“Cicciona”. “Mucca”.” Lo vedi che sei brutta quando ti guardi allo specchio?” Questi sono solo alcuni degli insulti che ha ricevuto Hannah Smith, una ragazza di Leicester, pochi giorni prima di suicidarsi. Naturalmente non si tratta di parole dette faccia a faccia, ma tramite uno schermo,utilizzando un’app pubblica e anonima, che ormai quasi tutti hanno sul cellulare: Ask.
Forse coloro che l’hanno spinta a uccidersi, non pensavano che l’ avrebbe fatto davvero. Forse non pensavano realmente nemmeno ciò che hanno scritto. Ma è tutto più facile quando si tratta solo di inviare un messaggio, senza firmarsi per di più. E Ask non è l’unico modo per farlo. Basti pensare a thiscrush su instagram, e molti altri.
C’è chi propone di rimuovere queste app per i danni che possono provocare, ma altrettanti che si oppongono, perché si tratta anche delle più utilizzate. E questo non è per forza un male. Chi, tra i ragazzi che stanno leggendo questo articolo, non ha mai mandato un messaggio anonimo ai propri amici su thiscrush per scherzare?
Ma stiamo attenti quando scriviamo ad una persona che magari non ci sta simpatica. Perché potremmo farla stare molto peggio di quanto crediamo. Noi non vediamo l’espressione di chi sta dietro lo schermo. Non possiamo vedere il dolore che potrebbe esserci anche solo dietro una frase. Pensiamoci bene. E anche se volessimo ferire davvero una persona, riflettiamo sul modo in cui lo stiamo facendo. Un insulto, da solo, è come una pallottola: è veloce e fa male a chi lo riceve.
Ma un insulto in anonimo, che tutti possono vedere, è molto peggio, è come una mazzata: colpisce e rompe molte cose. Non c’è solo il dispiacere dell’offesa, ma si aggiungono anche l’imbarazzo del fatto che tutti la vedano, e il rischio che qualcuno condivida e la ripeta. Se ne potrebbe parlare in giro. E tutto questo credo non lo meriti nessuno. A volte pensiamo anche a come vogliamo ferire una persona, se proprio vogliamo farlo. Ci sono modi più dignitosi e altri più meschini. Per me, insultare pesantemente qualcuno in anonimo è uno dei modi peggiori. E non ci sentiamo un po’ dei codardi, a non firmarci? Lo scopo di queste app è permettere a chi non vuole mettere il proprio nome di mantenere l’anonimato. E questo è positivo finchè non lo si usa non per conoscere o scherzare con gli altri, ma per ferirli. Naturalmente però questo caso è meno frequente e non sarebbe neanche giusto rinunciare a queste applicazioni che ci permettono di divertirci, o che aiutano i più timidi a farsi avanti. Dunque, sta a ognuno di noi scegliere come usarle. Se con cattiveria o per gioco. Cerchiamo però sempre, di usarle con intelligenza e sensibilità.
Camilla Barilli