Bertolucci LIVE. IL NUOVO UMANESIMO

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Parma, 17 maggio 2019
Casa della musica
Bertolucci LIVE

L’incontro di oggi celebra i 10 anni dalla nascita del liceo Bertolucci centrando l’attenzione in particolare su Attilio Bertolucci di cui il liceo porta il nome. Nel 2008, il 1 settembre, alla nascita del Quarto Liceo Scientifico della città, ci si pose immediatamente il problema di sostituire al più presto il nome provvisorio.
La cosa che mi stupì moltissimo, allora, fu che tra i molti nomi, tutti degnissimi e importanti, che furono proposti in risposta ai criteri appositamente definiti dal consiglio di istituto, nessuno avesse indicato quello che con tutta probabilità è il più significativo e importante intellettuale parmigiano del ‘900, Attilio Bertolucci.

Da Quarto Liceo Scientifico a Liceo Attilio Bertolucci
Fui io, che con Parma c’entravo poco, a suggerire quel nome, e lo feci seguendo due suggestioni:
a) la prima suggestione ha a che fare con Pierpaolo Pasolini che, da friulano, conoscevo molto bene, sin dalle sue opere giovanili, da quel Tal cour di un frut che sentivo così mio a partire dal Conzeit (1) che narra il distacco straziante di Pierpaolo da Casarsa, dalla cui stazione, il 28 gennaio 1950, prese il treno che lo portò a Roma. Dove voi avrebbe incontrato Attilio Bertolucci.
b) La seconda suggestione è, in realtà – per la cultura italiana – un ossimoro. L’idea cioè di abbinare alla dimensione scienza la dimensione poesia. Del resto di lì a poco le nuove indicazioni nazionali per il Liceo Scientifico (a seguito del DPR 89/2010) scriveranno che il liceo scientifico è il luogo nel quale si realizza “il nesso tra la cultura scientifica e la cultura umanistica”. Due dimensioni che per decenni in Italia si sono guardate in cagnesco.
L’idea di fondo era semplice e attualissima: un liceo ha il compito di formare personalità a tutto tondo, cittadini poliedrici capaci di ancorare una profonda competenza scientifica ad una sicura dimensione umanistica.
La poliedricità della figura di Attilio Bertolucci suggerisce così strutturalmente il senso del fare educazione e formazione nel liceo scientifico oggi. E la poliedricità di Attilio Bertolucci è espressa dal suo essere poeta, docente, traduttore, critico d’arte, uomo di cultura… In estrema sintesi, un intellettuale a tutto tondo. Del resto, lo stesso liceo si è poi arricchito e completato lungo questa direzione con la nascita nel 2010 del Liceo Musicale (uno dei primi 37 licei musicali italiani) e poi, nel 2014, con l’arrivo del liceo Sportivo.

I tratti fondamentali del Liceo Bertolucci, oggi
Alcune delle caratteristiche di quello che siamo, oggi, possono essere sintetizzate attorno alle seguenti idee di fondo:
• la scuola come casa, dove si entra venendo chiamati per nome;
• nello spazio della scuola studenti e docenti interagiscono per costruire cultura intesa come capacità di rispondere alle sfide della contemporaneità e del suo velocissimo mutare;
• la scuola è l’intellettuale sociale capace di leggere i bisogni formativi della società e del contesto mondo in vive elaborando adeguate risposte formative e nuova cittadinanza glocale (2);

• non esiste scuola senza ricerca e senza innovazione e la ricerca e l’innovazione (3) sono strutturalmente connesse alla figura del docente come intellettuale. Un docente o è un intellettuale appassionato o non è un docente;
• la scuola è un nodo di una rete più ampia e complessa, entro un network che ha la finalità di favorire la formazione di competenze di cittadini attivi, critici, nonviolenti, interculturali, changemaker (4);
• la spazio in cui oggi operiamo è il mondo e l’educazione deve essere connata da processi di
internazionalizzazione, plurilinguismo. Competenze globali come le chiama l’Ocse (5).
Altre caratteristiche, frutto sempre di consapevoli scelte organizzative e pedagogico didattiche, sono contenute nel breve video che abbiamo voluto per questa occasione e che ha aperto questo nostro incontro.

