Pandemia e insostenibilità ambientale

Secondo voi, l’uomo è in parte responsabile della drammatica pandemia che stiamo vivendo?
Gli studenti di 4E hanno provato a rispondere a questa domanda nel corso di un incontro, organizzato nell’ora di Scienze, con il dott. Giuseppe Boselli, esperto nel settore educazione di Arpae (Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia-Romagna).
Tramite l’uso di grafici, carte geografiche e immagini il nostro esperto ci ha mostrato come il degrado ambientale sia strettamente connesso allo sviluppo di epidemie e pandemie. Ad esempio, l’inquinamento atmosferico da polveri sottili potrebbe essere uno dei fattori che ha portato allo sviluppo di gravi sintomi da Covid 19, in quanto la presenza di queste sostanze è collegata ad una maggiore diffusione di malattie respiratorie e cardiovascolari che indeboliscono il nostro organismo.

Anche la continua deforestazione contribuisce alla diffusione di nuovi virus. Lo spostamento degli insediamenti urbani sempre più vicino alle foreste favorisce, infatti, il contatto tra gli animali selvatici e l’uomo. Inoltre, distruggendo gli ecosistemi l’uomo smuove i virus dai loro ospiti naturali, e di conseguenza si offre come ospite alternativo.

 

Forse dunque i pipistrelli non sono così tanto colpevoli quanto noi e le malattie e le epidemie non sono incidenti, ma conseguenze non volute di nostre azioni.
Nonostante sia ormai chiaro a tutti che l’attuale pandemia sia correlata ai cambiamenti climatici, alle deforestazioni, alle distruzioni e alle modifiche forzate degli habitat, ripensando alle nostre manifestazioni di quest’autunno, al Global Strike for Future, ci rendiamo conto che con l’arrivo del lockdown questi temi sono stati rimossi dal dibattito pubblico. Lo stress causato dall’uomo sull’ambiente è infatti ritornato ad essere percepito come un rischio poco concreto, non immediato, lontano nel tempo.
Ma allora come fare per evitare che si ripeta la situazione che stiamo vivendo? Si potrebbe procedere nel modo più scontato, ossia studiare sulla base dei dati attuali l e probabili situazioni che si verificheranno nel futuro, in modo da trovare le strategie
più efficaci per adattarsi ad esse. Oppure, si potrebbe agire diversamente e seguire l’idea del backcasting che suggerisce di immaginarsi un futuro diverso, più equo e più vivibile, per poi elaborare una serie di strategie per cercare di raggiungere i
traguardi che ci siamo prefissati.
Ed allora ecco che noi ragazzi che avvertivamo le epidemie come qualcosa di lontano da noi, da studiare sui libri di storia, noi che mai ci saremmo aspettati tutto questo, ci sentiamo chiamati in causa a riflettere sulla nostra idea di futuro.

Il nostro amico Kant ci direbbe, giustamente, di agire pensando cosa accadrebbe se ogni nostra azione fosse ripetuta dai restanti abitanti del mondo. Cerchiamo allora anche noi di agire in modo consapevole, sostenibile per evitare di continuare a
rovinare il nostro Pianeta, la nostra casa comune. “Voglio andare a vivere su Marte”, è stato affermato durante il nostro incontro. Certo, come idea non è male, ma molto probabilmente riusciremmo a distruggere anche quello, di pianeta.

la 4E con la prof. Elisa Chierici

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