Intervista a Bruno Scaltriti, presidente della Comunità di Sant’Egidio

 

Quando hai iniziato a svolgere attività di volontariato?

“Ho iniziato all’età di diciassette anni, grazie alla Scuola della Pace. Ero in quarta liceo e mi è stato proposto di incontrare alcuni bambini di famiglie povere nel Cinghio, quartiere più periferico della città. Personalmente non ero mai stato al di là di via Montanara, quindi non sapevo cosa mi aspettasse. Tuttavia, una volta superato il “limes”, ho trovato tanta gioia nei visi di quei bambini, che mi hanno irrimediabilmente contagiato. Perciò ho continuato a seguire questa mia “vocazione”, iniziando ad aiutare anche anziani e persone senza dimora.”

Quali attività svolgi all’interno della Comunità di Sant’Egidio di Parma?

“Sono responsabile di qualsiasi attività che abbia a che fare con la Comunità, ma in particolare mi dedico ai senza dimora presenti in stazione. Ho molto a cuore questa attività, perché è un modo per non far sentire sole queste persone, che sono meno fortunate di noi. Ovviamente più si sale di livello e più si deve essere in grado di far rispettare il nome di ciò che si rappresenta, quindi posso definirmi depositario di un cognome che deve essere onorato da tutti.”

Cosa spinge una persona a diventare volontario?

“La consapevolezza che c’è molta più gioia nel dare che nel ricevere. Infatti la parte motivazionale è fondamentale, in quanto l’impegno filantropico non si affievolisce con il passare del tempo.”

Vuoi fare un appello ai giovani?

“Pensate a voi stessi, aiutando gli altri. Infatti le più grandi malattie di questo secolo sono l’individualismo e la solitudine e un rimedio efficace ad entrambe è proprio il volontariato. Quando il mondo diminuirà gli psicofarmaci e aumenterà i volontari, allora si metterà in atto il famoso comandamento: Amerai il prossimo tuo come te stesso.”

 

Ciò che distingue un normale cittadino da un volontario è proprio l’amore incondizionato verso chi ha bisogno. Chiunque sia in una condizione difficile merita di poter contare su una mano fedele ed è proprio la manifestazione di questo gesto che divide il mondo tra bene e male, tra buoni e cattivi. È un ruolo tanto fondamentale quanto arduo quello del responsabile, che si fa aiuto fra gli ultimi. 

Alessia Naso

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