“Tutto ciò che non si rigenera degenera” (E. Morin)
Tuttavia, celebrare un compleanno, e per una scuola 10 anni sono davvero pochi, non può certo ridursi ad uno sguardo, più o meno compiaciuto, al breve passato o al solo oggi. Questa è invece l’occasione per dirci quali sono le sfide che il liceo Bertolucci, e forse il sistema scuola in quanto tale, ha oggi di fronte e come possa rispondervi.
Tali sfide e le possibili risposte, possono essere sintetizzate a mio parere nella affermazione che fa da titolo a questo intervento: Il nuovo umanesimo.

Viviamo in un tempo caratterizzato da mutamenti rapidissimi che riguardano ogni aspetto, anche il più intimo e recondito, dell’esperienza umana. E’ il tempo dei big data e del capitalismo della sorveglianza (6); è il tempo delle reti(7) che sempre più unificano, sin quasi a renderli indistinguibili corpi, macchine, tecnologie (8); è il tempo delle neuroscienze, tra neuroni specchio(9), empatia e cervelli in azione(10), è il tempo della disintermediazione e della guida automatica, non solo delle auto ma forse della vita stessa; è il tempo della robotica(11) e degli algoritmi; è il tempo – anche –
della messa in discussione degli esiti della scienza(12), del suo metodo fatto di faticosa e continua ricerca(13), è il tempo in cui alcuni teorizzano la necessita di democrazie illiberali (14), è il tempo della documentalità (15), il tempo delle società liquide (16), il tempo in cui cresce la consapevolezza dei rischi connessi ad un modello di sviluppo insostenibile che mina alla radice il futuro delle giovani generazioni. E’ il tempo del CRISP e dell’editing genetico. E’ il tempo in cui la ricchezza si concentra sempre più nelle mani di pochissimi e l’economia ridisegna alla radice il senso del lavoro sin quasi a negargli un senso(17).
E’ il tempo dei saperi diffusi e sempre disponibili in rete che paiono non richiedere più fatica, allenamento, esercizio. E’ il tempo dei social che rischiano di ridurre l’interazione umana ad una conversazione tra specchi (18). E’ il tempo in cui i saperi invecchiano dalla mattina alla sera chiedendo ad ognuno di noi di fare i conti con scenari che mutano come le nuvole all’orizzonte.
E’ il tempo dell’artificiale. E’ il tempo in cui l’umano è sempre più spesso ridotto a merce e spesso a scarto(19), come dice Papa
Francesco. E’ il tempo del transumanesimo delle sfide poste dal post-umano (20). E si potrebbe continuare ancora a lungo nell’elencazione ma qui dobbiamo fermarci.

Ebbene, in questo scenario costituto da sfide affascinanti che ruolo ha e deve avere una scuola?
Che senso ha essere scuola ed essere insegnanti?
Credo che la risposta non stia tanto nella difesa di un tempo andato quanto in una nuova lettura del senso dell’umanesimo(21).
Di questo passaggio offro solo tre immagini, quasi cornici, finestre sul futuro.

Prima immagine: l’umanità a venire
“Oggi la cultura umanistica, diversamente da ciò che avveniva ancora molto tempo dopo l’avvento della società di massa, non dispone più di una giustificazione sociale garantita(22). Ma proprio per questo è necessario un ripensamento delle humanities, quello che Derrida, giocando sul doppio valore di “umanità” come genere umano e come insieme delle discipline umanistiche aveva chiamato “umanità a venire”(23).
Ecco il primo elemento della sfida, la prima finestra sul futuro: humanities significa insieme umanità, genere umano, comunità di destino con diritti inalienabili e un connesso diritti doveri di cittadinanza glocale, e ….discipline umanistiche. Il loro nesso è inscindibile e costituisce quell’insegnare a vivere di cui parla Edgar Morin(24) che mette al centro della sua proposta la
comprensione umana, sempre intersoggettiva, che chiede apertura verso l’altro, empatia, simpatia(25).

