Resistere al freddo – Cronache dalla scuola in dad

Come ogni mattina mi reco sul mio posto di lavoro. Fin qui nulla di strano, se non fosse che sono un’insegnante di scuola superiore e mi reco tutti i giorni nel mio istituto per svolgere le lezioni online, con studenti che sono a casa, in quella che ormai è diventata famosa come DAD, cioè la temuta e denigrata didattica a distanza. Siamo pochi sparuti insegnanti al mattino nella mia scuola, quasi dei baluardi di una compagine che ha mollato i ranghi.

Ci siamo noi e i collaboratori scolastici. Qualche saluto e uno scambio di battute, tra una disinfettata alle mani e la ricerca di un’aula in cui fare lezione. Alcuni colleghi preferiscono restare a casa, ma per me è molto più pratico venire qui, poter usufruire della lavagna multimediale, della connessione potente a nostra disposizione e delle possibili condivisioni tra computer e lavagna, senza dover usare due dispositivi. Senza contare che a questo luogo sono affezionata e mi piace vedere i suoi colori e i quadri appesi alle pareti. Ma manca qualcosa, manca l’anima di qualsiasi scuola: gli studenti. Si sente terribilmente la loro assenza.Stona il silenzio assoluto delle aule, in cui anche se c’è un collega a fare lezione risuona una sola voce.

E poi c’è freddo in queste aule. Finisco l’ora e sono parzialmente congelata, ma non perché il riscaldamento non funzioni; non l’avrei mai detto, ma mi manca anche l’”effetto stalla” di una ventina di studenti in piena adolescenza all’interno di una stanza.

Soprattutto non è un freddo solo fisico. E’ un freddo nel cuore perché a quei ragazzi vogliamo bene, da quelli di prima conosciuti da pochi mesi a quelli che sono 4 anni che ti fanno dannare dietro a un banco. E anche se, come diceva una collega, siamo affezionati anche ai banchi, sentiamo terribilmente la loro mancanza e siamo tristi. Ci sentiamo vuoti.

In classe sono rimasti pochi segni della loro presenza: qualche coperta per ripararsi dal freddo perché la prof tiene sempre la finestra aperta, il bicchiere per raccogliere i soldi della merenda ordinata via app, un pacchetto di fazzoletti. Segni di una vita che sembra lontana ma che ci ha lasciato appesi a un filo giusto l’altro giorno.

Prof.ssa Simona Scardova

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