Ecco che mi ritrovo davanti a queste semplici foto, capaci di rappresentare un popolo così diverso dal nostro, di raccontarlo attraverso dettagli in apparenza banali, ma allo stesso tempo molto significativi: questo è per Tina Modotti la fotografia, un mezzo perfetto per cogliere in flagrante la realtà, un lavoro di precisa documentazione all’interno di una società.
Mani del burattinaio, 1929
Tina Modotti nacque a Udine nel 1896. la sua fu una vita molto movimentata, piena di cambiamenti: dai numerosi viaggi che da piccola la costrinsero a lasciare il suo Paese e a emigrare in America, per far fronte alle pesanti difficoltà economiche familiari, all’instancabile e febbrile ricerca della sua libertà. Fu molte cose, durante la sua breve esistenza: attrice, ma poiché non ambiva a essere ammirata lasciò presto la recitazione; attivista, adoperandosi particolarmente in ambito politico, essendo lei stessa legata all’ala più radicale del partito comunista. Noi tuttavia la conosciamo soprattutto per le sue fotografie, veri e propri rilevatori della cultura messicana, che testimoniano l’abilità del suo sguardo nel catturare frammenti di quella che era la quotidianità di un popolo. Nelle sue foto ritroviamo spesso donne e uomini comuni, con i loro bambini o mentre lavorarono: il lavoro assume qui un ruolo molto importante, è per Tina uno sbocco alla creatività, e si coglie questa sua particolare concezione negli scatti che immortalano, per esempio, mani di contadini, di burattinai, intente a lavorare, a creare qualcosa a loro volta. Quando iniziò a cimentarsi nella politica, le foto assunsero un carattere più simbolico: decise di ritrarre composizioni di oggetti esplicativi di intrinsechi messaggi sociali, la fotografia diventa in questo modo il mezzo per dar voce ai propri ideali.
Tuttavia, a donne come Tina Modotti non si può attribuire il solo generico attributo di fotografa: la sua esistenza è stata espressione di un’idea, dell’importanza del raggiungimento di una libertà comune, partendo anzitutto dalla propria, proprio come se il burattino della prima immagine si liberasse dai fili che lo manipolano. Così è infatti Tina: non disposta a sottostare ad alcuna costrizione, o ad annullarsi nelle opinioni comuni che vedevano la donna esclusivamente per la sua bellezza, e non per la sua intelligenza o il suo talento. La seconda fotografia ritrae una giovane ragazza, ciò che però colpisce guardando lo scatto è la posizione delle sue mani, mani di una lavoratrice, logorate dalle mansioni cui probabilmente doveva dedicarvi ogni giorno che la fanno sembrare in posa, ma sappiamo che Tina prediligeva un approccio più personale, meno organizzato, e sceglieva i suoi soggetti nella spontaneità della loro quotidianità. La terza foto rappresenta una donna, ma anche in questo caso a risaltare sulla composizione è altro: lo sguardo… due occhi assorti, decisi, volti al futuro. Tina Modotti non si definiva mai un’artista, eppure nelle sue foto si ritrovano tratti della sua persona come solo un artista può depositare nelle sue opere, lasciando che questi emergano e coinvolgano lo spettatore, trasmettendogli lo stesso sguardo con cui ella catturava queste scene semplici eppure forse proprio per questo così perfette.
Margherita Buratti Zanchi 2D