiona i ricordi, non permette loro di correre via.  Langhirano cambia, continuamente, come le persone che la abitano, come i palazzi che si ergono  imponenti, come le vie che si intersecano in una struttura a scacchiera. Questa silenziosa rivolta  contro il sé presente è ciò che amo di più: il cambiamento continuo di una storia millenaria.

Giorgia Gelati, 3E

foto di copertina da qui

 

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