La Pizzeria dell’impossibile: una storia di riscatto

“Finché c’è pizza c’è speranza”. L’associazione Scugnizzi nasce da un’idea di Antonio Franco con l’intenzione di reintegrare i giovani in un contesto sociale dopo una permanenza in riformatorio o una vita passata tra una casa famiglia e l’altra. Da questo proposito viene appunto il nome che calza a pennello ai membri dell’associazione: Scugnizzi.

E quale modo migliore per farlo se non tramite la produzione del cibo simbolo di Napoli? Proprio così, nel 2013, Antonio, sostenuto da Giuseppe Marotta, che si occupa della ricerca di una sistemazione lavorativa concreta per i ragazzi e fornisce materie prime, e dal Comune di Napoli che mette a disposizione i locali, inaugurò la Pizzeria dell’impossibile: qui ogni giorno decine di ragazzini dal passato burrascoso imparano a guadagnarsi da vivere onestamente e con un pizzico di gusto.

Le giornate sono scandite dalle lezioni, tenute anche da nomi noti, intervallate da chiacchiere e confidenze. Certo, non è facile accettare la fatica di un lavoro da pizzaiolo, dove lo stipendio di un mese è decisamente inferiore a quanto racimolassero con la vita di strada in un giorno, ma la loro voglia di continuare nonostante questa consapevolezza è ciò che spinge l’associazione a non arrendersi,  mostrando come, da cose semplici come acqua e farina, si possa creare un lavoro onesto e far parte della comunità.

Essendo ormai un progetto collaudato, se ne iniziano a vedere i frutti: alcuni di loro hanno lasciato il progetto per continuare  a lavorare in pizzeria come dipendenti o, nei casi più fortunati, in proprio; per tanti ragazzi, che prima pensavano di essere costretti ad un certo tipo di vita, è stata un’occasione di riscatto sociale. Daniele, per esempio, oggi lavora tra Milano e l’America del Sud come pizzaiolo di successo e ride quando dice di esser stato “salvato da una pizza”.

Per di più la Pizzeria dell’impossibile offre i suoi prodotti e servizi a clienti non paganti: non tutto ciò a cui si lavora con fatica porta ad un guadagno materiale. Si può quindi dire che questa attività sia una vera e propria risorsa per il territorio campano. L’obiettivo di questo progetto non è solo dare una seconda occasione ai ragazzi, ma anche dimostrare come, il più delle volte, le loro azioni poco legali non dipendano tanto da loro scelte coscienti, piuttosto dall’ambiente malsano in cui si sono ritrovati a crescere.

La storia degli Scugnizzi e della pizzeria dell’impossibile è una storia di seconde occasioni, una storia di riscatto e socialità.

Cleo Cantù

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