Una foto, un poeta: Mariangela Gualtieri

La sensazione che si ha leggendo le poesie di Mariangela Gualtieri è la misura del nostro possibile equilibrio tra la nostra l’anima e l’intero universo.

Le specifiche e singolari “occasioni” vitali che percepiamo si uniscono ad uno sguardo che si allarga in modo prospettico verso una dimensione che trascende l’individuo e abbraccia l’intero mondo naturale giustificando in qualche modo le piccole esperienze umane.

“Sentirsi vivi” è questo ciò che traspare dalla sua poetica e questa immagine credo che raffiguri al meglio questo suo principio: la piccola esperienza umana che si combina con l’infinità di quella dimensione trascendente che accompagna sempre l’uomo nel suo vivere. Nel vedere questa foto si ha un senso di armonia tra le due dimensioni che coesistono in uno stesso luogo e in uno stesso momento e anche la sensazione di quanto il singolo individuo sia piena espressione dell’universo.

La sua poesia, come ha riferito lei in diverse interviste, nasce dal silenzio e dove trovarlo se non in cima ad una vetta? Da quel silenzio si originano i suoi versi che si devono leggere ad alta voce, come un urlo emesso dalla piú alta cima, perché aiutano a farci intraprendere quei sentieri faticosi all’interno del nostro io e così farci intendere che siamo, insieme a quella dimensione trascendente, un unico organismo.

Il punto in cui universo e singolo si incontrano è proprio sopra un monte, sul quale il nostro respiro si mescola con il respiro vitale del cosmo e in questo modo quasi magico troviamo l’armonia, la stessa che Mariangela Gualtieri vuole trasmettere con suoi versi.

Ferrari Dalila IV A

FOTO: Marte, Saturno, Via Lattea, Giove e Valsusa dalla vetta del monte Rocciamelone,

foto di Roberto Bertero

https://www.promirrorless.it/pro-mirrorless/roberto-bertero-larmonia-delle-montagne

 

Sento il tuo disordine e lo comparo al mio 

Sento il tuo disordine

e lo comparo al mio. C’è

somiglianza. C’è lo stesso slabbro

di ferite identiche. C’è tutta la voglia

di un passo largo in una terra

sgombra che non troviamo.

Sento il tuo respiro schiacciato

lo sento somigliante

ti sento piano morire

come me che non controllo

l’accensione del sangue.

 

Anch’io cerco una libertà che mi

sbandieri, una falcata

perfetta, uno stacco d’uccello

dal suo ramo, quando si butta

improvviso e poi plana.

da “Senza polvere senza peso” (Einaudi, 2006)

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