Seconda immagine: the Game
“Quel che resta da fare” è il sottotitolo dell’ultimo capitole del volume The Game di Alessandro Baricco e presenta 25 tesi sul Game. Nella 23esima scrive: “Probabilmente ci volevano ingegneri per scassinare il ‘900 e farlo esplodere, ma se l’altra intelligenza non entra al più presto nei processi di produzione del Game è difficile che il futuro ci riservi un habitat sostenibile. C’è bisogno di una cultura femminile, di sapere umanistico, di memoria non americana, di talenti cresciti nella sconfitta e di intelligenze che vengono dai margini”.
“Più di ogni altra cosa – continua nella tesi 24 – il Game ha bisogno di umanesimo, perché la sua gente ha bisogno di continuare a sentirsi umana. Ma non si tratta di ripetere riti stantii, di riesumare antichità: non è il Game che deve tornare all’umanesimo – continua Baricco – è l’umanesimo che deve colmare un ritardo e raggiungere il Game. Se le humanities resteranno fossili da contemplare la domenica nei musei la sfida sarà persa. Ma se diventeranno contemporary humanities cioè scenari del Game – chiude Baricco – ci ritroveremo a giocarli, e allora sarà tutta un’altra storia, una storia di umani, ancora una volta” (26).

Terza immagine: monasteri e abbazie – la scuola come calamita o faro?
Ultima immagine.
Da più parti, chi con nostalgia, chi con desiderio, chi vedendovi lo sfracello della fine del mondo occidentale e dei suoi valori, chi invece desiderando tale fine, assistiamo all’utilizzo della retorica dell’invasione (sia essa legata ai processi migratori, allo scambio di merci, all’intreccio di culture, alla compresenza di diverse religioni…).

Ed ecco che in questo scenario la scuola viene pensata come baluardo, luogo di resistenza, trincea, ultimo ridotto dove ancora coltivare valori che si percepiscono ormai in disuso.

Eppure, e chiudo, nessuna trincea, nessun baluardo ha mai fermato le grandi trasformazioni.
Esse vanno attraversate con coraggio affrontando le sfide che pongono e trovando risposte nuove ed inedite capaci di dare un senso alla vita degli uomini e delle donne di oggi.
La grande stagione dell’umanesimo e del rinascimento non avrebbe mai potuto dispiegare la sua enorme ricchezza culturale, sociale, scientifica senza la grande scommessa dei monasteri benedettini che nel tempo in cui molti pensavano che tutto era perduto rispetto alle altissime vette del mondo greco-romano seppero non solo e non tanto conservare le humanities quanto piuttosto rileggerle e attualizzarle mettendo il germe di quella Europa che oggi è la nostra casa. Una scuola come abbazia nei tempi delle grandi trasformazioni
E non solo una scuola come faro che illumina la notte quanto piuttosto una scuola come calamita capace di attirare con le esperienze che propone, l’empatia che sa generare, le culture che sa attraversare, le competenze, le passioni e le performance che sa coltivare, l’esercizio di diritti, cittadinanza e democrazia che sa sperimentare e garantire, la creatività che sa generare, l’innovazione(27) che sa mettere in campo.
Un nuovo umanesimo per l’umanità ventura.
Una sfida che non può che essere raccolta. E che, certo, può anche essere persa.

E mi risuonano le parole di Pier Paolo Pasolini e della sua Clausola(28) che fa il paio con il Conzeit da cui siamo partiti

“Dio mio, ma allora cos’ha

lei all’attivo?…
“Io? – [un balbettio, nefando

non ho preso l’optalidon,

mi trema la voce di ragazzo malato] –

“Io? Una disperata vitalità.”

