Sul podio ancora Bebe

Dieci anni fa era stata stesa dalla meningite e ora è lei che stende gli avversari – cinesi in semifinale e ungari in finale – per aggiudicarsi un meritatissimo oro.

Beatrice Maria Adelaide Marzia Vio, detta Bebe, colpita da una forma gravissima di meningite nel 2008, perde avambracci e gambe. Nonostante i molti “no” dei medici che hanno accompagnato la sua lunga permanenza in ospedale, Bebe non si è arresa, continuando a lottare per tornare ad impugnare il suo amato fioretto, con l’aiuto di una protesi creata su misura. Dopo neanche un anno dalla sua operazione ricomincia con gli allenamenti. Tutto è diventato più difficile, ciò che prima era un’abitudine non lo è più. Mentre le bambine della sua età giocavano con le bambole, lei doveva lottare con tutta la sua forza per abituarsi alle protesi.

Adesso mi suicido. Così gridai a mio papà. Non sapevo neanche bene cosa volesse dire, ero piccola.

Ma lui mi rispose: E come fai?

Arrabbiata dissi: Sai cosa faccio? Mi butto dal letto!

E lui: Senti, se vuoi farlo, fallo bene e ti porto al secondo piano.

Io lo guardai sconvolta.

Poi mi disse: Dai smettila, la vita è una figata!

Mi lasciò sul letto e se ne andò. Cavoli, in quel momento mi si rivoltò il mondo intero: ero ancora viva, quindi meglio che iniziavo a godermela, la vita.

 

be724e74-1c10-423f-a088-59bc14010528Questa parte della storia di Bebe non è molto conosciuta. Ma è proprio da queste parole che si capisce quanto valga la famiglia nei momenti di difficoltà. In momenti come questi, esistono due tipi di reazioni: i genitori che iniziano a litigare, per poi separarsi, e quelli che mettono il proprio ego da parte, cercando di fare il più possibile e unire le proprie forze, che in questi momenti sono poche ma essenziali.

La famiglia di Bebe si è unita ancor di più e ad ogni successo della figlia si sentono vincitori anche loro: anche questa volta hanno festeggiato la vittoria della figlia che quattro giorni fa si è aggiudicata la medaglia d’oro nella gara di fioretto femminile, portando l’Italia paralimpica di scherma alla conquista della Coppa del mondo a squadre, a Tbilisi.

Se sembra impossibile, allora si può fare.

Questo è il motto di Bebe, che ora urla al mondo sorridendo, non solo per il suo secondo oro alle paralimpiadi mondiali di scherma, ma anche perché è più bello raggiungere la meta dopo innumerevoli difficoltà, salire sul podio con la consapevolezza che tutti gli sforzi e i sacrifici non sono stati inutili.

E coloro che volevano impedirle di essere felice ora fingono indifferenza, come se tutto ciò che è successo tra il loro “no” e la gloria non fosse mai esistito. Infatti Bebe, come una forza della natura, ha spazzato via tutti i cattivi pensieri, trasformando la sua debolezza in un punto di forza.

Ventuno anni e la voglia di vivere di chi ha lottato tanto per raggiungere la propria meta.f9e39409-8407-4b28-8bc2-54049a6a65bc

Bebe è un esempio da seguire, un orgoglio che pochi possono vantare. Quindi smettiamola di voler somigliare a idoli immaginari e iniziamo a pensare che forse i supereroi esistono veramente: non sono dotati di mascherina e mantello, bensì di protesi e di tanta tanta voglia di vivere. 

Naso Alessia

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