Sabato 24 febbraio 2018 i ragazzi delle classi quinte del Liceo Attilio Bertolucci presso l’aula magna dell’IPSIA hanno seguito un seminario formativo ed informativo sulle prossime elezioni politiche del 4 marzo. L’incontro è stato condotto dai docenti dell’Università di Parma, quali la prof.ssa Veronica Valenti e il prof. Emanuele Castelli, del Dipartimento di Giurisprudenza, Studi politici e Internazionali.
La prof.ssa Veronica Valenti, professoressa di Istituzioni di Diritto Pubblico presso il Dipartimento di Giurisprudenza di Parma, si è approcciata ai ragazzi con una prospettiva da giurista. Ha ampiamente spiegato cos’è un “sistema elettorale”, ovvero un insieme di formule matematiche tradotte in voti, voti che a loro volta vengono tradotti in seggi e seggi che finiscono con l’essere attribuiti al candidato eletto. Le formule elettorali ad oggi sperimentate, come spiegava la professoressa, sono di tipo maggioritario e proporzionale: nel primo caso, il seggio è vinto dal candidato che ha vinto più voti, nel secondo caso, i seggi sono ripartiti proporzionalmente ai voti ottenuti dai partiti. Ognuno di questi metodi ha dei pro e dei contro: il sistema maggioritario è troppo selettivo, dunque applicabile a nazioni come il Regno Unito in cui la società è politicamente omogenea e sono presenti solo due partiti contrapposti; il sistema proporzionale invece offre invece una fotografia di quelle che sono le svariate preferenze dei cittadini ma allo stesso tempo sacrifica la stabilità del governo facendo lavorare insieme partiti alle volte incompatibili.
Il sistema elettorale attualmente utilizzato in Italia è il Rosatellum, un sistema misto (al 36% maggioritario e 64% proporzionale) che prevede una soglia di sbarramento (al 3% per le singole liste e al 10% per le coalizioni) e che ha un’unica scheda elettorale che comprende il nome del candidato all’uninominale e il simbolo dei partiti che lo sostengono con i nomi dei candidati del listino associato.
La prof.ssa Valenti, citando l’art. 48 della nostra Costituzione (“Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è un dovere civico.”), ha inoltre ribadito l’importanza che i ragazzi devono dare al voto. Il voto infatti è personale e ci rende assolutamente eguali: il cittadino può e anzi deve scegliere liberamente, mantenendo segreta la propria scelta. A questi quattro aggettivi, personale, eguale, libero e segreto, la prof.ssa ha voluto aggiungerne in maniera simbolica un quinto, “consapevole”: la scelta che i ragazzi saranno tenuti a fare deve essere studiata e consapevole, altrimenti non sarà né libera né vera.
Il prof. Castelli, ricercatore in Scienza Politica presso l’Università di Parma, dove insegna Scienza Politica e Politica Internazionale, ha seguito la seconda parte dell’incontro approcciandosi ai ragazzi con una prospettiva più scientifica. Innanzitutto ha spiegato cos’è la “politica”, cioè un insieme di relazioni di potere che si esercitano tra gruppi sociali. I “gruppi sociali” sono presieduti da persone con interessi comuni. Quando diversi gruppi sociali entrano in conflitto tra di loro si formano i “partiti”. A tal proposito, il professore ha delineato quelle che furono le fratture sociali tradizionali della storia: potere temporale contro spirituale, unitaristi contro separatisti, industriali contro agricoltori ed infine operai contro capitalisti. Allo stesso modo, lo scontro tra sinistra operaia e destra liberale rappresenta una frattura classica da sempre presente nei libri di storia.
Ad essa si associa una nuova frattura che vede lo scontro fra chi è predisposto ad un’apertura al mondo e quindi alla globalizzazione e al cosmopolitismo e chi invece preferisce una chiusura al mondo, esaltando il nazionalismo. Sulla base delle fratture sopracitate, precisamente sinistra e destra, apertura e chiusura, il professore ha costruito uno schema rappresentativo dei partiti italiani candidati alle elezioni del 4 marzo, andando a collocarli vicino ai loro rispettivi orientamenti politici.
Nella parte finale del proprio intervento, il prof. Castelli ha spiegato ai ragazzi l’importanza e utilità del voto. Alla domanda “a cosa serve votare?” il professore ha risposto: “accountability”. Si tratta del meccanismo che sta alla base di ogni democrazia, ciò che la distingue e la rende preferibile alle non-democrazie, cioè la tutela dei cittadini rispetto al potere arbitrario di chi governa. Infatti anche assumendo esempi di governanti egoisti, la volontà di essere rieletti vincola la libertà delle loro azioni e dunque li costringe a “rendere conto” ai cittadini. Il professore citava l’esempio di un governante qualunque che in campagna elettorale aveva promesso di abbassare le tasse ottenendo il supporto della massa, ma una volta salito in carica non mantenne le sue promesse e proprio per questa ragione non venne più eletto.
I ragazzi che hanno partecipato al seminario appartengono all’annata 1999, si tratta cioè dei neo-diciottenni che presto diventeranno elettori. Per il voto politico in calendario tra sole due settimane, il capo dello Stato nel discorso di fine anno espresse “fiducia nella partecipazione dei giovani nati nel 1999 che voteranno per la prima volta”. È un parallelismo suggestivo quello che Mattarella fece nel suo discorso, ricordando i “ragazzi del ‘99” che un secolo fa vennero chiamati alle armi per la difesa del paese. I loro coetanei di cent’anni dopo, i nostri neo-diciottenni, si ritrovano tra le mani un’altra responsabilità di servizio al proprio paese, assai meno cruenta ma non per questo meno importante. Il messaggio chiaro da dare ai neo-elettori: esprimere il proprio diritto di votare non è l’esito di un dato anagrafico ma si tratta di un passaggio significativo: scegliere di votare il partito in cui la persona si riconosce maggiormente contribuisce alla realizzazione delle proprie aspettative di vita futura.
Scalia Federica, V E