Che il liceo Bertolucci possa trarre linfa vitale da questa disperata vitalità, che possa vivere in tempi interessanti (idea che evoca periodi di incertezza, crisi, disordini…. tempi interessanti appunto !)  May You Live In Interesting – come il titolo della 58esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale(29) di Venezia che si è aperta proprio in questi giorni.

May You Live In Interesting, Liceo Bertolucci

Aluisi Tosolini

 

clicca qui per il video dell’intero intervento

 

Note al testo

1 “Romai essi lontàns a val / Friul, essi scunussus. A par / il temp dal nustri amòur un mar/lustri e muart./ In ta la lus la
to part / a è finida, no ài scur tal sen/ par tigni la to ombrena” – Pubblicato in Tal cour di un frut, Udine, Doretti
Editore, 1953, pag. 63 (trad. : Ormai essere lontani significa / Friuli, essere sconosciuti. Sembra / il tempo del nostro
amore un mare / lucido e morto. / Nella luce la tua parte è finita, non ho buio nel seno / per trattenere la tua ombra).

2 Il riferimento non può che andare a tutto l’impegno che in questi 10 anni ha caratterizzato il Liceo come scuola
capofila della rete nazionale delle Scuole per la pace in collaborazione con il Coordinamento Nazionale Enti Locali per
la pace e i diritti umani che ha portato, tra l’altro, alla realizzazione delle Linee Guida per l’educazione alla pace e alla cittadinanza globale. (trasmesse dal MIUR a tutte le scuole italiane con nota n.4469 del 14/09/2017, cfr http://www.perlapace.it)

3 Il riferimento va al Movimento Avanguardie Educative di cui il Liceo Bertolucci è una delle 24 scuole fondatrici
assieme a Indire (2014). Si veda: http://innovazione.indire.it/avanguardieeducative/ . Il liceo è scuola polo regionale di
AE e capofila per le idee Dentro/Fuori la scuola – Service Learning e Debate.

4 Il riferimento è al programma Scuole Changemaker di Ashoka. Il Liceo Bertolucci è una delle prime 5 scuole
changemaker italiane (cfr: https://www.ashoka.org/it/programma/scuole-changemaker ). Il programma Scuole
Changemaker di Ashoka vuole guidare un movimento dal basso che porti all’emersione di un nuovo paradigma
didattico per il Paese.

5 Si veda https://www.oecd.org/pisa/pisa-2018-global-competence.htm

6 Si veda il volume di Shoshana Zuboff (The Age of Surveillance Capitalism: The Fight for a Human Future at the New Frontier of Power – 2017) che sarà pubblicato in Italiano nel settembre 2019 dall’editore Luiss University Press con il titolo “Il capitalismo della sorveglianza”.

7 Si vedano gli studi di Luciano Floridi, in particolare il volume di sintesi “La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo, Milano Cortina, 2017 e lo studio condotto per la Commissione dell’Unione Europea The Onlife Manifesto Being Human in a Hyperconnected Era, Springer 2012.

8 P.C. Rivoltella – P.C. Rossi, Il corpo e la macchina. Tecnologia, Cultura, Educazione. Brescia, Scholè ed. 2019.

9 Si veda tutta l’opera di Rizzolatti e della sua squadra ma nello specifico qui G. Rizzolatti – Sinigaglia, Specchi nel
cervello. Come comprendiamo gli altri dall’interno, Milano Cortina 2019 e V. Gallese – M. Guerra, Lo schermo
empatico. Cinema e neuroscienze, Milano Cortina 2015.

10 F. Caruana – A. Borghi, Cervello in azione, Bologna, Il Mulino 2016. Ma anche: Johann Rossi Mason, Cervello senza
limiti , Torino, Codice Edizioni, 2019.

