Il mio universo, tutto ciò che ho visto e vissuto finora si può circoscrivere tra queste quattro mura.
Dalla mia postazione (più in alto rispetto al resto del mobilio) posso osservare per un tempo infinito le bianche pareti spoglie, gli utensili usurati della cucina, la finestra sporca e il vecchio tavolo di mogano scuro, mangiucchiato ai bordi dalle termiti. Non c’è altro; o, se c’è, io non l’ho mai visto.
La piccola Rosa veniva sempre a parlarmi quando il sole era alto e se ne andava quando calava il buio. Mi teneva compagnia.
Io sono una bambola. Un oggetto senza vita che esiste solo per servire; niente di più, niente di meno. Non posso provare sentimenti o sensazioni di nessun tipo. Mi muovo solo se qualcuno mi prende in mano e non posso avere una mia volontà.
Semplicemente sono agli ordini di chi mi possiede. Sono ferma. Immobile. Impassibile.
Eppure, quando la piccola Rosa stava con me sentivo qualcosa. Stavo bene. Io non posso provare sentimenti, perciò cos’era?
Non vedo più la piccola Rosa da tanto tempo e… fa male. È come se fossi vuota ed io non voglio sentirmi così.
Se provo qualcosa, come può questo “qualcosa” lasciarmi vuota? Ecco, il senso del nulla mi avvolge e mi soffoca.
La mia candida pelle perfetta non è altro che fragile porcellana ed i miei occhi freddo vetro. Non ho mai visto il mio viso.
Se cadessi, di me resterebbero solo tristi cocci taglienti sul pavimento? Non ho mai potuto esprimere il benessere ed il calore che mi abbracciavano quando la piccola Rosa era con me.
Rosa mi ha lasciata qui.
Piccola Rosa, perché mi hai abbandonata alla silenziosa prigione dei miei pensieri, alle sbarre dei miei sentimenti?
Un silenzio assordante mi avvolge.
È per questo che te ne sei andata? Perché non hai mai visto le lacrime che volevo piangere?
Io non capisco questo vuoto che ho nel petto, però sono sicura che tu puoi riempirlo.
Giada Vendemmiati