Cari tutti,
vi scrivo nella mia nuova residenza con pioggia torrenziale e 12°C di temperatura, passerò qui il mio quarto anno di scuola superiore.
Ieri pomeriggio( 25 agosto) siamo arrivati all’aeroporto di Pisa dopo aver pranzato in una trattoria tipica del posto con polpette e patatine (poiché quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei mangiato decentemente per un lungo periodo).
Appena arrivati all’aeroporto abbiamo camminato attraverso un macchinario con la duplice funzione di misurare la nostra temperatura corporea e di disinfettare esseri umani e bagagli, cartelli e manifesti ovunque che ricordavano ai passeggeri i rischi del covid-19 e delle precauzioni da prendere, maschere obbligatorie e mani sempre igienizzate.


L’aereo non era così pieno come lo è solitamente in questo periodo dell’anno.
Dopo le tipiche dimostrazioni di sicurezza delle hostess vi erano dimostrazioni aggiuntive di precauzioni da prendere per il covid: le mascherine dovevano essere indossate per tutto il viaggio e per l’uso del bagno era necessario informare la hostess.
Quindi fare la coda nelle corsie del velivolo era severamente vietato. Pochi minuti prima dell’atterraggio la hostess ha chiesto ai passeggeri di riferire allo staff qualora avessero avuto sintomi del virus (febbre, tosse, perdita dell’olfatto e gusto).
Al sistema di controllo passaporti l’agente di sicurezza ha chiesto i passaporti a me e a mia madre (entrambi abbiamo passaporti britannici) e ci ha chiesto di abbassare le mascherine per verificare l’identità e, dopo un’intensa esame dei nostri volti, ci ha detto: “So what’s the set-up here?” (“Allora qual è la vostra situazione?”). Mia madre ha risposto dopo un attimo di esitazione: “I’m his mother” (“Sono sua madre”) e poi si voltò verso di me perchè confermassi. L’agente si è scusato con noi, ma era suo dovere chiedermelo poichè i nostri cognomi erano diversi ed ero minorenne. Gli abbiamo anche mostrato un documento che abbiamo compilato non meno di due giorni prima che permette al governo inglese di rintracciarci qualora qualcuno a bordo del nostro volo dimostrasse positività al virus.

Siamo usciti dall’aeroporto deserto di Leeds per imbatterci in un tassista molto grato: Saiid. Ci ha informato della situazione a Leeds durante in nostro tragitto di mezz’ora per arrivare a casa di mia nonna: i voli all’aeroporto non erano mai più di tre al giorno (anziché i soliti 100). Ci ha anche parlato della sua precaria situazione lavorativa: le persone non viaggiano più poiché sono quasi tutti barricati in casa.
Uno schermo di plastica ci separava da Saiid e il pagamento è avvenuto tramite una piccola fessura.
Siamo giunti a destinazione covid-secure: abbiamo salutato mia nonna e mio zio con il gomito e, mentre sono stato mandato a fare una doccia (imposta), mia madre ha disinfettato i bagagli a mano nel garage.
Nel complesso è stata però una nuova esperienza.
Ci risentiamo all’inizio della scuola qui a Leeds, il 7 settembre
Cordiali saluti a tutti,
Luca