11 Si veda R. Cingolani, L’altra specie. Otto domande su noi e loro, Bologna, Il Mulino, 2019.

12 Come introduzione alla complessità del tema si veda la posizione di Mario Masetti, docente emerito del Politecnico di Torino: https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/passare-dalla-scienza-dei-dati-a-un-vero-sapere-per-
salvare-lumanita-la-sfida-del-secolo/

13 Si vedano in particolare gli studi di Evgeny Morozov. Tra questi: L’ingenuità della rete. Il lato oscuro della libertà in internet (Torino, Codice Ed. 2018) e Ripensare la smart city, (Torino, Codice ed. 2019).

14 Per una inquadratura del tema si veda Yascha Mounk, Popolo vsdemocrazia: dalla cittadinanza alla dittatura elettorale, Milano, Feltrinelli, 2018. Di grande interesse anche la controversa ma sempre illuminante posizione di Slavoj Zizek. Si veda l’ultimo Come un ladro in pieno giorno. Il potere all’epoca della postumanità, Firenze Ponte delle
Grazie, 2019.

15 Si vedano le ricerche di Maurizio Ferraris e del Laboratorio di Ontologia dell’Università di Torino
(http://labont.it/publications/ ).

16 Si vedano le fondamentali ricerche di Zygmunt Bauman che con la sua riflessione ha segnato l’interpretazione del
passaggio dalla postmodernità all’oggi. Rilevantissima anche la sua riflessione sulle ricadute in ambito educativo del
passaggio alla società liquida.

17 Si veda la monumentale e ricchissima ricostruzione storia di D. De Masi, Il lavoro nel XXI secolo, Torino, Einaudi,
2018

18 Rimane fondamentale a riguardo di questo aspetto la ricerca di S. Turkle, La conversazione necessaria. La forza del
dialogo nell’era digitale, Torino, Einaudi, 2016

19 Si veda la breve ma densissima analisi del filosofo tedesco Byung-Chul Han, L’espulsione dell’Altro, Milano,
Nottetempo edizioni, 2017.

20 Per una introduzione si veda T. Tosolini, Per una critica teologica a transumanesimo e post-umano, Bologna, EDB,
2015.

21 Interessante notare che proprio questo fa la commissione guidata da Italo Fiorin che per il MIUR ha riletto e riaggiornato le Indicazioni Nazionali per il I Ciclo (2012) che già indicavano, in chiusura della premessa, nel Nuovo Umanesimo la via da seguire per la scuola italiana (il documento sui nuovi scenari del 2018 è reperibile al link https://www.miur.gov.it/-/indicazioni-nazionali-di-infanzia-e-primo-ciclo-piu-attenzione-alle-competenze-di-cittadinanza.

22 Si veda la fine delle grandi narrazioni in J.F. Lyotard, La condizione postmoderna, Milano, Feltrinelli, 1981 (ed.or.1979)
23 Devo questo passaggio a M. Ferraris, Mobilitazione totale, Bari, Laterza, 2015. Il riferimento a Derrida è al volume
Derrida-Rovatti, L’università senza condizione, Milano, Cortina, 2002 (ed. or. 2001).

24 Si vedano i suoi testi sull’educazione: La testa bene fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero (Milano
Cortina, 1999), I sette saperi necessari all’educazione del futuro (Milano Cortina, 2001 ), Insegnare a vivere, Manifesto
per cambiare l’educazione (Milano, Cortina 2015 )

25 Si veda al riguardo anche l’interessante riflessione di Luigina Mortari sulla Cura e sul significato della cura in ambito
educativo (L. Mortari, Filosofia della cura, Milano Cortina 2015 – e il recente La cura di sé, Milano Cortina, 2019)

26 A. Baricco, The game, Torino, Einaudi, 2018 (le citazioni sono tratte da pag. 320 a pag 324)

27 Illuminante il saggio di M. Bucchi, Per un pugno di idee. Storie di innovazioni che hanno cambiato la nostra vita, Milano, Bompiani, 2016.
28 P. P. Pasolini, Una disperata vitalità, In Poesie in forma di rosa, Le poesie, Garzanti, 1975 pag. 469

29 https://www.labiennale.org/it/news/biennale-arte-2019-may-you-live-interesting-times

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