“Piango perché sono diventata una schiava”. Così dice Joy, una ragazza nigeriana in una lettera ad un suo “cliente”.
Noi di 4A abbiamo intrapreso un progetto in collaborazione con il “Pozzo di Sicar”, una casa di accoglienza che fornisce aiuto alle donne straniere in difficoltà. Stiamo infatti incontrando tre esponenti dell’associazione di volontariato, le quali, mediante alcuni giochi ed attività didattiche, ci portano a riflettere sulle difficoltà che una ragazza appena arrivata in Italia si trova inevitabilmente ad affrontare. Tra queste il problema della prostituzione.
In un primo momento l’attività si è focalizzata sui pregiudizi, con una serie di domande alle quali bisognava esprimersi a favore, contro, o neutri se non sapevi in quale posizione collocarti.
La prostituzione è il mestiere più antico del mondo? La prostituzione è un bisogno degli uomini? Le ragazze che si prostituiscono dovrebbero essere cacciate dalla strada perché indecorose? Pensi che la prostituzione sia un modo per guadagnare facilmente?
La seconda parte dell’incontro ci ha invece messi alla prova con la lettura della lettera scritta da Joy. Quest’ultima infatti è meglio conosciuta come “dieci euro”, il prezzo che si fa pagare. Si sente sola, piange, si sente esposta ad ogni tipo di rischio, continuamente. La reazione di tutti noi è stata praticamente unanime: se avessimo avuto davanti questa ragazza l’avremmo abbracciata, le avremmo dato la nostra piena disponibilità e comprensione, ascolto. Le avremmo chiesto scusa, per tutto l’ostile scenario che è abituata ad affrontare.
Dinanzi a questi temi non si può fare altro che stare soli qualche minuto e riflettere sulle disuguaglianze sociali, sulla crudeltà della vita delle ragazze migranti una volta arrivate in Italia. Queste ragazze hanno bisogno di aiuto, e uno di questi è la non indifferenza, è la nostra consapevolezza. Scegliamo di stare con Joy. Con il Pozzo di Sicar. Con tutte.
Serena Citriniti