L’uomo che vide l’infinito


Srinivasa Aiyangar Ramanujan fu un matematico indiano autodidatta  del primo Novecento. La sua fama proviene dalle numerose formule che trovò coinvolte nella teoria analitica dei numeri. Frequentemente queste furono enunciate senza dimostrazione e solo in seguito si rivelarono corrette. Egli, di religione induista, riteneva che fossero frutto di intuizioni evidenti e chiare nel momento di preghiera alla dea Namagiri (protettrice della sua famiglia) e per tale ragione incontrò opinioni diffidenti da parte della comunità scientifica del tempo. Nonostante ciò, egli entrò alla Trinity con l’aiuto del professore G.H.Hardy e successivamente nella Royal Society come primo membro non inglese.

Ma cosa fa di Ramanujan un uomo esemplare? Con la sua storia, così incredibile da sembrare romanzata, egli ci insegna come ognuno di noi può trovare la giusta strada e raggiungere i propri obiettivi perché lui stesso partendo da condizioni economiche umilissime e una mancata formazione scolastica riesce a fare dei suoi quaderni abbozzati e disordinati lo scopo della vita . Ramanujan è anche un uomo coraggioso che abbandona la madre e la moglie, viene ripudiato dalla comunità del paese perché la propria religione gli vietava di attraversare il mare, mentre lui decide di farlo promettendo alla famiglia un futuro migliore e un ritorno prossimo. Infine è ostinato, quando arriva al Trinity College deve lottare contro i pregiudizi inglesi ogni giorno, spesso ridicolizzato da questi che non colgono occasione di metterlo in situazioni scomode ma lotta anche contro la Tubercolosi, di cui si ammala durante la guerra e che lo porta in fin di vita alla giovanissima etá di trentatré anni.

Prendiamo esempio da un uomo così intrepido e brillante.

Matilde Tragni

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